30 Sep, 2025 - 15:30

L’impatto dell’intelligenza artificiale è ancora limitato nelle imprese dell’Umbria

L’impatto dell’intelligenza artificiale è ancora limitato nelle imprese dell’Umbria

Non decolla l’adozione dell’intelligenza artificiale tra le imprese umbre. È il dato più evidente che emerge dall’indagine del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Perugia, presentata a Perugia durante l’evento “Intelligenza artificiale - Storie, dati e prospettive per le imprese umbre”, organizzato da Confcommercio Umbria. Lo studio fotografa un sistema produttivo fatto soprattutto di micro e piccole aziende che, nella larga maggioranza, restano ancora alla finestra di fronte alla rivoluzione digitale, con un rischio concreto: perdere terreno in termini di produttività e competitività rispetto ai concorrenti di altre regioni e Paesi.

Perché l’Umbria è indietro sull’intelligenza artificiale

La ricerca, realizzata con il supporto di Confcommercio Umbria, Cna Umbria e Sviluppumbria, ha coinvolto dieci imprese appartenenti a settori diversi, con un focus su commercio, turismo e servizi. Ciò che emerge è un quadro fatto di grande interesse e consapevolezza teorica delle potenzialità dell’AI, ma di scarsità di applicazioni concrete.

Le aziende intervistate, in larga parte, utilizzano strumenti di intelligenza artificiale solo in maniera marginale: qualche funzione automatizzata nei software gestionali o nelle piattaforme di marketing digitale. Si tratta - hanno sottolineato gli esperti - di primi passi che non bastano ad affrontare una trasformazione di sistema. Il rischio, per un tessuto economico fragile come quello umbro, è duplice: rimanere indietro sull’innovazione e vedere aggravarsi una debolezza storica del territorio, quella della bassa crescita della produttività.

Non prendere in attenta considerazione l’introduzione dell’AI significa perdere competitività, con conseguenze dirette sulla sopravvivenza stessa delle imprese”, ha ammonito Roberto Palazzettidelegato Confcommercio Umbria per l’Innovazione e presidente di Innovazione Terziario, che ha moderato i lavori. “Si tratta di una sfida culturale e formativa”.

Il nodo non è soltanto economico. Senza conoscenza diffusa e senza competenze adeguate, hanno ribadito gli esperti, l’AI rischia di rimanere per le imprese umbre un concetto astratto, percepito come lontano e complesso.

Le potenzialità in gioco: produttività e competitività

Paradossalmente, proprio l’intelligenza artificiale appare agli occhi degli imprenditori come la chiave per superare i limiti che rallentano la crescita regionale. Secondo l’indagine, le aziende riconoscono nell’AI uno strumento in grado di incidere immediatamente su processi produttivi e strategie commerciali.

Le aree principali di applicazione individuate sono quattro:

  • Gestione dei dati: sistemi predittivi per supportare le decisioni, riducendo margini di errore e sprechi.

  • Customer service: chatbot e assistenti virtuali capaci di velocizzare risposte e migliorare la relazione con i clienti.

  • Produzione e logistica: manutenzione predittiva e ottimizzazione dei flussi di lavoro.

  • Turismo e commercio: personalizzazione di offerte e pacchetti pensati su misura per i clienti.

Tra i vantaggi immediati indicati vi sono la riduzione dei tempi di lavorazione, il miglioramento della qualità dei servizi, l’ottimizzazione delle strategie di vendita e la possibilità di testare nuovi modelli di interazione con la clientela, dagli avatar digitali alle interfacce più evolute.

La sfida è fare dell’Umbria la regione più digitale d’Italia”, ha sottolineato Tommaso Borivicepresidente della Regione e assessore all’Agenda digitale, intervenuto all’incontro. “Abbiamo una popolazione che in parte vede ancora nel digitale un ostacolo: noi dobbiamo abbattere questo ostacolo. L’intelligenza artificiale è una grande sfida dalla quale nessuno può chiamarsi fuori”.

Commercio, turismo e servizi tra i comparti più coinvolti

Lo studio ha approfondito in particolare i possibili impatti sul terziario. In comunicazione e digital marketing, ad esempio, l’AI consente la gestione automatica dei contenuti e un’analisi più puntuale dei dati, con vantaggi sulla pianificazione economica. Nella grande distribuzione, invece, i benefici riguardano la riduzione degli sprechi e la definizione dinamica dei prezzi, oltre all’ottimizzazione dei turni del personale.

Sul fronte della ristorazione, i margini di innovazione vanno dalla capacità di generare contenuti digitali per campagne mirate fino al monitoraggio degli eventi locali per costruire strategie commerciali personalizzate. Negli alberghi, due applicazioni sono già considerate prioritarie: la gestione intelligente delle scorte di magazzino per la ristorazione e l’uso di dashboard data-driven che consentano ai manager di avere sotto controllo indicatori e tendenze per decisioni più rapide.

In chiusura del convegno, due aziende IT, Sapienta e MA Solution, hanno presentato casi concreti di applicazione. Dall’hotellerie ai preventivatori intelligenti, fino a robot umanoidi e avatar capaci di interagire con i clienti: progetti che mostrano, al di là delle resistenze, la concretezza delle opportunità già oggi disponibili per le imprese umbre.

Umbria e Italia a confronto: un divario da colmare

Secondo i dati nazionali forniti dall’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il mercato dell’AI in Italia nel 2023 è cresciuto del 52%, raggiungendo i 760 milioni di euro. Sei grandi imprese italiane su dieci hanno già avviato sperimentazioni, e due su tre hanno discusso internamente delle applicazioni dell’AI generativa.

L’Umbria, in questo scenario, resta però un passo indietro. Con un tessuto produttivo fatto per oltre il 90% di piccole realtà, il gap riguarda non soltanto gli investimenti, ma soprattutto la formazioneSenza percorsi mirati di aggiornamento e senza un ponte stabile tra Università, associazioni di categoria e imprese, il rischio è che le potenzialità restino inespresse.

L’innovazione è una sfida che va sostenuta anche con risorse finanziarie adeguate”, ha osservato Mauro Marini, in rappresentanza di Sviluppumbria, sottolineando la disponibilità dell’agenzia a fare la sua parte.

La strada davanti: formazione, ecosistema, investimenti

Il convegno di Confcommercio Umbria ha tracciato una direzione chiara. Non basta parlare di tecnologie: occorre accompagnare le aziende umbre in un percorso di crescita culturale e manageriale. L’intelligenza artificiale può essere la leva per rilanciare produttività e competitività, ma perché diventi una realtà diffusa occorre un impegno corale.

Accademia, istituzioni e associazioni di categoria sono chiamate a lavorare insieme per offrire strumenti concreti di conoscenzapercorsi formativi e occasioni di sperimentazione. Solo così l’Umbria potrà colmare il ritardo accumulato ed evitare quel rischio, paventato dagli stessi imprenditori, di isolamento tecnologico.

Il potenziale è enorme. Spetta ora alle imprese umbre decidere se rimanere spettatrici del cambiamento o giocare da protagoniste la partita dell’innovazione.

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Federico Zacaglioni
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