07 Oct, 2025 - 12:26

Gubbio, agente della Municipale denunciato per peculato: usava la carta carburante per fini personali

Gubbio, agente della Municipale denunciato per peculato: usava la carta carburante per fini personali

Un episodio che ha scosso l’ambiente della Polizia Municipale di Gubbio e che ora è al vaglio della magistratura perugina. Un agente del Corpo è stato infatti denunciato dalla Procura della Repubblica di Perugia per il reato di peculato, dopo essere stato sorpreso a utilizzare la carta carburante in dotazione al servizio per fini personali.

Secondo quanto emerso, il caso è nato da una segnalazione interna del Corpo di Polizia Locale di Gubbio, che aveva notato alcune anomalie nella gestione dei rifornimenti di carburante destinati ai veicoli di servizio. Comportamenti ritenuti a dir poco sospsetti, che hanno fatto scattare un’indagine approfondita da parte della Sezione di Polizia Giudiziaria.

L’indagine: il pedinamento e la scoperta

Gli accertamenti investigativi, condotti in stretta collaborazione con l’Aliquota Carabinieri della Procura, hanno permesso di ricostruire una serie di operazioni irregolari compiute da uno degli agenti. Quest’ultimo, secondo quanto riferito dagli inquirenti, avrebbe prelevato carburante utilizzando la carta di servizio, ma invece di rifornire il serbatoio dell’autovettura della Polizia Municipale, riempiva una tanica da 25 litri.

L’episodio decisivo si è verificato alcuni giorni fa, durante un appostamento mirato. Dopo aver effettuato il rifornimento presso una stazione di servizio convenzionata, l’uomo si è diretto verso la propria abitazione, dove - come riportano le fonti investigative - avrebbe trasportato la tanica nel retro del garage. È in quel momento che i militari sono intervenuti, fermando l’agente e accertando il reato in flagranza.

La tanica di gasolio è stata immediatamente sequestrata e posta a disposizione della Procura della Repubblica di Perugia, che ha formalizzato la denuncia per peculato. L’agente, al momento, non risulta arrestato, ma dovrà rispondere del reato di fronte all’autorità giudiziaria.

Reato di peculato: definizione, norme e conseguenze

l peculato è uno dei reati più rilevanti e delicati previsti dal Codice Penale italiano per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio. L’articolo 314 del Codice Penale stabilisce che:

“Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi”.

In termini pratici, ciò significa che ogni appropriazione indebita di beni o risorse pubbliche destinati a scopi istituzionali rientra nella fattispecie del reato. La norma non richiede che il danno economico sia rilevante: anche una quantità minima di carburante, fondi o beni sottratti può costituire peculato, purché vi sia l’intento di trarne un vantaggio personale e vi sia violazione della fiducia pubblica.

La legge tutela in particolare l’interesse pubblico: il peculato non è solo un furto materiale, ma un tradimento della funzione pubblica. Il dipendente pubblico, infatti, ha la responsabilità di gestire risorse che appartengono alla collettività e deve farlo nel rispetto dei principi di legalità, correttezza e trasparenza. L’appropriazione indebita di carburante, denaro o materiali per uso privato rappresenta quindi non solo un illecito penale, ma anche un danno morale e simbolico, in quanto mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Negli anni, la giurisprudenza italiana ha precisato che la condotta può configurare il reato anche quando l’appropriazione è limitata o episodica, a condizione che emerga la volontà di trarre vantaggio personale. Diverse sentenze hanno ribadito che l’uso improprio di mezzi pubblici, carte carburante, attrezzature o materiale di ufficio costituisce peculato, anche se il danno economico appare contenuto. In altri termini, non è la quantità sottratta a determinare la gravità del reato, bensì la violazione del dovere fiduciario e l’appropriazione indebita delle risorse altrui.

Il peculato può essere distinto in varie tipologie:

  • Peculato d’uso: quando il bene pubblico è utilizzato per fini personali senza trasferimento di proprietà. Ad esempio, usare la carta carburante o un veicolo di servizio per esigenze private.
  • Peculato proprio: quando il bene viene sottratto definitivamente al patrimonio pubblico, come nel caso di prelievi di denaro o beni destinati alla pubblica amministrazione.

Le conseguenze per chi commette peculato sono gravi e vanno oltre il piano penale. Una condanna può comportare:

Reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi, secondo quanto previsto dall’articolo 314 del Codice Penale;

Sanzioni accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici;

Provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento immediato, in applicazione delle norme interne degli enti locali;

Risarcimento dei danni, sia economici che d’immagine, a favore dell’ente pubblico coinvolto.

 

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Lorenzo Farneti
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