21 Sep, 2025 - 15:30

Gubbio, contro il Bra un successo costruito sulla compattezza: lo spirito fa la differenza

Gubbio, contro il Bra un successo costruito sulla compattezza: lo spirito fa la differenza

Nel mondo di oggi, lo spettacolo sembra essere diventato l’unica misura del successo. Intrattenimento, emozioni immediate, gol e giocate da copertina: il pubblico invoca questo, spesso dimenticando che lo sport non è nato solo per stupire, ma per competere. È competizione pura, fatta di fatica, disciplina e sacrificio. Il Gubbio di Domenico Di Carlo, in questo inizio di stagione, lo sta dimostrando con forza: vincere non significa per forza brillare, ma essere solidi, concreti e pronti a soffrire.

Un popolo che si rispecchia nella sua squadra

Il Gubbio incarna lo spirito del proprio popolo. Una città che trasuda storia e tradizione, un territorio abituato a difendere le proprie radici con orgoglio, un contesto che conosce il valore della tenacia. Non è un caso che questa identità si rifletta sul campo: una squadra che non arretra di fronte alle difficoltà, che combatte fino all’ultimo pallone, che non ha paura di sporcarsi le mani pur di portare a casa il risultato.

Dopo cinque giornate di campionato, il verdetto è chiaro: tre vittorie, due pareggi, undici punti complessivi. Una sola lunghezza di distacco da Ravenna e Arezzo, attuali capoliste del Girone B. Un ruolino di marcia che conferma il Gubbio come realtà solida e competitiva.

La mano di Di Carlo: meno possesso, più verticalità

Se è vero che i numeri parlano da soli, sarebbe riduttivo fermarsi soltanto alle statistiche. La mano di Di Carlo è evidente e ha già cambiato volto alla squadra. Rispetto alla passata stagione, quando sotto la gestione Taurino e poi Fontana i rossoblù privilegiavano un calcio basato sul possesso palla, l’attuale Gubbio ha cambiato filosofia.

Oggi la parola d’ordine è verticalità. Giocare diretto, cercare subito la profondità, colpire con rapidità. Una scelta che non solo aumenta l’efficacia sotto porta, ma trascina anche il pubblico, abituato a vedere una squadra che non perde tempo e cerca immediatamente la via del gol.

Tre vittorie di misura, ma sempre pesantissime

La concretezza del Gubbio è dimostrata dai risultati. Tre vittorie in campionato, tutte terminate 1-0. La prima contro il Rimini, firmata da Tommasini; la seconda sul difficile campo del Forlì, decisa da capitan Signorini; l’ultima, la più recente, arrivata al “Barbetti” contro il Bra, risolta da Di Bitonto sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Un filo conduttore lega questi successi: il Gubbio crea, spreca, ma alla fine trova sempre il modo di portare a casa i tre punti

Le palle inattive, arma segreta

Un altro dato che merita attenzione è quello legato alle situazioni di palla inattiva. Gli ultimi tre gol, quelli che hanno portato la bellezza di sette punti, sono nati da calci piazzati: due punizioni e un calcio d’angolo. Segno di un lavoro maniacale, curato nei dettagli, che Di Carlo porta avanti sin dal ritiro.

In una Serie C dove gli equilibri sono sottilissimi, il saper sfruttare le palle ferme è un’arma decisiva. Non è un caso che proprio queste situazioni abbiano fatto la differenza in un avvio di stagione così positivo.

Occasioni sprecate e margini di crescita

Se la solidità difensiva rappresenta il punto di forza, in attacco il Gubbio ha ancora margini di miglioramento. Nelle ultime due partite, sia a Forlì che contro il Bra, i rossoblù hanno fallito due occasioni clamorose nei minuti finali: prima con Ghirardello, poi con Minta. Occasioni che avrebbero potuto rendere più rotondi i risultati e regalare maggiore serenità. La precisione sotto porta resta dunque un tema aperto, ma non un allarme: il fatto che la squadra crei con costanza è un segnale positivo.

Una difesa di ferro

Dove invece non si può muovere alcuna critica è nella fase difensiva. In cinque partite, il Gubbio ha incassato appena due gol, contro Sambenedettese e Perugia. Numeri che certificano la solidità di un reparto guidato con autorevolezza e che coinvolge l’intera squadra. Di Carlo ha chiesto sin dall’inizio un atteggiamento corale: difendere in undici, senza lasciare spazio agli avversari, con gli attaccanti pronti a sacrificarsi. La mentalità è quella giusta: “non subire gol” è diventata una regola incisa nella testa di ogni giocatore.

Lo spirito dei ceraioli

Forse la frase simbolo di questo Gubbio resta quella di Di Carlo in ritiro: “Voglio vedere in campo dei ceraioli”. Un richiamo diretto alle radici della città, ai protagonisti della storica Festa dei Ceri, emblema di sacrificio, resistenza e fede. E oggi quello spirito è tangibile. La squadra corre, combatte, non arretra mai. È questa la vera forza che il tecnico è riuscito a trasmettere in appena due mesi di lavoro.

Piedi per terra e sguardo avanti

Undici punti dopo cinque partite sono un bottino importante, ma nessuno in casa Gubbio vuole illudersi. La stagione è appena agli inizi e le difficoltà arriveranno, inevitabili in un campionato lungo e logorante come la Serie C.

Eppure, la strada intrapresa sembra quella giusta. La squadra ha già mostrato di avere gli anticorpi per reagire ai momenti difficili e la solidità mentale è un fattore che, nel lungo periodo, può fare la differenza. Il Gubbio non sarà la squadra più spettacolare del campionato. Non lo è, e probabilmente non lo diventerà. Ma ha qualcosa che molte altre formazioni non hanno: identità, spirito e capacità di lottare fino in fondo. E alla fine, nel calcio, è spesso questa la vera chiave del successo.

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Lorenzo Farneti
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