"Dobbiamo vedere sempre fisso ciò verso cui andiamo, che è Sant'Ubaldo Patrono".
Con queste parole, semplici ma potenti, Don Mirko Orsini, Vicario della Diocesi di Gubbio e cappellano della Festa dei Ceri, ha aperto il suo discorso rivolto ai giovani ceraioli in occasione della Festa dei Ceri Mezzani 2025. Un momento atteso, carico di emozione e di senso, che si è svolto nella suggestiva Chiesetta dei Muratori, dove i ceraioli si stringono ogni anno in preghiera prima dell'Alzata.
Quest'anno, la Festa dei Ceri Mezzani si celebra domenica 25 maggio, con una settimana di ritardo rispetto alla consuetudine, per far posto al passaggio del Giro d'Italia. Ma l'attesa non ha spento l'entusiasmo: anzi, lo ha acceso di nuova energia.
Fin da venerdì pomeriggio, l'Arengo di Palazzo dei Consoli ha ospitato le prove dell'Alzata, tra la gioia contagiosa dei giovani ceraioli e la presenza affettuosa dei Capodieci del 15 maggio. E stamani, a partire dalle 6:30, i Tamburini hanno ridestato la città e i protagonisti di questa giornata: tamburi, emozione, attesa.
Durante la Santa Messa del mattino, il cuore della Festa ha preso forma nelle parole di Don Mirko, che si è rivolto ai giovani con una dolcezza solenne, ma anche con la forza di chi sente il dovere di consegnare un messaggio profondo:
"Siete importanti voi perché siete i ceraioli di domani e non soltanto di oggi, e quindi trasmettete a tutti coloro che vi stanno intorno la gioia di vivere bene la Festa".
Non è solo un'esortazione, ma un'affermazione di responsabilità. Perché essere ceraiolo, anche a 15 o 18 anni, è già un atto d'amore e di consapevolezza. È prendere posto in una storia che va oltre, è diventare custodi di un'eredità viva.
Nel cuore del suo discorso, Don Mirko ha lasciato ai giovani ceraioli tre parole "difficili". Parole che non si lasciano comprendere in fretta, ma che hanno la forza di aprire sentieri interiori:
"La prima parola è dimora: Sant'Ubaldo non è soltanto un corpo incorrotto nell'urna, ma mi abita, è in me. Così possiamo avere una vita veramente cambiata in un giorno di Festa".
Qui, Don Mirko ha voluto ricordare che la Festa non è un gesto esterno, ma una realtà che inizia dal cuore. Fare spazio a Sant'Ubaldo, lasciarlo entrare nella nostra vita, significa rendere ogni passo, ogni corsa, ogni sorriso, qualcosa di sacro.
"La seconda parola è pace: se vogliamo la pace, è nelle nostre mani e nel nostro cuore. Se vogliamo la pace, nasce da oggi qui".
Una parola attuale, necessaria, che interroga ciascuno. La pace come scelta quotidiana, come impegno tra ceraioli, tra amici, tra generazioni.
"Le altre parole sono condividere, donare, servire per realizzare la Festa dei Ceri più bella che sia mai esistita".
Un invito concreto: dare qualcosa di sé, mettersi a disposizione degli altri, vivere la Festa come dono. In un mondo che spesso chiede di affermarsi, qui si chiede di scendere per poi salire insieme, come ha detto lo stesso Don Mirko:
"Vi auguro che oggi possiate dare, scendere, servire per salire insieme a Sant'Ubaldo".
Le parole del cappellano non sono state ascoltate con leggerezza. In molti, tra i giovani e anche tra gli adulti, hanno accolto quel discorso con rispetto e commozione.
Un ceraiolo anziano, presente alla Messa, ha detto: "Sono parole che ci riportano all'essenziale. La Festa non si improvvisa: si vive nel cuore, giorno per giorno".
E un giovane Capodieci, al termine della celebrazione, ha sussurrato: "Mi porto dentro quelle tre parole. Spero di meritarmele".
Nel giorno della Festa dei Ceri Mezzani, i giovani non sono solo protagonisti di una corsa o di un rito. Sono anima viva della città, ponte tra passato e futuro, segno di speranza concreta.
Le parole di Don Mirko Orsini lo hanno reso chiaro a tutti: vivere la Festa significa abitare una vocazione. Non basta indossare la divisa, non basta correre: serve abitare quella storia, viverla con dignità, custodirla con amore.
"La Festa è bella se ciascuno la vive con il cuore rivolto a Sant'Ubaldo, e con le mani pronte a servire chi ci sta accanto", ha concluso il cappellano, con uno sguardo che abbracciava tutta la piazza, pronta all'Alzata.
La città ha bisogno di voi, ha bisogno delle vostre gambe ma anche dei vostri occhi. Ha bisogno del vostro coraggio, ma anche della vostra umiltà. Ha bisogno che impariate da chi vi ha preceduti, ma anche che portiate nuova linfa alla tradizione.
"Buona Festa a tutti", ha detto Don Mirko. E il suo augurio, forte e tenero, è risuonato come una benedizione sulla pietra di Piazza Grande e nel cuore di ogni ceraiolo.
Perché a Gubbio, ogni Festa che nasce nel cuore, dura per sempre.