24 Nov, 2025 - 16:32

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Stefania Proietti: "Non è solo una ricorrenza, ma un momento di impegno concreto"

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Stefania Proietti: "Non è solo una ricorrenza, ma un momento di impegno concreto"

In Umbria, il 25 novembre non è vissuto come una data simbolica da appuntare in calendario, ma come un’occasione per ribadire un impegno collettivo che dura tutto l’anno. La Regione ha deciso di affrontare il tema della violenza contro le donne con un approccio che punta a responsabilizzare ogni ambito della società, sottolineando che un vero cambiamento culturale nasce solo da educazione, conoscenza e coinvolgimento quotidiano.

Un mese di mobilitazione sul territorio

Per dare concretezza a questa visione, lo scorso 25 ottobre la Regione ha lanciato la campagna “Umbria contro ogni genere di violenza”, un percorso di un mese interamente dedicato alla sensibilizzazione e all’informazione. Le iniziative, che si concludono proprio il 25 novembre, hanno coinvolto oltre cinquanta realtà tra enti pubblici, ordini professionali e associazioni locali. Il risultato è una mappatura fittissima di appuntamenti distribuiti sull’intero territorio: 127 eventi che spaziano da incontri formativi a dibattiti, da laboratori didattici a installazioni artistiche.

Solo sul fronte specifico della violenza contro le donne, sono state promosse 35 attività, un numero che testimonia come la consapevolezza sul problema sia ormai diffusa e non più relegata a cerchie ristrette di operatori. "Non possiamo girarci dall’altra parte", è il principio che ha guidato la programmazione: una frase semplice ma centrale per comprendere il taglio con cui l’Umbria ha scelto di affrontare il tema.

Il ruolo chiave dei settori sanità e istruzione

Sanità e scuola hanno ricoperto un ruolo determinante nell’impianto della campagna. Le Usl Umbria 1 e 2, insieme alle Aziende ospedaliere di Perugia e Terni, hanno contribuito con oltre quaranta iniziative. Si tratta di incontri tecnici, percorsi di formazione, momenti di confronto tra operatori sanitari e cittadini, studi dedicati alla prevenzione e all’accoglienza delle vittime. La presenza delle strutture sanitarie è risultata fondamentale per mettere in luce il dato più scomodo: la violenza spesso resta nascosta e si manifesta nelle pieghe della quotidianità, nelle corsie degli ospedali, negli ambulatori, negli sportelli dei consultori.

In parallelo, il mondo scolastico ha risposto con più di venti appuntamenti, coinvolgendo studenti, docenti, famiglie, forze dell’ordine e specialisti. Le scuole sono state il terreno privilegiato per esplorare i temi del rispetto, dei diritti, della relazione tra pari e dei modelli affettivi, con l’obiettivo di prevenire comportamenti violenti fin dai primi anni di formazione.

Proietti: “Un impegno quotidiano, non una ricorrenza”

La presidente della Regione, Stefania Proietti, ha ricordato come questa giornata debba essere considerata un punto di partenza, non di arrivo. "La violenza contro le donne è una delle più gravi violazioni dei diritti umani e il 25 novembre ci chiede di rinnovare l’impegno, senza lasciare sola nessuna donna", ha sottolineato. Proietti ha richiamato anche un episodio che ha scosso l’Umbria all’inizio dell’anno: "Il femminicidio del 5 gennaio di quest'anno, che ha colpito una giovane operatrice sanitaria, ha segnato profondamente la nostra comunità e ci ha spinto ad accelerare un lavoro che deve essere quotidiano".

Un lavoro che, come ha ricordato la presidente, punta su strumenti concreti: prevenzione, formazione, assistenza e investimenti culturali capaci di permeare scuole, servizi e comunità. "Con “Umbria contro ogni genere di violenza” abbiamo scelto un approccio stabile e strutturato", ha aggiunto Proietti, ribadendo la volontà di dare continuità alle azioni intraprese.

Meloni: “I numeri sono devastanti, serve un cambio profondo”

Non meno lucido l’intervento dell’assessora regionale con delega alle Pari opportunità, Simona Meloni, che ha richiamato i dati nazionali e sottolineato l’urgenza di un cambiamento radicale: "Settantasette femminicidi, sessantotto quelli tentati e un numero incalcolabile di violenze non denunciate, sottaciute e subite ogni giorno: basta questo per capire che c’è un grande lavoro da fare per smantellare quella cultura strisciante che pervade la nostra società e che oggettifica le donne e le schiaccia in un sistema dove rispetto, libertà e pari opportunità, a cominciare dal mondo del lavoro, sono ancora traguardi molto lontani da raggiungere".

Meloni domani sarà nella sede di Afor, che ha avviato un percorso per ottenere la certificazione sulla parità di genere, intervenendo su gestione del personale, monitoraggi e pratiche organizzative. "Un’iniziativa davvero importante perché quello che manca nel nostro Paese, troppo spesso, è la valorizzazione dei talenti delle donne e la possibilità di raggiungere una posizione lavorativa in grado di garantire indipendenza economica", ha spiegato. "Tutte condizioni necessarie per spezzare alcuni di quegli elementi culturali che ancora oggi limitano la libertà e il rispetto nei confronti delle donne".

L’assessora ha ricordato anche l’impegno regionale nell’incremento dei fondi destinati ai centri antiviolenza e ai progetti educativi: "C’è ancora tanto da fare, dobbiamo lavorare duramente per diffondere ovunque la cultura del rispetto, per sostenere un’educazione affettiva nei più giovani e per spezzare quelle catene invisibili che nella nostra società ancora generano violenza e dolore".

In occasione della Giornata internazionale, Meloni inaugurerà anche una panchina rossa nella sede Afor di Perugia, simbolo di memoria e denuncia contro il femminicidio, e nel pomeriggio parteciperà a un’iniziativa organizzata da “Diversi & Uguali”, realtà impegnata con le scuole del territorio in attività di sensibilizzazione.

Donetti: “La violenza è un’epidemia silenziosa”

A chiudere il quadro, il commento della direttrice regionale Salute e Welfare, Daniela Donetti, che ha richiamato la necessità di un sistema coordinato: "La violenza è una epidemia silenziosa che richiede competenze, coordinamento e dati. Per questo abbiamo attivato undici tavoli permanenti, un coordinamento regionale con un sistema di monitoraggio che guideranno le politiche future".

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Lorenzo Farneti
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