Un brusco stridore di metallo, un grido soffocato dal rombo delle macchine. È l’attimo, terribile e irrevocabile, in cui la normalità di un turno di lavoro si è frantumata per un operaio di 45 anni, colpito da un grave infortunio che gli ha quasi reciso il polso sinistro. Il pronto intervento del 118, l’elisoccorso e poi la corsa contro il tempo verso il Santa Maria di Terni, dove il Centro di Riferimento Regionale per la Chirurgia della Mano e Microchirurgia ha messo in campo la sua eccellenza. Un’équipe guidata dal chirurgo della mano ha affrontato una sfida complessa: ricucire tendini, riparare tessuti e un osso frantumato, restituendo funzione e speranza a quella mano devastata da un taglio profondo. Un intervento di oltre tre ore, coronato dal successo e dalla dimissione dell’uomo, ora in via di guarigione.

Tutto è accaduto nei giorni scorsi in un’azienda della zona. L’uomo, un operaio di 45 anni, stava lavorando su un macchinario quando l’imprevisto, fulmineo e violento, si è materializzato. La lama ha centrato in pieno il polso sinistro, provocando una ferita da taglio di gravità estrema. L’azione immediata dei sanitari del 118, giunti sul posto, è stata cruciale per stabilizzare l’infortunato e gestire l’emergenza iniziale. Data la complessità e l’entità delle lesioni, il coordinamento con la centrale operativa ha disposto il trasferimento in elisoccorso direttamente all’ospedale Santa Maria di Terni. La scelta non è stata casuale: Terni ospita, all’interno del suo presidio, una delle strutture di eccellenza in Italia per questo tipo di traumi.
Una volta atterrato, l’operaio è stato condotto senza perdere un minuto nel Pronto Soccorso. Qui l’attesa era già finita. Ad accoglierlo c’era il chirurgo della mano di turno, che dopo un esame accurato non ha avuto dubbi. “La lesione era seria, con multiple sezioni tendinee e una frattura scomposta del polso”, è la ricostruzione che emerge dall’ospedale. “Non c’era alternativa a un intervento in urgenza. Ogni ritardo avrebbe potuto compromettere irrimediabilmente la funzione della mano”.
In sala operatoria si è consumata una delicatissima operazione di microchirurgia. Per oltre tre ore i chirurghi hanno lavorato meticolosamente per riparare i danni. Tendini recisi sono stati suturati, la frattura scomposta è stata ridotta e stabilizzata, i tessuti molli lacerati sono stati ricostruiti. Un puzzle anatomico da ricomporre con precisione millimetrica, dove ogni singolo punto rappresentava un tassello verso il recupero. L’intervento, definito “complessissimo” dalle stesse fonti ospedaliere, è andato a buon fine. L’integrità strutturale e vascolare del polso è stata ripristinata.

Dopo l’operazione, l’operaio è stato tenuto in osservazione per tre giorni, un periodo in cui le sue condizioni sono andate progressivamente migliorando. Le medicazioni, i controlli e la terapia antidolorifica hanno accompagnato la prima fase post-operatoria, fino alla dimissione con un prognosi riservata ma che lascia ben sperare per il lungo percorso di riabilitazione che lo attende.
Questa storia, a lieto fine grazie all’alta specializzazione del team, getta una luce cruda sulla sicurezza sul lavoro, ma al contempo illumina un’eccellenza del territorio. La Struttura Complessa di Chirurgia della Mano e Microchirurgia del Santa Maria, con i suoi oltre 1.100 interventi l’anno e più del 20% di pazienti che arrivano da fuori regione, si conferma un polo di attrazione e un baluardo per la traumatologia grave. Un reparto su cui la Direzione Aziendale sta investendo, avendo recentemente potenziato sia gli spazi operatori che la dotazione strumentale, per innalzare ulteriormente gli standard di un servizio che, in casi come questo, fa la differenza tra la menomazione e una seconda possibilità.