11 Oct, 2025 - 13:00

Generazione Z, il motore silenzioso dell’Umbria: studiano, lavorano e innovano più della media. Terni terza in Italia

Generazione Z, il motore silenzioso dell’Umbria: studiano, lavorano e innovano più della media. Terni terza in Italia

Nel cuore verde d’Italia la Generazione Z non aspetta, costruisce. In Umbria i giovani tra i 13 e i 28 anni studiano e lavorano più della media nazionale, segnando un’inversione di tendenza che sorprende anche gli analisti. Terni è la terza provincia in Italia per tasso di immatricolazione universitaria, la disoccupazione giovanile scende, le imprese under 35 crescono. È una fotografia che racconta una regione che, tra università, imprese e cultura, può diventare un laboratorio di futuro.

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, lo sintetizza così: “I giovani della Generazione Z rappresentano la più grande opportunità di crescita per l’Umbria. Studiano più della media nazionale, partecipano al mercato del lavoro con energia e voglia di fare impresa. È una generazione concreta, che chiede percorsi formativi di qualità, lavoro vero e ambienti innovativi".

Mencaroni insiste su un concetto cruciale: “Non possiamo permetterci di disperdere questo patrimonio umano: dobbiamo fare dell’Umbria una regione giovane, dinamica e attrattiva, dove restare e lavorare abbia senso".

Un motore silenzioso ma decisivo: l’Umbria supera la media nazionale per partecipazione e studio

I numeri parlano chiaro. Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 29 anni in Umbria è sceso al 12,4% nel 2024, contro il 14,7% nazionale. Ancora più significativo il tasso di attività - cioè la quota di giovani che lavorano o cercano lavoro - che raggiunge il 71,5%, superando la media del Centro Italia (70,6%) e quella nazionale (66,6%).

Sul fronte della formazione il salto è evidente. Secondo l’indagine del Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, Terni è terza in Italia per percentuale di immatricolati all’università tra i diciannovenni, con un 69,3% a fronte di una media nazionale inferiore al 50%. È un balzo di quasi trenta posizioni in un solo anno.

Anche Perugia mantiene una posizione di rilievo, segno di una propensione radicata allo studio e alla formazione post-diploma. Entrambe le province presentano una delle quote più basse in Italia di popolazione 25–49 anni con al massimo la licenza media, a conferma di un capitale umano sempre più istruito.

Quasi un terzo dei giovani universitari umbri sceglie percorsi STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) una percentuale superiore alla media italiana e in linea con le regioni più industrializzate. È il segno di un orientamento pratico e competitivo, capace di dialogare con i nuovi settori dell’innovazione.

Neet in calo e imprese under 35 in crescita: la Generazione Z sceglie di restare attiva

L’Umbria registra anche una forte riduzione dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano: oggi sono il 10,5%, contro il 15% della media italiana. Tra il 2018 e il 2023, a fronte di una diminuzione di circa 4mila giovani residenti tra i 15 e i 34 anni, i Neet sono calati di oltre 12.600 unità. Un risultato che non deriva dal calo demografico, ma da una partecipazione più diffusa, segno di un approccio attivo al lavoro e alla formazione.

Sul versante dell’impresa, la Camera di Commercio dell’Umbria certifica un saldo positivo di +409 imprese giovanili nel secondo trimestre 2025, il miglior dato degli ultimi cinque anni. Il bilancio annuale resta leggermente negativo (-0,83%), ma la componente under 35 cresce con ritmi più vivaci della media nazionale.

I settori trainanti sono quelli dell’agroalimentare innovativo, del turismo esperienziale, delle tecnologie digitali e della manifattura sostenibile. Una generazione che, pur muovendosi tra precarietà e burocrazia, mostra coraggio e visione: cerca spazi condivisi, accesso al credito, mentoring e un sistema che premi l’iniziativa.

La sfida: trattenere i talenti e dare qualità al lavoro

La regione forma giovani preparati ma fatica a trattenerli. Molti laureati partono, attratti da percorsi di carriera più rapidi o meglio retribuiti altrove. È il punto critico del modello umbro: come trasformare la qualità formativa in occupazione qualificata, con contratti stabili e coerenti con le competenze acquisite.

Come osserva Andrea Carta Mantiglia, avvocato di BonelliErede, “Le nuove leve cercano autonomia, chiarezza, valori concreti. Vogliono sapere perché lavorano, non solo quanto guadagnano. Non basta dirsi inclusivi: bisogna dimostrarlo con fatti, benefit reali e percorsi trasparenti".

In questa direzione la Camera di Commercio dell’Umbria propone cinque direttrici di intervento:

  • Voucher di rientro per i laureati che scelgono di lavorare in Umbria;

  • Contratti qualificati e progressivi per i primi impieghi;

  • Incentivi all’imprenditorialità giovanile e ai progetti di innovazione locale;

  • Distretti culturali e “hub dell’esperienza” per connettere cultura, turismo e giovani;

  • Formazione digitale avanzata per le PMI, in ottica 4.0.

Sono azioni concrete, che mirano a fare sistema tra istituzioni, università e imprese. L’obiettivo non è solo economico, ma culturale: rendere l’Umbria una regione dove restare abbia valore, non sia un ripiego.

Giovani protagonisti del futuro umbro

La Generazione Z non è più un tema da convegno, ma una forza economica reale. Studia, lavora, sperimenta, crea impresa. È il motore silenzioso ma decisivo della nuova Umbria, quella che punta sulla conoscenza, sulla qualità della vita e sulla sostenibilità.

Chi saprà valorizzare questa energia non avrà giovani precari, ma giovani protagonisti capaci di costruire una nuova classe dirigente regionale, fondata su competenze, merito e radicamento. Perché, come mostrano i dati, l’Umbria non è solo terra di storia: è un laboratorio di futuro.

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Federico Zacaglioni
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