Nel cuore di Piazza Quaranta Martiri, nella splendida Chiesa Monumentale di San Francesco, il Natale 2026 assume un significato ancora più profondo e simbolico. In occasione degli 800 anni dalla morte di San Francesco d’Assisi, i frati francescani hanno scelto di dedicare il tradizionale Presepe natalizio a uno degli episodi più amati e identitari legati alla città di Gubbio: l’incontro e l’ammansimento del Lupo.
L’allestimento nasce da un’idea chiara: fare memoria di una storia che appartiene non solo alla tradizione religiosa, ma anche alla cultura e alla coscienza collettiva eugubina.
Il Presepe, collocato all’interno della chiesa, è stato creato in un contesto scenico e fotografico che richiama in modo vivido il celebre incontro tra San Francesco e il Lupo, simbolo di riconciliazione, pace e capacità di trasformare il conflitto in dialogo. Un riferimento potente al messaggio francescano, che parla ancora oggi di fraternità universale e rispetto per ogni creatura.
In un’atmosfera raccolta e suggestiva, con la presenza di molti fedeli, il Padre Guardiano francescano padre Marco Bellachioma ha deposto il Bambino Gesù nella mangiatoia al termine della Santa Messa di Natale. Un gesto semplice ma carico di emozione, accompagnato dai canti del coro e da un intenso clima di partecipazione spirituale.

Durante la celebrazione, padre Marco Bellachioma ha offerto una riflessione che ha toccato profondamente i presenti. Le sue parole hanno sintetizzato il cuore del mistero del Natale, ricordando che dietro ogni simbolo liturgico, dietro ogni rappresentazione e tradizione, c’è un annuncio vivo:
“Non siamo più abbandonati e condannati alla solitudine. Il Natale è un Bambino che nasce”, ha detto padre Marco, sottolineando il senso di vicinanza e speranza che la nascita di Gesù porta con sé.
Ha poi aggiunto: “Questo Bambino ci fa rinascere, è il Signore del Mondo che cambia la vita. La nostra salvezza è in quel Bambino che ci deve toccare il cuore. Ognuno di noi può rinascere a Natale con un po’ di più di amore nel cuore”.
Parole che non si limitano a commentare una celebrazione, ma invitano ciascuno a comprendere il Natale come evento reale, come incontro personale con una presenza che consola, trasforma e ridona fiducia.

La scelta di ispirarsi al Lupo di Gubbio non è casuale. La vicenda, profondamente radicata nell’immaginario popolare e religioso, racconta di un animale temuto che terrorizzava la città, ma che San Francesco riuscì ad avvicinare e ammansire grazie alla forza della parola, alla dolcezza del suo cuore e alla potenza della fede.
Quel Lupo rappresenta le paure, le ferite, i conflitti, individuali e comunitari. Nel Presepe diventa immagine di un’umanità che trova nuova armonia quando accoglie Cristo e segue l’esempio di Francesco. È un messaggio estremamente attuale, che parla di riconciliazione, di fraternità e di possibilità di pace anche dove sembra impossibile.
Celebrando gli 800 anni dalla morte del Poverello d’Assisi, Gubbio rende così omaggio non solo a una memoria storica, ma a una presenza spirituale ancora viva, legata indissolubilmente alla città e al suo patrimonio religioso.
Il Presepe della Chiesa di San Francesco non è solo un allestimento artistico. È un invito a fermarsi, contemplare, riflettere. Chi entra nella chiesa si trova immerso in una scenografia curata, capace di emozionare e allo stesso tempo di meditare sul significato più autentico della Natività.
La partecipazione dei fedeli, la cura dei frati, la bellezza del luogo contribuiscono a fare di questo Presepe un vero luogo di incontro: tra fede e cultura, tra tradizione e presente, tra spiritualità e vita quotidiana.
A Gubbio, il Natale trova quest’anno un linguaggio ancora più forte. Il Bambino nella mangiatoia e il Lupo ammansito raccontano insieme un’unica storia: quella di un Dio che sceglie di farsi vicino e di un uomo – Francesco – che ha saputo incarnarne il messaggio fino in fondo.
In un tempo segnato spesso da solitudini, paure e divisioni, il Presepe di San Francesco ricorda che c’è ancora spazio per la rinascita, per l’amore, per una speranza concreta. Perché, come ricorda padre Bellachioma, “Il Natale è un Bambino che nasce”, e ogni nascita porta con sé la promessa di una vita nuova.
(Foto: Cronaca Eugubina)