20 Oct, 2025 - 17:30

Gubbio, serve una scossa: cinque partite senza vittoria per i rossoblù

Gubbio, serve una scossa: cinque partite senza vittoria per i rossoblù

È un Gubbio a intermittenza quello che si è visto nelle ultime settimane di campionato. I numeri parlano chiaro: solo due punti nelle ultime cinque giornate, frutto dei pareggi contro Vis Pesaro e Pontedera, a fronte di tre sconfitte, contro Campobasso, Arezzo e, nell’ultimo turno, contro il Guidonia Montecelio, che al “Pietro Barbetti” si è imposto per 2-0.

Dopo dieci partite, il bilancio dei rossoblù è in perfetto equilibrio numerico ma in calo di rendimento emotivo: tre vittorie, quattro pareggi e tre sconfitte, per un totale di 13 punti e un momentaneo dodicesimo posto in classifica. Un bottino non drammatico, ma ben lontano da quanto fatto vedere nelle prime gare. A preoccupare di più, tuttavia, è il dato offensivo: appena sette gol segnati in dieci gare, meno di uno a partita, nonostante un reparto d’attacco sulla carta di grande qualità, con nomi come Tommasini, La Mantia e Spina.

Un mese senza vittorie e un attacco che non punge

L’ultima vittoria del Gubbio risale ormai a un mese fa, il 20 settembre, quando allo stadio “Pietro Barbetti” gli umbri si imposero per 1-0 contro il Bra, grazie al colpo di testa vincente di Di Bitonto. Da allora, il Gubbio sembra aver smarrito la via del successo: 2-0 sul campo del Campobasso, 1-1 a Pesaro contro la Vis, stesso risultato in casa contro il Pontedera, poi la sconfitta di misura contro la capolista Arezzo (1-0) e infine il ko casalingo con il Guidonia.

Un cammino in cui, più che la mancanza di prestazioni, ha pesato la scarsa concretezza sotto porta. La squadra costruisce, arriva negli ultimi trenta metri, ma si perde al momento decisivo. I quinti riescono spesso a trovare spazio con le triangolazioni laterali, ma una volta giunti sul fondo mancano precisione nei cross e lucidità nella scelta dell’ultimo passaggio.

L’occupazione dell’area di rigore avversaria resta un nodo irrisolto: troppi pochi uomini a presidiare la zona calda, e una squadra spesso troppo lunga, che fatica a mantenere le distanze tra i reparti. Il risultato è una formazione che alterna buone trame di gioco a lunghi momenti di confusione, incapace di dare continuità all’intensità che il tecnico Domenico Di Carlo chiede da sempre.

Un Gubbio a due facce: dal coraggio di Arezzo al passo indietro con il Guidonia

Le ultime due gare sono la sintesi perfetta delle contraddizioni del Gubbio. Ad Arezzo, due settimane fa, si era vista una squadra coraggiosa e ordinata, capace di imporre il proprio ritmo per larghi tratti, con una manovra pulita e un atteggiamento propositivo. Gli umbri avevano perso solo per un errore individuale del portiere Bagnolini, ma avevano dato l’impressione di poter rialzare la testa.

Contro il Guidonia Montecelio, invece, è arrivato un passo indietro evidente. L’intensità si è abbassata, i meccanismi di gioco si sono inceppati e la squadra è apparsa svuotata. Il pubblico del “Barbetti” ha reagito con fischi e delusione, chiedendo un atteggiamento diverso.

La piazza eugubina non pretende miracoli, ma vuole vedere grinta, spirito di sacrificio e appartenenza. È un legame viscerale, quello tra Gubbio e i suoi tifosi, fondato più sulla passione che sui risultati. E in questo momento il popolo rossoblù si aspetta una reazione.

Di Carlo: esperienza e realismo per ritrovare fiducia

Mister Domenico Di Carlo è un tecnico navigato, con un passato tra Serie A e Serie B. Di momenti difficili ne ha affrontati tanti nella sua carriera, e proprio per questo la società gli riconosce piena fiducia. Le sue parole, nelle ultime settimane, sono state sempre misurate ma dirette: “Il Gubbio non può prescindere dal ritmo di gioco. Quando abbassiamo l’intensità, diventiamo prevedibili e vulnerabili”.

Il concetto è chiaro: non si tratta di un problema tattico, ma di atteggiamento e convinzione. Quando la squadra gioca con coraggio e fiducia, come accaduto contro l’Arezzo, il valore dei singoli emerge; quando invece manca la scintilla emotiva, le difficoltà si moltiplicano. La chiave del futuro passa quindi da una scossa psicologica, prima ancora che tecnica. Il gruppo deve ritrovare compattezza, fame e concentrazione. Serve una reazione di squadra.

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Lorenzo Farneti
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