L’accensione dell’Albero di Natale più grande del mondo a Gubbio quest’anno è stata arricchita da un momento di straordinaria intensità emotiva e simbolica: il discorso del comandante della nave scuola Amerigo Vespucci, Nicasio Falica, presente come testimonial dell’evento. Parole semplici ma profonde, capaci di creare un ponte tra il mare e la montagna, tra la tradizione marinara e quella eugubina, unite da valori comuni di dedizione, perseveranza e spirito di comunità.

«Questo mi fa sentire un po’ a casa», ha esordito il comandante Falica, ringraziando a nome della Marina Militare il comitato organizzatore, il presidente Simone Pierotti e tutta la comunità eugubina per l’onore concesso alla Vespucci nel rappresentare l’accensione della grande montagna di luce. «Per me è un privilegio farlo a nome dell’intero equipaggio della nave Amerigo Vespucci».
Il comandante ha voluto spiegare con grande efficacia il legame simbolico tra l’Albero di Gubbio e quello di una nave. Ogni nave, ha ricordato, ha un albero che ne rappresenta la struttura più alta, il primo segno visibile all’orizzonte. Ma la Vespucci ne possiede addirittura tre, oltre all’albero di bompresso, che protegge la polena.
Sotto l’albero maestro, ha aggiunto, la Vespucci custodisce il suo motto: “Non chi comincia ma quel che persevera”. Un motto che, nei due giorni trascorsi a Gubbio, il comandante ha ritrovato vivo nella comunità eugubina. «Ho visto grande entusiasmo, grande voglia di fare sempre di più e sempre meglio, senza risparmio di energie», ha detto.
Il cuore del discorso è stato il riconoscimento dei valori condivisi tra mondi apparentemente lontani. Il comandante ha citato quelli che ha ritrovato dietro l’organizzazione dell’evento: spirito di squadra, collaborazione, rispetto, amicizia. E ne ha aggiunti altri, fondamentali anche nella vita di bordo: dedizione, determinazione, spirito di sacrificio, entusiasmo e passione.
«Sono gli stessi valori che sposiamo nella Marina Militare e che incarniamo a bordo della Nave Vespucci», ha sottolineato. Senza entusiasmo e capacità di fare squadra, ha aggiunto, si può anche iniziare un’impresa, «ma difficilmente si persevera ed è praticamente impossibile raggiungere la meta».
Uno dei passaggi più toccanti del discorso è stato il paragone tra le generazioni di marinai formate sulla Vespucci in oltre 94 anni di servizio e le generazioni di eugubini coinvolte nell’Albero di Natale. «Nonni, genitori, figli e nipoti tutti insieme con entusiasmo per lo stesso obiettivo: è una cosa che vi fa davvero onore», ha detto rivolgendosi ai cittadini.
La Vespucci, scuola di mare e di vita per intere generazioni di ufficiali, ha trovato a Gubbio una comunità capace di tramandare lo stesso spirito di continuità, lo stesso orgoglio e lo stesso senso di appartenenza.
Il comandante ha raccontato di aver voluto salire personalmente sul Monte Ingino per comprendere davvero il lavoro degli alberaioli: «Volevo respirare l’entusiasmo che muove tutto questo». Un’esperienza che ha rafforzato il parallelismo con la vita a bordo della Vespucci.
Così come la nave viene ammirata mentre veleggia, ma dietro c’è «tanto lavoro, tanta passione e tanto entusiasmo dei marinai», allo stesso modo l’Albero di Gubbio è il frutto di un impegno costante, spesso invisibile, che si rinnova ogni domenica da settembre.

Il comandante ha poi allargato lo sguardo oltre le singole appartenenze: «Ciò che ci accomuna va oltre l’essere marinai o alberaioli, oltre il blu del mare o le radici della terra». Il vero legame, ha detto, è lo spirito di essere italiani, donne e uomini che ogni giorno, con dedizione ed entusiasmo, lavorano per costruire un futuro migliore.
Uno spirito che guarda all’innovazione senza rinunciare al valore delle tradizioni, proprio come dimostra l’esperienza eugubina. La Vespucci, reduce da un tour mondiale di due anni, ha portato in ogni angolo del pianeta l’eccellenza dei valori italiani. «E voi oggi siete una dimostrazione autentica di questa eccellenza», ha concluso.
Nel finale, il comandante ha affidato a Gubbio un messaggio universale: «Che il calore e le emozioni di questa sera possano accendere non solo il più grande albero di Natale alle pendici del Monte Ingino, ma anche un desiderio vero di pace e serenità». Una pace che, nelle sue parole, deve raggiungere le case, l’Italia intera e il mondo, «a terra e per mare».
Un discorso che ha unito due mondi solo in apparenza lontani e che ha trasformato l’accensione dell’Albero più grande del mondo in un abbraccio simbolico tra la montagna di Gubbio e gli oceani attraversati dalla nave più bella del mondo. Un messaggio di unità, perseveranza e speranza che resterà impresso nella memoria della città.