31 May, 2025 - 21:00

Il buio che spegne la bellezza. Il silenzioso declino notturno della Città di Pietra 

Il buio che spegne la bellezza. Il silenzioso declino notturno della Città di Pietra 

Ieri sera, affacciandomi da Piazza Grande, ho assistito a uno spettacolo sconcertante: il Palazzo dei Consoli, monumento simbolo di Gubbio, immerso nell'oscurità. Nessuna luce a valorizzarne le linee gotiche, nessun riflesso sulle sue pietre millenarie. Solo il chiarore lunare e il riflesso tenue dell'illuminazione pubblica a tentare invano di evocare la sua maestà.

Chi si affaccia dal parapetto della piazza più scenografica dell’Umbriatra le più belle piazze pensili al mondo – può godere, almeno idealmente, della vista sull'intera città: la Gubbio alta con il Palazzo Ducale, il Duomo, il Cassero e la cinta muraria ancora intatta; la Gubbio bassa con i suoi campanili, tra cui quello romanico di San Giovanni Battista. Ma di notte, questo patrimonio appare offuscato, invisibile, cancellato.

Il Palazzo dei Consoli: grattacielo medievale e corona della città

Il Palazzo dei Consoli non è un edificio qualsiasi: è un grattacielo "ante litteram". Costruito con audacia nel XIV secolo, si erge come una lama di pietra che sfida le altitudini. I suoi 60 metri di altezza lo rendono una delle architetture civili più imponenti dell’Italia medievale. Insieme alla piazza pensile, forma una vera e propria corona sulla città, simbolo di autorità, bellezza e visione. Una corona degna di una grande regina: Gubbio stessa.

Il Palazzo dei Consoli è la firma verticale della città, il suo grido di pietra lanciato verso il cielo.

Eppure oggi, questa corona resta avvolta nell’ombra. Un'ombra che non ha nulla di poetico, ma molto di rinunciatario. La verticalità, il ritmo gotico della facciata, le merlature: tutto sparisce nel buio, come se la città stessa avesse dimenticato la propria regalità.

Monumenti invisibili, nella città immersa nell'ombra

Sembra quasi che Gubbio, al calare del sole, si ritiri nell’ombra per non farsi vedere, come se volesse proteggersi dallo sguardo dei suoi visitatori.

Eppure, proprio quando il buio scende, le città che vogliono vivere e raccontarsi si accendono. Non per ostentazione, ma per rispetto verso la propria storia e per volontà di condividerla. Invece, passando di sera lungo la Pian d'Assino, arteria trafficata, non si ha percezione della presenza di una città meravigliosa come Gubbio. Tutto è immerso nell’ombra, come se la città si fosse ritirata in un limbo, e l’orgoglio civico con esso.

Un patrimonio straordinario che merita la luce

La città medievale di pietra, con la sua architettura unica, le sue proporzioni perfette e la sua anima sospesa tra terra e cielo, meriterebbe un impianto di illuminazione monumentale all’altezza del suo valore. Un progetto che non sia invasivo, che non snaturi la sua bellezza, ma che sappia esaltarne i volumi, i dettagli, la verticalità.

I monumenti sono insieme "medium e messaggio", per dirla con Marshall McLuhan. Un messaggio che perde potere di comunicare al calar del sole.

Se il messaggio si spegne con la luce del giorno, allora la città smette di raccontarsi, di comunicare, di trasmettere senso e bellezza.

Una scelta culturale, non solo tecnica

Non illuminare i monumenti è una scelta, non una dimenticanza. Una scelta che forse nasce da una visione superata, da un’idea di tutela passiva, quasi claustrale, della città storica. Ma è una battaglia di retroguardia. Gli antichi costruttori, che concepirono Gubbio come "città per il mondo", erano più aperti e moderni dei nostri contemporanei. Avevano compreso che la città è un palcoscenico, un teatro di pietra dove la bellezza deve essere visibile, percepita, offerta. La sua presenza incuteva timore e rispetto ai bellicosi vicini. La mole degli edifici era simbolo di potenza.

Un impianto studiato per Gubbio

È giunto il tempo di pensare a un sistema di illuminazione pubblica e artistica progettato appositamente per Gubbio. Un impianto intelligente, calibrato, sostenibile, che sappia mettere in luce – è il caso di dirlo – ciò che rende unica questa città: i suoi palazzi, le sue piazze, le sue chiese, le sue torri, i suoi campanili.

Illuminare significa anche riconoscere valore, dire: questa città merita di essere vista, vissuta, amata.

Non si tratta di una semplice operazione estetica, ma di un atto politico e culturale. Illuminare Gubbio è un gesto di responsabilità verso i cittadini, verso i visitatori, verso la memoria stessa della città.

Luce come eredità condivisa

Ripensare l’illuminazione monumentale di Gubbio non è un capriccio, è una necessità. Perché ogni notte, quando la città sprofonda nel buio, una parte della sua identità si perde. E con essa si smarrisce la nostra capacità di raccontare il passato, di vivere il presente e di immaginare il futuro.

Dobbiamo imparare a guardare Gubbio anche di notte. Perché la sua bellezza non ha orari. Solo responsabilità.

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Mario Farneti
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