Rischia di far chiudere anche decine di aziende umbre di forniture sanitarie e mediche, con centinaia di dipendenti, e di far fermare la sanità. Si tratta della novità introdotta dal cosiddetto payback sanitario. Uno strumento di controllo della spesa pubblica relativo alla produzione dei dispositivi medici. La norma, istituita nel 2015 dal governo Renzi, imporrebbe ora alle Regioni di rendere allo Stato una quota pari al 50% delle spese in eccesso. Gli anni ricalcolati sono quelli tra il 2015 e il 2018.
A lanciare l'allarme per la situazione di affanno delle imprese umbre del settore e per tutta la filiera nazionale è l’Associazione Fornitori in Sanità ASFO Umbria Confcommercio. Che ha dedicato al tema dei nuovi obblighi normativi un convegno introdotto dall’intervento del presidente Paolo Palombi.
Sul payback – ha dichiarato Palombi – la nostra posizione rimane netta: bisogna abolirlo! Confidiamo che in questo senso si pronunci la Corte Costituzionale, che il 22 maggio è chiamata a decidere sulle questioni di incostituzionalità sollevate da alcuni TAR".
Sono mesi e mesi che le imprese stanno vivendo con il fiato sospeso. In attesa della pronuncia della Suprema Corte, nessuna Regione si è ancora mossa per l’applicazione del payback. Ma se la decisione non fosse favorevole e il provvedimento fosse adottato l’intero settore rischia il collasso. Ad entrare in particolare sofferenza sarebbero le piccole e medie imprese. Che sono la quasi totalità delle aziende umbre del comparto.
"Con conseguenze pesantissime non solo su fronte dell’occupazione ma anche su quello dell’utenza - ha spiegato il presidente Palombi -. Perché per tanti presìdi, dai più banali, come le garze, a quelli più sofisticati, ci sarà scarsità, se non grande difficoltà di approvvigionamento.
Chi opera nella filiera della produzione e della distribuzione dei dispositivi medici è alle prese anche con una serie di nuovi adempimenti normativi e regole che rendono ardua la sopravvivenza del settore. Tematiche fondamentali per una filiera da 12 miliardi di euro che sono state affrontate in un workshop nazionale sul tema Forniture per la sanità: novità e problematiche del settore.
A rendere problematico il futuro delle imprese sono però anche altri oneri normativi, per lo più derivanti dalla Unione Europea. Ad affrontarli, nel corso del convegno, è stata Fernanda Gellona, direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici. Tra le problematiche più rilevanti, il Regolamento europeo per l’immissione sul mercato dei dispositivi medici e il nuovo Codice degli appalti. Ma anche le nuove regole in materia di certificazione e verifica dei prodotti e le nuove procedure di acquisto da parte della pubblica amministrazione.
Le nostre attività rischiano di soccombere sotto questa mole di adempimenti - sottolinea Palombi - per questo richiamiamo l’attenzione delle istituzioni e della politica, a livello nazionale e locale. Da parte della nostra associazione c’è una costante e convinta ricerca di dialogo per trovare soluzioni condivise che promuovano logiche di acquisto basate sul valore, piuttosto che sul minor prezzo, a vantaggio sia delle imprese che della pubblica amministrazione. In questa ottica, soprattutto in Umbria, va riconosciuto e tutelato il ruolo delle piccole e medie imprese, che garantiscono la capillarità e velocità delle forniture su tutto il territorio. Il nostro impegno è inoltre rivolto – ha concluso il presidente ASFO Confcommercio – alla evoluzione tecnologica, perché la medicina sarà sempre più affidata alla robotica e a dispositivi ad altissimo contento tecnologico. E dobbiamo farci trovare preparati.