16 Feb, 2025 - 12:07

L’esclusione di Gubbio dalle celebrazioni francescane: un oltraggio alla Storia

L’esclusione di Gubbio dalle celebrazioni francescane: un oltraggio alla Storia

L’esclusione di Gubbio dal comitato per le celebrazioni dell’ottavo centenario francescano è l’ennesima dimostrazione della miopia politica e culturale che da troppo tempo condiziona le scelte strategiche in Umbria. La vicenda, come raccontata oggi dal collega Massimo Boccucci su Vivo Gubbio, non è solo una questione amministrativa, ma una ferita alla verità storica e spirituale.

San Francesco non trovò rifugio a Perugia, a Spoleto o sul lago Trasimeno. San Francesco trovò rifugio a Gubbio. Fu qui che, costretto all’esilio dopo essersi spogliato davanti al vescovo e ai cittadini di Assisi, trovò accoglienza presso la famiglia Spadalonga. E fu qui, non ad Assisi, che iniziò la sua vita di Povertà. Ignorare questo passaggio significa stravolgere le radici stesse del francescanesimo.

L'esclusione di Gubbio è operazione politica mascherata da decisione amministrativa

Secondo quanto riportato dal collega Boccucci, l’esclusione di Gubbio è frutto di un’operazione politica mascherata da decisione amministrativa. La presidente della Regione Umbria Stefania Proietti, ex sindaco di Assisi, ha liquidato la questione affermando che tutta l’Umbria ha un’impronta francescana e che, pertanto, Gubbio è “uguale” a Terni, Montefalco o Stroncone. Un'affermazione assurda, perché se è vero che Francesco ha attraversato molti luoghi, è altrettanto vero che solo in Gubbio avvenne la sua trasformazione spirituale.

L’"assisicentrismo", come lo definisce Boccucci, è una realtà evidente: Assisi gode di privilegi economici e turistici legati al Santo, mentre Gubbio viene dimenticata o, peggio, marginalizzata. Eppure, senza Gubbio non esisterebbe il francescanesimo così come lo conosciamo.

L’episodio della spoliazione di Francesco davanti al Vescovo di Assisi è noto a tutti. Ma cosa accadrebbe oggi a chi compisse lo stesso gesto? Probabilmente, verrebbe etichettato come folle, rischierebbe una denuncia per atti osceni e finirebbe sui giornali con titoli scandalistici. Questo dimostra che la nostra società è rimasta ipocrita, incapace di comprendere la vera rivoluzione francescana.

A Gubbio Francesco vestì il saio della povertà e trovò la forza di non tornare indietro

Francesco non scandalizzò Assisi solo per il gesto eclatante di spogliarsi, ma per aver rifiutato le convenzioni sociali e il potere economico. È per questo che fu costretto a lasciare la sua città. E fu per questo che trovò rifugio a Gubbio, dove le sue idee vennero accolte. È qui che, per la prima volta, vestì il saio povero. È qui che, forse, trovò la forza di non tornare indietro.

Un altro tema fondamentale è quello della vera identità dell’Umbria. La regione attuale, così come è stata tracciata sui confini amministrativi, non è la vera Umbria. I territori oltre il Tevere appartenevano alla civiltà etrusca e non all’originaria terra umbra. Gubbio, con la sua storia antichissima testimoniata dalle Tavole Eugubine, riecheggiate dalla Festa dei Ceri, è l’ultima vera città umbra rimasta intatta nella sua identità.

Paragonare Gubbio a città che non hanno avuto alcun ruolo centrale nella vita di San Francesco è un insulto alla storia. Gubbio non è un luogo di passaggio, ma il luogo in cui il Santo divenne ciò che oggi veneriamo.

Gubbio è sempre stata marginalizzata e considerata come un mero bacino di voti

La marginalizzazione di Gubbio non è un caso isolato. Il collega ricorda come la Regione Umbria abbia sempre trattato la città come un bacino di voti, senza mai restituire nulla in termini di investimenti e valorizzazione culturale. Il riferimento alla fiction Don Matteo, sottratta a Gubbio per essere portata a Spoleto nel 2014, è solo uno degli esempi di scelte che hanno penalizzato il territorio.

Oggi, con le celebrazioni francescane, si ripete lo stesso schema. La città viene esclusa nonostante il suo ruolo centrale nella vita del Santo. Il sindaco Vittorio Fiorucci, pur cercando encomiabilmente di mantenere aperto un dialogo, si trova a gestire una situazione già compromessa dalla totale inerzia del passato.

Non è la prima volta che si parla di un possibile passaggio di Gubbio alle Marche. Storicamente, i legami con il Montefeltro sono sempre stati fortissimi. In un’ipotetica riorganizzazione territoriale, Gubbio potrebbe trovarsi più valorizzata all’interno di una regione che ha sempre mostrato maggiore attenzione alla sua storia e alla sua cultura.

Il francescanesimo non deve essere un brand ma un messaggio di povertà, umiltà, accoglienza

L’Umbria, al contrario, sembra aver dimenticato Gubbio, trattandola come un periferia secondaria, mentre Assisi continua a raccogliere fondi, investimenti e riconoscimenti legati al francescanesimo.

L’errore più grande della politica odierna è trattare il francescanesimo come un marchio commerciale, un vero e proprio "brand". Assisi ha trasformato San Francesco in una “cartolina”, un’icona turistica da vendere ai pellegrini e ai visitatori stranieri.

Ma il vero spirito francescano non è nelle chiese monumentali o nei circuiti turistici, bensì nell’essenza del messaggio di Francesco: povertà, umiltà, accoglienza. Tutto questo è nato a Gubbio.

Escludere Gubbio dalle celebrazioni dell’ottavo centenario non è solo una scelta politica miope, ma un atto di falsificazione storica. Il tempo, però, darà ragione alla verità. E la verità è che senza Gubbio non ci sarebbe stato Francesco, e senza Francesco non ci sarebbe stato il francescanesimo.

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Mario Farneti
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