Non cerca indulgenza né applausi: Laura Chiatti sceglie di condividere con i suoi follower un pezzo complesso della propria storia, l’ADHD, insieme a dislessia e disgrafia. Una rivelazione maturata nel tempo – la diagnosi è arrivata due anni fa – e messa nero su bianco sui social per raggiungere chi vive la stessa fatica quotidiana. Il messaggio è netto: nominare ciò che pesa è un atto di responsabilità verso sé stessi e, per estensione, verso una comunità che spesso si sente ai margini del ritmo imposto dalla performance.
L'attrice umbra Laura Chiatti premette di non amare i riflettori sulla vita privata, ma questa volta sente "il bisogno, quasi il dovere" di aprire uno spiraglio. Non per alimentare il vortice dei like, bensì per restituire i contorni reali di una condizione che non si vede ma incide: il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, in comorbidità con dislessia e disgrafia. La decisione di parlare della sua diagnosi di ADHD e di cosa vuol dire convivere con questo disturbo nasce dopo le domande ricevute in seguito a una sua storia di Instagram, segno che attorno a questi temi esiste un bisogno di parole semplici e precise, capaci di mettere ordine tra vissuto personale e percezione pubblica.
Fin da bambina, racconta, intuiva che qualcosa funzionasse in modo diverso. La conferma è arrivata solo di recente e non ha chiuso il cerchio ma ha dato un nome a un’esperienza che prosegue ogni giorno. "Perché convivere con l’ADHD , insieme a dislessia e disgrafia, non è solo questione di attenzione o concentrazione, ma è un continuo dialogo con se stessi, tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che si riesce a fare", scrive nel suo post.
In mezzo scorrono routine, obiettivi, aspettative: tutte cose che la società misura con precisione, mentre la mente corre, devia, si stanca. Dare un nome a tutto questo significa prendersi cura del proprio passo, non inseguire quello degli altri.
Chiatti mette in guardia contro la leggerezza con cui, a volte, si usa la parola ADHD. "Spesso sembra diventato un trend, un’etichetta leggera da indossare" - spiega - "ma nella realtà è un peso invisibile: la mente che corre, la fatica di seguire un discorso, le parole che si confondono, il focus che scivola via".
Ridurla a moda è un errore che cancella la concretezza di certe giornate. È stancante, e la stanchezza accumulata non è un dettaglio. Eppure dentro quella fatica restano appigli preziosi: la creatività, la forza, una sensibilità che non si spegne. Laura Chiatti non cerca scorciatoie, al contrario il suo è un racconto in cui coesistono difficoltà e risorse, senza escludersi a vicenda.
Il post ha un destinatario preciso: chi vive una sensazione di asincronia rispetto al mondo. L’attrice umbra non si propone come modello, ma come voce che risuona con altre. "Non siamo sbagliati", scrive, rivendicando la dignità di quelle “intermittenze” che ci compongono e, talvolta, rivelano la parte più autentica di noi. È una chiusa che ribalta lo stigma e apre spazio alla consapevolezza: la melodia non è unica né perfetta, è personale. Condividerla non significa esibire la fragilità, ma darle senso.
In un ecosistema dominato dalla vetrina, la scelta di un volto noto e amato di spostare il focus dall’immagine alla sostanza dà profondità al dibattito sull’ADHD. Le parole di Laura Chiatti – dalla diagnosi avvenuta due anni fa alla descrizione della fatica quotidiana – offrono parole chiave chiare e rispettose che aiutano chi cerca informazioni a trovare un racconto aderente alla realtà. Un tassello in più verso una narrazione meno stereotipata, dove anche le intermittenze diventano segno di presenza, non di mancanza.