Una tragedia immane ha scosso l’Umbria nella giornata di ieri. Sulla E45, nei pressi di Resina Nord, un incidente ha spezzato la vita di una bambina di appena otto anni, lasciando sgomenti non solo i familiari ma l’intera comunità locale. Un tir, condotto da un uomo di 49 anni originario di Città di Castello, ha travolto prima un furgone dell’Anas e poi un camper fermo a bordo strada, dove si trovava la piccola insieme ai genitori e al fratello.
Secondo quanto ricostruito dalla polizia stradale, la famiglia era rientrata da pochi giorni da un viaggio in Tunisia, dai parenti del padre della bambina. Al momento dell’incidente, l’uomo aveva accostato il camper per un guasto e aveva chiamato i soccorsi. Sul posto erano arrivati gli operatori dell’Anas che, come da protocollo, avevano delimitato l’area con coni e bandierine segnaletiche. Verso mezzogiorno, il tir blu guidato dal 49enne non ha rallentato in tempo, colpendo in pieno il furgone e finendo contro il camper.
La violenza dello schianto è stata devastante. La bambina è morta sul colpo, mentre i genitori e il fratellino hanno riportato ferite di diversa entità. Il padre ha subito gravi lesioni alle gambe ma non è in pericolo di vita. Sul luogo sono immediatamente intervenuti i sanitari del 118 e gli agenti della Polstrada, che hanno constatato la gravità della situazione.
Il camionista, una volta ascoltato dagli inquirenti, ha dichiarato di non ricordare nulla dell’incidente né dei minuti precedenti. È risultato negativo all’alcol test, ma si attendono gli esiti degli esami tossicologici per escludere l’assunzione di sostanze stupefacenti. La procura di Perugia ha aperto un fascicolo per omicidio stradale: l’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati e il suo cellulare, insieme al mezzo, è stato sequestrato per ulteriori accertamenti.
La notizia ha destato profonda commozione. Il sindaco di Argenta, comune di origine della famiglia della piccola, ha disposto un minuto di silenzio in tutte le scuole comunali per ricordare la bambina.
Il caso della E45 riporta al centro del dibattito pubblico il tema dell’omicidio stradale, reato introdotto nell’ordinamento italiano con la legge n. 41 del 23 marzo 2016. Si tratta di una fattispecie autonoma di reato, nata dall’esigenza di rafforzare la tutela penale nei confronti delle vittime della strada e di punire con maggiore severità chi provoca incidenti mortali.
L’articolo 589-bis del Codice penale stabilisce che chiunque cagioni la morte di una persona violando le norme del Codice della Strada è punito con la reclusione da due a sette anni. Tuttavia, la pena aumenta sensibilmente in presenza di aggravanti specifiche. Ad esempio, se il conducente si trova in stato di ebbrezza alcolica grave (con tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l) o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, la reclusione prevista va da otto a dodici anni. Una fascia intermedia di pena, da cinque a dieci anni, riguarda invece i casi di guida con tasso alcolemico compreso tra 0,8 e 1,5 g/l o di gravi infrazioni come l’eccesso di velocità in centri abitati, la guida contromano, il sorpasso azzardato o il passaggio con semaforo rosso.
La legge prevede inoltre pene accessorie, come la revoca della patente, che può arrivare fino a quindici anni nei casi più gravi. In circostanze eccezionali, ad esempio in caso di recidiva, la revoca può essere addirittura a vita. Importante sottolineare anche che, in caso di incidente con più vittime, le pene possono sommarsi, aumentando così il rischio di condanne molto pesanti.
Non va dimenticato che la legge contempla anche la fattispecie di lesioni personali stradali, disciplinata dall’articolo 590-bis del Codice penale, che punisce con pene severe chi provoca lesioni gravi o gravissime a seguito di violazioni delle norme sulla circolazione. Nel caso della E45, il camionista è stato indagato per omicidio stradale: spetterà ora agli inquirenti accertare le responsabilità, stabilire se vi siano state condotte imprudenti o distrazioni alla guida e valutare l’eventuale presenza di aggravanti.