Mentre crescono le iniziative a difesa del posto di teleconduzione delle centrali idroelettriche dell’asta Nera-Velino a Villa Valle di Terni, con il presidio annunciato dai lavoratori per il prossimo 5 settembre, sul fronte nazionale si muovono scenari che vanno ben oltre la vertenza locale. Le indiscrezioni sulle riforme del sistema elettrico parlano infatti di modifiche che potrebbero incidere pesantemente sulle gare per le concessioni idroelettriche del 2029.
Secondo queste ipotesi, le società del settore sarebbero disposte a riservare quote di energia idroelettrica a costi calmierati per le aziende energivore, come le acciaierie, in cambio di una proroga delle concessioni. Uno schema che, se applicato, vedrebbe realtà industriali come AST beneficiare di energia competitiva, ma che allo stesso tempo metterebbe in discussione il ruolo degli enti locali all’interno dell’Accordo di programma, sottoscritto dopo un lungo tira e molla proprio sull'energia.
Il tema, già portato in Parlamento dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si lega alle richieste delle imprese energivore di accedere a specifiche quote di energia a prezzo concordato. “Una norma è allo studio”, aveva ricordato Urso lo scorso maggio, mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva ribadito che l’idroelettrico potrà essere utilizzato per ridurre le bollette delle imprese, nell’ambito di un confronto con la Commissione europea.
Il meccanismo immaginato sarebbe quello dei contratti per differenza di lungo periodo (il cosiddetto disaccoppiamento dei prezzi), che garantirebbero alle industrie energia a tariffe vicine al triplo del costo effettivo di produzione - ben più basse dei valori di mercato attuali. In cambio, però, le concessionarie chiederebbero una proroga senza gara, condizione che solleva dubbi sul fronte della concorrenza e che richiede il via libera di Bruxelles.
Sul fronte locale, la chiusura del sito di Villavalle annunciata da Enel Green Power ha generato una reazione compatta di sindacati e istituzioni. Le segreterie di Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil hanno convocato una mobilitazione con conferenza stampa il 5 settembre.
“La richiesta di chiusura va avanti nonostante la mozione unanime del Consiglio regionale dell’Umbria”, hanno dichiarato le tre sigle, sottolineando l’importanza strategica della struttura. Al presidio parteciperanno i segretari Stefano Ribelli (Filctem-Cgil), Ciro Di Noia (Flaei-Cisl) e Doriana Gramaccioni (Uiltec-Uil).
L’assessore regionale all’Energia, Thomas De Luca, ha parlato di “un attacco inaccettabile al territorio”, annunciando l’inserimento nei futuri bandi di un vincolo di localizzazione in Umbria delle infrastrutture e delle risorse umane necessarie alla conduzione degli impianti. “Il presidio di Villavalle è un baluardo di sicurezza fondamentale”, ha aggiunto, rimarcando il ruolo del sito nella gestione delle emergenze idrauliche in un contesto segnato dal cambiamento climatico.
Da parte sua, Enel Green Power ha ribadito che “non ci saranno impatti sulle risorse umane” e che “la gestione in sicurezza delle opere idrauliche continuerà a essere garantita con adeguati mezzi e professionalità”. La società ha escluso rischi per persone, impianti e territori, sottolineando che il sistema idroelettrico umbro mantiene la propria sede a Terni.
Intanto, il tema è arrivato anche in Parlamento con un’interrogazione presentata dalla senatrice Emma Pavanelli (M5S), che contesta la natura meramente economico-finanziaria della scelta di Enel, a fronte di un costo del personale giudicato marginale rispetto al bilancio del gruppo.
La vicenda del posto di teleconduzione di Terni si intreccia quindi con una partita molto più ampia: quella delle concessioni idroelettriche 2029 e del rapporto tra grandi industrie, concessionarie e istituzioni. Sullo sfondo, resta la tensione tra la necessità di garantire energia a prezzi competitivi al sistema produttivo e la difesa del ruolo delle comunità locali nella gestione delle risorse strategiche.
Il presidio di settembre sarà così non solo un atto di protesta, ma anche un segnale politico: Terni difende un presidio industriale che considera vitale, mentre a livello nazionale si decide il modello con cui l’Italia intende affrontare il futuro dell’idroelettrico.