13 Dec, 2025 - 18:00

Il gelato artigianale italiano festeggia anche negli Stati Uniti il riconoscimento Unesco della cucina italiana

Il gelato artigianale italiano festeggia anche negli Stati Uniti il riconoscimento Unesco della cucina italiana

Dall’Umbria agli Stati Uniti, il gelato come patrimonio culturale

 

Abbiamo festeggiato anche dall’altra parte dell’oceano”. Con queste parole Patrizia Pasqualetti, maestra gelatiera umbra e imprenditrice affermata negli Stati Uniti, commenta il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. Una notizia accolta con entusiasmo anche oltreoceano, dove il gelato artigianale italiano rappresenta uno dei simboli più riconoscibili e amati del Made in Italy gastronomico.

Pasqualetti parla dagli Stati Uniti, dove guida un vero e proprio micro-impero del gelato artigianale: cinque negozi dislocati tra New York (due sedi), Los Angeles, Boston e la Silicon Valley. Da qui racconta all’agenzia ANSA la soddisfazione di una categoria che, troppo spesso, si è sentita marginale rispetto alla grande narrazione della cucina italiana.

“Anche il gelato è cucina, anche noi siamo ambasciatori”

Il punto centrale del suo intervento è chiaro e rivendicato con forza: “Il gelato entra di diritto nella cucina italiana, perché ne è parte integrante, storica, identitaria”. Un’affermazione che va oltre l’orgoglio professionale e diventa una presa di posizione culturale.

“Quando l’ho saputo – racconta Pasqualetti – ho detto immediatamente: anche il gelato è cucina, anche noi gelatieri siamo ambasciatori del piacere italiano nel mondo. Non dobbiamo sentirci figli di un dio minore”. Parole che sintetizzano una battaglia simbolica combattuta da anni da molti artigiani del freddo, spesso relegati a un ruolo secondario rispetto alla ristorazione tradizionale.

Per Pasqualetti, il riconoscimento Unesco non riguarda solo i piatti iconici o le grandi tradizioni regionali, ma anche quell’universo di saperi artigianali che contribuiscono a definire l’identità gastronomica italiana nel mondo.

Educare al gusto: il gelato come esperienza sensoriale

Negli Stati Uniti, la maestra gelatiera umbra ha intrapreso da tempo un percorso che va oltre la semplice produzione e vendita. Da mesi, infatti, porta avanti un’intensa attività di divulgazione culturale sul valore del gelato artigianale, organizzando vere e proprie classi sensoriali dedicate al gusto.

“Lavoriamo su gusto, olfatto, qualità delle materie prime e fedeltà dei colori”, spiega. Un approccio che richiama quello della cultura enologica o casearia: “È lo stesso tipo di viaggio nel gusto che si fa con il vino, con il formaggio, con la grande cucina”.

Le sue classi non insegnano a produrre il gelato, ma a comprenderlo: “I corsisti non imparano a fare il gelato, ma a capirlo, a riconoscerlo, a degustarlo. Un passaggio chiave, che trasforma il gelato da semplice dessert a esperienza culturale consapevole, in grado di educare il consumatore americano a distinguere tra prodotto artigianale e industriale.

Tradizione e innovazione: il panettone ripieno di gelato

Tra le creazioni più richieste nei suoi locali in questo periodo natalizio spicca una specialità che unisce memoria familiare e creatività contemporanea: il panettone di Natale ripieno di gelato.

“È una specialità che racconta perfettamente cosa siamo: tradizione, innovazione, artigianalità, piacere”, sottolinea Pasqualetti. Non si tratta di una trovata commerciale, ma di un gesto carico di significato personale: “È un dolce che realizzava mio papà Giuseppe”, ricorda con emozione.

Il successo di questo prodotto negli Stati Uniti dimostra come la cucina italiana, anche nelle sue espressioni meno convenzionali, sappia parlare a pubblici diversi senza perdere autenticità. “È un dolce che emoziona gli americani e che rende grande la cucina italiana anche qui”, aggiunge.

Il gelato, un patrimonio rimasto troppo a lungo in ombra

Pasqualetti è oggi considerata una sorta di portavoce informale della categoria dei gelatieri artigianali italiani all’estero. La sua voce si inserisce in un dibattito più ampio sul riconoscimento culturale di un settore che, a suo avviso, non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita.

“Il gelato è sempre rimasto un po’ in penombra, pur essendo parte integrante della nostra storia gastronomica”, afferma. Eppure, sottolinea, il gelato possiede una caratteristica unica: coinvolge tutti i sensi.

“Il gelato copre gusto, olfatto, vista, consistenza, arriva fino al piacere”, spiega. “Ed è proprio il piacere ciò che la cucina italiana sa regalare da millenni”. Una definizione che lega in modo diretto il gelato all’essenza stessa della tradizione culinaria italiana.

Un riconoscimento che parla anche americano

Per questo, conclude Pasqualetti, il riconoscimento Unesco non è percepito come qualcosa di distante o astratto: “Il riconoscimento lo sentiamo anche nostro. Un sentimento condiviso non solo dagli artigiani italiani in patria, ma anche da chi, come lei, ogni giorno rappresenta l’Italia del gusto nelle grandi metropoli americane.

Dagli Stati Uniti, il messaggio è chiaro: il gelato non è un semplice complemento della cucina italiana, ma uno dei suoi linguaggi più universali, capace di raccontare storia, territorio e cultura anche a migliaia di chilometri di distanza. In questo senso, la festa per l’Unesco è davvero globale.

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Mario Farneti
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