 
   La crisi che attraversa Forvia-ex Faurecia, storica azienda dell’automotive di Terni, assume contorni sempre più strutturali. L’azienda ha comunicato l’attivazione di due nuove settimane di cassa integrazione che coinvolgeranno oltre il 20% dei dipendenti. Una decisione che, secondo la Fiom-Cgil, apre scenari preoccupanti sul futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento umbro.
La misura, comunicata nel corso di un incontro con le RSU di stabilimento, arriva in un momento di forte tensione tra le parti. Il delegato Fiom ha espresso perplessità sulla reale motivazione del provvedimento, sottolineando il rischio che si tratti di “un semplice abbattimento dei costi, non giustificato da cause tecniche o produttive”.
La comunicazione aziendale, secondo la Fiom, sarebbe stata gestita con modalità scorrette. La procedura - spiegano i sindacati - sarebbe infatti “viziata sin dall’inizio”, poiché l’informativa preventiva non è stata inviata alle segreterie territoriali e uno dei delegati era impossibilitato a partecipare per infortunio.
Durante la riunione, il confronto si è fatto teso. Alle rimostranze del delegato Fiom non è seguita la firma del verbale da parte di nessuna sigla sindacale. Solo la RSU Uilm ha chiesto di poter disporre di più tempo, ma l’azienda e la Fim non hanno ritenuto opportuno aggiornare l’incontro.
Dal documento finale risulta che la motivazione del fermo riguarderebbe lo stabilimento di Cassino, dal 3 all’11 novembre 2025, periodo non coincidente con la fermata di Terni del 24 ottobre. Una discrepanza che alimenta ulteriori dubbi sulla reale natura della decisione.
Le spiegazioni fornite al tavolo confermerebbero un quadro più ampio: la volontà di ridurre i costi in un contesto in cui la crisi dello stabilimento ternano si fa ormai cronica, tra esuberi incentivati e cessazione quasi totale dei lavoratori somministrati.
“La situazione di Forvia richiede competenza e responsabilità da parte di tutti”, ha dichiarato la Fiom, annunciando che “in questa fase delicata non saranno tollerati approcci superficiali o scorciatoie che possano compromettere il futuro e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici”.
Il prossimo 27 ottobre, la vicenda approderà in Regione Umbria, in un incontro che vedrà il possibile coinvolgimento del board europeo del gruppo Forvia. Sul tavolo ci saranno la gestione degli ammortizzatori sociali, la tutela dell’occupazione e le prospettive industriali di un sito che, negli anni, ha rappresentato un punto di riferimento per l’automotive locale.
La tensione è alta, anche perché la cassa integrazione arriva dopo un periodo già segnato da incidenti sul lavoro, riduzione dei turni e progressivo ridimensionamento della produzione. La preoccupazione dei sindacati è che il processo in corso non sia temporaneo, ma preluda a una ristrutturazione profonda e permanente.
Intanto, la crisi del comparto automobilistico in Umbria mostra segnali sempre più allarmanti. Secondo i dati ufficiali del Tavolo regionale dell’automotive, riunitosi il 22 settembre 2025 alla presenza dell’assessore Francesco De Rebotti, del dirigente Adriano Bei e di Simone Campani di Sviluppo Lavoro Italia, le aziende con procedure di cassa integrazione straordinaria sono salite da quattro a sette. I lavoratori coinvolti sono 768, con un incremento di 376 unità rispetto ad aprile.
Un dato che fotografa una crisi in peggioramento, destinata ad aggravarsi ulteriormente nelle prossime settimane. Da qui la decisione della Regione Umbria di rafforzare gli strumenti già attivi, dal programma Gol ai progetti di formazione continua, e di valutare la reintroduzione di misure straordinarie come la cassa in deroga.
L’assessorato ha inoltre annunciato la creazione di una Task force dedicata alla gestione delle crisi industriali, con l’obiettivo di coordinare risorse, azioni e strumenti tra enti, aziende e parti sociali.
La Fiom conclude con un appello: “In un momento così complesso servono scelte ponderate e trasparenti. Non si può continuare a gestire la crisi con strumenti tampone: occorre una visione chiara sul futuro industriale dello stabilimento e dei suoi lavoratori”.
La partita, ancora una volta, si gioca tra le aule della Regione e i tavoli di trattativa. Ma la sensazione, tra i capannoni di Terni, è che il tempo per rinviare le decisioni stia finendo.