Il botta e risposta ormai viaggia sui social. E così al presidente della Provincia di Terni Stefano Bandecchi, che aveva scelto Instagram per un'invettiva contro il mega impianto fotovoltaico da 11 MW di Montecastrilli e il suo impatto sul paesaggio, risponde su facebook l'assessore regionale Thomas De Luca (M5S). Una risposta affidata a un video nel quale il titolare delle deleghe ad ambiente ed energia interviene in modo diretto, attribuendo le responsabilità principali al Governo e denunciando l’inerzia delle amministrazioni precedenti.
“Il problema nasce dal fatto che chi doveva individuare le aree idonee e non idonee alla realizzazione di questi impianti non l’ha fatto”, ha dichiarato, riferendosi alla mancata approvazione di una legge regionale prevista dal decreto legge 190 del 2024, pubblicato a novembre scorso, e di conseguenza al lavoro non completato dalla precedente giunta Tesei e dall'allora assessore Morroni.
La vicenda è tornata al centro del dibattito politico dopo le dichiarazioni del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, che si è espresso con fermezza contro l’impianto: “Sì solo al fotovoltaico sui tetti, no agli impianti che consumano suolo agricolo. Il futuro è il nucleare”.
A queste parole, De Luca ha replicato con un approccio che autodefinisce laico e pragmatico: “Bisognerebbe guardare con oggettività ai dati. La produzione di energia nucleare ha costi molto più alti rispetto alle fonti rinnovabili e nessun Paese al mondo è alimentato esclusivamente dal nucleare. Si parla sempre di mix energetico, in cui il fotovoltaico gioca un ruolo fondamentale”.
De Luca ha voluto chiarire il contesto normativo e amministrativo in cui si è sviluppata la procedura autorizzativa per l’impianto: “Il decreto del Governo Meloni ha definito gli iter per le PAS (procedure autorizzative semplificate) e per le autorizzazioni uniche. All’interno di quest’ultima procedura, tutti gli enti - dai Comuni alla Provincia di Terni - hanno potuto esprimere i propri pareri”.
Ma l’assessore punta il dito contro il mancato intervento legislativo della precedente giunta e dell'assemblea regionale: “C’erano 180 giorni, a partire dal 21 giugno 2024, per approvare una legge che definisse le aree in cui non andavano realizzati impianti fotovoltaici. Questo non è stato fatto. Mi sono insediato il 18 dicembre e ho trovato un cassetto vuoto”.
In pochi mesi, sostiene, la Regione ha recuperato terreno: “Abbiamo avviato un percorso partecipato con tutti i Comuni umbri, le associazioni di categoria e gli attori del territorio per individuare le aree idonee e quelle da proteggere. Un lavoro che avrebbe dovuto essere fatto anni fa”.
Il riferimento polemico è chiaro e diretto. “Tutti quei politici che oggi si ergono a difensori del paesaggio dovrebbero spiegare perché, negli anni passati, non hanno mai richiesto l’apposizione di vincoli su quelle aree. Il piano paesaggistico regionale, concluso nel 2019, è rimasto bloccato per cinque anni. Lo abbiamo riattivato noi, nel comitato paritetico con i Ministeri dell’Ambiente e della Cultura”.
Sulle accuse rivolte alla Regione, De Luca si dice pronto a tutelare l’istituzione in ogni sede: “Le calunnie e le diffamazioni ricevute sono irricevibili. La Regione Umbria difenderà la propria onorabilità in tutte le sedi competenti. Troppo facile fare illazioni oggi, quando si è avuto tutto il tempo per agire e non lo si è fatto”.
Infine, un giudizio sull’agrivoltaico in sé: “È uno strumento utile se inserito correttamente nel paesaggio e accompagnato da attività agricole reali. Non può essere un mezzo per predare il territorio, ma un'opportunità da governare con regole chiare. E noi le abbiamo introdotte nella legge regionale sulla transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro”.
Il contenzioso sulle aree idonee per le rinnovabili ha assunto una rilevanza nazionale dopo la recente sentenza del TAR del Lazio, che ha annullato il decreto ministeriale sulle aree idonee, ritenendolo carente sul piano della consultazione con le Regioni e lesivo delle loro prerogative. La decisione ha di fatto bloccato un pilastro della pianificazione energetica nazionale, lasciando le amministrazioni locali prive di uno strumento di riferimento condiviso per regolamentare l’insediamento degli impianti fotovoltaici e agrivoltaici.
In questo vuoto normativo, la Regione Umbria ha deciso di procedere autonomamente. “Abbiamo definito un iter partecipato per stabilire a livello regionale le aree idonee e quelle da tutelare”, ha spiegato l’assessore De Luca. La normativa umbra in corso di definizione punta a conciliare le esigenze di sviluppo della produzione da fonti rinnovabili con la salvaguardia del paesaggio e della vocazione agricola del territorio, colmando in anticipo l’assenza di una cornice nazionale pienamente operativa.
La scelta dell’Umbria riflette la necessità, condivisa anche da altre Regioni, di dotarsi di strumenti normativi propri in attesa di un nuovo provvedimento statale che, tenendo conto delle indicazioni del TAR, ristabilisca un equilibrio tra gli obiettivi ambientali e il rispetto delle autonomie territoriali. In assenza di indicazioni vincolanti a livello centrale, il rischio è che ogni progetto continui a sollevare conflitti istituzionali e opposizioni locali, come sta avvenendo a Montecastrilli.