È un Gubbio che sorprende e convince quello visto nelle prime quattro giornate di campionato. I numeri parlano chiaro: otto punti, due vittorie, due pareggi e nessuna sconfitta. Una partenza che ha acceso l’entusiasmo della piazza, soprattutto perché ottenuta su campi tradizionalmente ostici come quelli di Rimini e Forlì. Quattro gol fatti e appena due subiti certificano la solidità di un gruppo che, dopo la rivoluzione estiva, sta già mostrando una nuova identità.
La mano del presidente Sauro Notari è stata determinante. Non si è limitato a piccoli aggiustamenti, ma ha scelto di cambiare in profondità la squadra: oltre quindici giocatori in uscita e in entrata, nuovo allenatore e nuovo direttore sportivo. Una ricostruzione radicale, con il rischio di pagare dazio nei primi mesi, ma che al momento sembra dare ragione alla società.
La scelta di affidarsi a Mauro Leo come direttore sportivo e a Domenico Di Carlo in panchina si sta rivelando vincente. Due figure esperte, abituate a gestire pressioni e a costruire squadre competitive. In pochi mesi hanno dato al Gubbio una fisionomia chiara, un’anima che riflette il carattere del popolo eugubino: orgoglio, sacrificio, lotta su ogni pallone.
Il tecnico laziale, già dalle prime amichevoli estive, ha impostato il lavoro su un 3-5-2 capace di trasformarsi in base alle esigenze in un 3-4-1-2 o in un 3-4-2-1. Moduli flessibili, ma con principi chiari: aggressività, verticalità, uomo contro uomo a tutto campo. Per Di Carlo, nel calcio chi vince più duelli ha maggiori possibilità di portare a casa la partita. E il suo Gubbio sembra averlo già metabolizzato.
È una squadra che entra in campo senza timore reverenziale, con la fame negli occhi e la volontà di mettere sotto l’avversario fin dal primo minuto. Non è un caso che le prestazioni siano state convincenti sia in casa che fuori, dimostrando maturità e capacità di adattamento.
Uno dei simboli di questa rinascita è capitan Signorini. Dopo un’annata complicata, in cui era stato messo ai margini dall’ex tecnico Taurino, il centrale è tornato protagonista e ha ridato sicurezza all’intera retroguardia. La sua esperienza e la sua capacità di guidare il reparto sono state decisive, non solo in fase difensiva ma anche sulle palle inattive, dove ha già trovato la via del gol.
Accanto a lui, gli innesti di esperienza come Fazzi e Bruscagin hanno garantito solidità, mentre la sorpresa porta il nome di Di Bitonto. Il giovane difensore, arrivato in prestito dal Sassuolo, si è subito imposto per qualità tecnica e personalità, lasciando intendere di poter crescere rapidamente in un contesto competitivo.
Se la difesa ha trovato certezze, il centrocampo è il vero motore del Gubbio. La conferma di Rosaia è stata fondamentale: corre, imposta e non si risparmia mai. Attorno a lui sono stati inseriti profili complementari che stanno facendo la differenza.
Djankpata, arrivato quasi in sordina, ha impressionato per fisicità e corsa da categorie superiori. Carraro porta invece qualità ed esperienza: detta i tempi del gioco, gestisce il possesso e risulta micidiale sui calci piazzati, come dimostrano i due assist decisivi contro Perugia e Carpi. Saber rappresenta l’uomo in più, utilizzabile anche sulla trequarti: abituato a palcoscenici importanti, dà alla squadra la possibilità di alzare il baricentro senza perdere equilibrio.
Davanti, le note liete arrivano soprattutto da Tommasini. Già capocannoniere della rosa lo scorso anno, si è presentato con un atteggiamento diverso: più coinvolto, più propositivo e pronto a fare reparto da solo quando serve. Una trasformazione che lo ha reso ancora più centrale nel progetto tattico di Di Carlo.
Accanto a lui, il grande colpo estivo è stato l’arrivo di La Mantia. L’attaccante non è ancora al top della condizione, ma la sua esperienza e il suo fiuto del gol potrebbero rivelarsi decisivi nel lungo periodo. La gestione della sua forma fisica sarà uno degli aspetti chiave per aumentare il potenziale offensivo del Gubbio.
Al di là dei singoli, ciò che colpisce è la compattezza del gruppo. Ogni giocatore sembra disposto ad aiutare il compagno, a sacrificarsi per la maglia. Di Carlo ha trasmesso alla squadra i valori che lui stesso incarnava da calciatore: concentrazione, applicazione, spirito di sacrificio. È questo che rende il Gubbio pericoloso: non una collezione di talenti, ma una squadra vera.
Otto punti in quattro partite non arrivano per caso. Sono il frutto di un lavoro mirato, di scelte societarie coraggiose e di una guida tecnica che sa come creare mentalità vincenti. Certo, siamo solo all’inizio e il campionato è lungo, ma la sensazione è che questo Gubbio abbia trovato la strada giusta. La solidità difensiva, unita alla varietà di soluzioni a centrocampo e alla ritrovata fiducia in attacco, rappresentano le basi per costruire una stagione da protagonisti. I tifosi sognano, ma società e tecnico predicano calma: vietato fare voli pindarici, l’obiettivo resta la crescita graduale.