Quando l'Europa venne sconvolta dagli orrori del nazifascismo, con l'avvio dei rastrellamenti contro gli ebrei a fronte di delatori e indifferenti c'è stato anche chi, a rischio della propria vita, scelse di difenderli. Nel tempo queste donne e uomini sono stati riconosciuti come 'Giusti fra le Nazioni', la più alta onorificenza civile dello Stato d’Israele, una terminologia che dalla fine del secondo conflitto mondiale indica i non ebrei che hanno agito in modo eroico e privi di interesse personale per salvare anche un solo ebreo dalla Shoah.
Da poco tra i 'Giusti fra le Nazioni' - in Italia sono circa 700 - c'è anche un'assisana: Lina Berellini, alla quale l'onorificenza è stata conferita alla memoria. La sentita cerimonia si è svolta ieri, lunedì 10 marzo presso il 'Museo della Memoria, Assisi 1943-1994' alla presenza delle autorità e della cittadinanza. A rievocare i fatti storici c'erano l’Ambasciatore di Israele in Italia Jonathan Peled, il sindaco di Assisi Valter Stoppini, la presidente Regione Umbria Stefania Proietti e il vescovo delle Diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, Domenico Sorrentino. Presenti anche i parenti dei salvati e della salvatrice.
La storia di Lina Berellini parla di umanità e altruismo. Negli anni '30 prese servizio come bambinaia a Perugia presso la famiglia ebrea dei Calef. Con le leggi razziali che vietarono agli ebrei di assumere personale non ebreo, Lina scelse comunque di rimanere con la famiglia, seguendola anche durante vari spostamenti per scampare ai tedeschi.
Fu Lina a salvare i figli dei coniugi Luciano e Liana Calef quando i genitori per dare loro maggiori chances di scampare ai rastrellamenti, se ne dovettero separare. La bambinaia li portò con sé, affittando un appartamento in un paesino toscano da una famiglia ignara della loro identità ebraica, raccontando a tutti che erano i suoi nipoti. Lina in questo modo impedì che Sergio e Fiorella venissero deportati.
La famiglia Calef si riunì poco prima della liberazione e Lina continuò a prendersi cura dei loro figli fino al 1947, anno in cui si sposò. In seguito, i contatti tra Lina e i fratelli si interruppero, per poi riprendere nel 2017 grazie alla nipote di Lina, che rintracciò Fiorella e Sergio tramite Facebook.
Sergio Calef, presente ieri, ha ricordato in una toccante testimonianza il coraggio di Lina. Una donna che si oppose alle politiche nazifasciste e, senza mai ricevere un compenso, garantì la salvezza della famiglia ebrea dei Calef.
“Lo Stato d’Israele ha assunto il supremo dovere morale di preservare anche la memoria delle persone che, in quegli anni, nel mezzo dell’ora più buia, non sono rimaste indifferenti alle ingiustizie, alla sofferenza umana e al dolore" così ha detto l'ambasciatore israeliano Jonathan Peled in occasione della cerimonia.
"Lina Berellini va a unirsi ai più di 700 Giusti fra le Nazioni italiani riconosciuti dallo Yad Vashem. Il suo nome sarà inciso per sempre sulla stele d’onore nel Giardino dei Giusti, presso lo Yad Vashem, a Gerusalemme, in Israele”.
La governatrice Proietti ha accolto con profonda commozione il riconoscimento assegnato alla memoria di Lina Berellini "non era un’eroina in apparenza, ma nei gesti - così l'ha definita, che - ha scelto la solidarietà, la giustizia, la pace, senza esitazioni, salvando i fratelli Calef dalla deportazione. La sua storia ci ricorda che ognuno di noi può essere un faro di speranza e che l’indifferenza non può mai essere una scelta".