L’ennesima serie di furti nelle zone di San Marco e Padule ha riacceso la preoccupazione nella comunità eugubina. Nelle ultime settimane, diverse abitazioni sono state prese di mira da ladri che hanno agito con estrema rapidità e professionalità, approfittando di momenti di assenza dei proprietari e di aree scarsamente illuminate o isolate.
“Viviamo con la paura di tornare a casa e trovare tutto sottosopra,” racconta una residente di San Marco, ancora scossa dopo l’effrazione subita pochi giorni fa.
Negli ultimi dodici mesi la città ha assistito a un crescendo di episodi inquietanti:
Gennaio 2024 – Tre furti in appartamento a Spada e Colonnata, nel tardo pomeriggio.
Marzo 2024 – Razzie in alcune abitazioni rurali tra Branca e Torre Calzolari.
Maggio 2024 – Colpi in pieno giorno nella zona di Madonna del Ponte.
Agosto 2024 – Furti ripetuti nelle seconde case tra San Martino in Colle e Mengara.
Ottobre 2024 – Tentativi di intrusione segnalati a Cipolleto e Mocaiana.
Gennaio 2025 – Colpi mirati a Ferratelle e Padule.
Febbraio 2025 – San Marco e Padule tornano nel mirino: la dinamica sembra identica, segno di una mano esperta e probabilmente organizzata.
La continuità degli episodi indica che non si tratta di piccoli delinquenti occasionali, ma di bande strutturate che conoscono il territorio e ne sfruttano i punti deboli.
Molti cittadini hanno provato a organizzarsi in gruppi WhatsApp o attraverso una “vigilanza di comunità”. Ma nelle case isolate, tipiche delle frazioni rurali, questo metodo è spesso inefficace.
“Possiamo segnalarci movimenti sospetti, ma se i ladri sono professionisti, agiscono in pochi minuti e spariscono prima che qualcuno arrivi”, afferma un residente di Padule.
Anche nei borghi, dove la presenza di vicini è più fitta, non sempre c’è un controllo continuo o tempestivo: basta un momento di distrazione per lasciare campo libero ai malintenzionati.
Una via d’uscita potrebbe arrivare dalla tecnologia. Foligno ha implementato un modello di Smart City, basato su:
A Gubbio, un simile sistema potrebbe essere installato gradualmente, partendo dai principali snodi di accesso alle frazioni e alle vie di fuga.
Molti cittadini lamentano la carenza di personale della Polizia Locale e il fatto che le assunzioni siano difficili per vincoli di bilancio. Da qui nasce la proposta di stipulare convenzioni tra Comune e istituti di vigilanza privata, affinché questi possano intervenire in collaborazione con le forze dell’ordine in caso di allarme.
Tale modello è già attivo in alcune città dell’Italia settentrionale e anche a Terni ed è considerato un valido supporto operativo.
L’adozione di dispositivi di sicurezza personale (telecamere con visione notturna, sensori di movimento collegati a smartphone, sirene intelligenti) non è più un lusso, ma una necessità civica.
Molti privati stanno già ricorrendo a sistemi avanzati di videosorveglianza collegati a centrali operative. Una rete coordinata di questi sistemi, in sinergia con la Pubblica Amministrazione, potrebbe creare una sorta di barriera digitale comunitaria.
Cresce anche l’amarezza dei cittadini sul fronte fiscale e giudiziario.
“Paghiamo le tasse anche per la sicurezza, ma la percezione è che lo Stato sia molto efficiente nell’incassare e molto meno nel restituire servizi”, denuncia un residente.
I dati macroeconomici parlano chiaro: dal 1990 a oggi, i contribuenti italiani hanno versato circa 700 miliardi in più rispetto ai servizi realmente ricevuti, tra sicurezza, sanità, giustizia e opere pubbliche.
Il paradosso – secondo molti cittadini – è evidente:
per un imprenditore in regola è più facile ricevere un controllo fiscale dall’Agenzia delle Entrate che per un ladro essere arrestato.
Secondo alcune stime, infatti, nel 90% dei casi chi commette un furto riesce a farla franca, complici la mancanza di sistemi di rilevamento efficaci, la difficoltà nelle indagini e pene spesso modeste o sospese.
“Paradossalmente, quella del ladro sembra diventare un’attività più remunerativa e priva di obblighi rispetto a quella dell’imprenditore onesto, che ogni giorno deve rispettare norme, versare contributi e dimostrare continuamente la propria trasparenza”, commenta amaramente un artigiano della zona di Padule.
Gubbio non può permettersi di normalizzare i furti come evento “ineluttabile”. Serve un piano comunale di sicurezza urbana integrata, basato su:
La paura non deve diventare rassegnazione.
Gubbio può e deve diventare una città che protegge i suoi cittadini con strumenti moderni e efficaci.
Come ricorda un residente: “Sentirsi al sicuro in casa propria non è un privilegio, è un diritto. Ora tocca alle istituzioni renderlo concreto.”
La strada è tracciata. Sta alla politica decidere se percorrerla o lasciare che i cittadini restino soli ad affrontare un’emergenza che non è più episodica, ma strutturale.