Un viaggio che doveva concludersi nel tardo pomeriggio si è trasformato in una lunga notte di disagi, paura e incertezza per centinaia di passeggeri. È quanto accaduto lo scorso 8 dicembre a bordo dell’Intercity 540, partito da Roma Termini e diretto a Jesi, rimasto fermo per ore lungo la linea ferroviaria tra Fossato di Vico e Fabriano.
A denunciare l’episodio è l’Adoc, Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori della Uil, dopo aver raccolto numerose segnalazioni da parte dei viaggiatori coinvolti. Secondo le testimonianze, il treno avrebbe urtato un animale, subendo un guasto che ha causato l’arresto del convoglio in una zona isolata, lontana da stazioni e centri abitati.
Il convoglio sarebbe rimasto bloccato per circa quattro ore, senza che ai passeggeri venisse fornita un’assistenza adeguata. «Ci siamo trovati completamente abbandonati», raccontano alcuni viaggiatori, tra cui anziani, famiglie e minori.
Durante l’attesa, le condizioni a bordo sarebbero progressivamente peggiorate. Le carrozze sono rimaste senza elettricità, con conseguente spegnimento dell’illuminazione e del riscaldamento. Le temperature rigide tipiche della zona appenninica, in una serata di dicembre, hanno reso la permanenza sul treno sempre più difficile.
A complicare ulteriormente la situazione, l’assenza di segnale telefonico ha impedito a molti passeggeri di comunicare con l’esterno, mentre l’impossibilità di ricaricare i cellulari ha aumentato il senso di isolamento e preoccupazione.

Con il passare delle ore sono emerse altre criticità. Secondo quanto riferito all’Adoc, a bordo sarebbe mancata una distribuzione adeguata di acqua e generi di conforto, lasciando i passeggeri senza alcun supporto essenziale.
I servizi igienici, inizialmente funzionanti, sarebbero diventati progressivamente inutilizzabili, aggravando ulteriormente una situazione già critica. «Non sapevamo cosa stesse accadendo, né quanto avremmo dovuto aspettare», riferiscono i testimoni, sottolineando la totale assenza di informazioni chiare sull’evolversi dell’emergenza.
Solo dopo circa quattro ore di immobilità, il treno è stato trainato fino alla stazione di Fabriano. Ma anche qui l’odissea non si è conclusa. I passeggeri hanno dovuto attendere un’ulteriore ora e mezza per la sostituzione del convoglio, prima di poter riprendere il viaggio.
Il risultato è stato un ritardo complessivo di oltre sei ore. L’arrivo a Jesi, previsto inizialmente alle 18:23, è avvenuto soltanto alle 00:40 del giorno successivo, con un impatto pesante su persone che rientravano per lavoro, per motivi familiari o dopo una giornata festiva.
L’Adoc parla senza mezzi termini di una gestione inaccettabile dell’emergenza. «Riteniamo che quanto accaduto rappresenti un grave fallimento dei protocolli di sicurezza e assistenza ai viaggiatori», afferma l’associazione in una nota ufficiale.
Secondo l’Adoc, «i passeggeri non possono essere lasciati soli, senza informazioni né supporto, in circostanze di evidente rischio». Un episodio che solleva interrogativi sulla capacità di risposta delle strutture ferroviarie in caso di imprevisti, soprattutto su tratte che attraversano aree montane e isolate.

L’episodio dell’Intercity 540 riaccende il dibattito sulla tutela dei diritti dei passeggeri, sulla trasparenza delle comunicazioni e sull’effettiva applicazione dei piani di emergenza in ambito ferroviario.
In presenza di minori, anziani e persone fragili, la mancanza di assistenza e informazioni non è solo un disagio, ma diventa un problema di sicurezza. L’Adoc chiede ora chiarimenti e interventi concreti affinché situazioni simili non si ripetano.
Il viaggio dell’8 dicembre resta così il simbolo di una criticità sistemica, che va oltre il singolo incidente e chiama in causa l’organizzazione complessiva del servizio ferroviario e la capacità di garantire dignità, sicurezza e rispetto a chi viaggia.