 
   CNA Umbria denuncia la mancanza di dialogo con la Giunta regionale nella riprogrammazione dei fondi europei. Il presidente Carloni: “Servono risposte immediate per sostenere imprese e manodopera qualificata”.
A poche settimane dalla chiusura della fase di riprogrammazione dei fondi europei 2021-2027, in Umbria cresce la preoccupazione tra le imprese. L’allarme arriva dalla CNA Umbria, che punta il dito contro la Regione accusandola di aver escluso le associazioni di categoria dal processo di concertazione legato al Fondo Sociale Europeo (FSE), strumento cardine per la formazione dei lavoratori e la competitività del sistema produttivo.
“Nonostante le ricerche sulla disoccupazione e le proposte avanzate nei mesi scorsi, non abbiamo avuto riscontri, né ufficiali né ufficiosi - dichiara Michele Carloni, presidente di CNA Umbria -. E questo nonostante l’annunciata volontà della Giunta regionale di costruire insieme alle parti sociali il futuro dell’Umbria”.
Un giudizio severo che apre una crepa nei rapporti tra imprese e istituzioni. L’associazione denuncia una mancanza di confronto strutturato, proprio mentre si decide come investire le ultime risorse disponibili per sostenere occupazione e crescita.
Il nodo centrale riguarda le risorse residue del Fondo Sociale Europeo, pari a oltre 200 milioni di euro. Fondi che, secondo la CNA, dovrebbero essere destinati alla formazione di manodopera specializzata, ma sui quali non c’è ancora una strategia chiara. “Non abbiamo alcuna informazione su come tali risorse saranno utilizzate - spiega Carloni - E questo mentre aumenta il malumore tra le imprese, soprattutto quelle che vogliono innovare ma non trovano personale qualificato”.
Il presidente sottolinea che il rischio non è astratto: senza una visione condivisa, la Regione Umbria potrebbe perdere la possibilità di colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro, aggravando una situazione già complessa.
CNA ha messo sul tavolo proposte precise: potenziare i tirocini formativi in azienda, allungandone la durata e aumentando la retribuzione per i lavoratori, ma anche creare nuovi percorsi tecnici per i giovani tra i 18 e i 35 anni, con corsi dedicati all’intelligenza artificiale, alla sostenibilità ambientale e alle nuove tecnologie produttive.
“Gli strumenti esistenti funzionano, ma raggiungono una platea troppo limitata di imprese - aggiunge Carloni - e rischiano di lasciare indietro le micro e piccole aziende che costituiscono l’ossatura del sistema economico umbro”.
Il quadro economico regionale è fragile. Il Pil umbro cresce a rilento, i consumi restano deboli dopo l’inflazione post Covid e l’incertezza frena la propensione a investire. A questo si aggiunge una denatalità costante e una fuga di giovani qualificati verso altre regioni o all’estero.
In Umbria, ricorda la CNA, ci sono almeno 10mila giovani tra i 18 e i 35 anni che non studiano e non lavorano: una risorsa potenziale che potrebbe essere formata per rispondere alle esigenze delle imprese. Ma per farlo serve una pianificazione efficace e una gestione trasparente dei fondi europei.
“Se vogliamo che l’Umbria eviti un declino inesorabile, dobbiamo utilizzare le risorse economiche in modo efficace e condiviso - afferma Carloni -. E non c’è modo migliore per farlo che coinvolgere, come promesso, tutti gli attori economici e sociali”.
La CNA Umbria chiede quindi alla Giunta regionale un radicale cambio di rotta. L’associazione propone di aprire subito un tavolo di concertazione permanente per discutere l’utilizzo dei fondi e garantire la massima trasparenza nelle scelte.
“Non si può parlare di co-progettazione e poi decidere tutto a porte chiuse - ammonisce Carloni - Le imprese devono essere parte attiva di questo processo”.
Secondo CNA, il Fondo Sociale Europeo deve essere considerato una leva di sviluppo, non solo una partita contabile. Le risorse europee, se ben gestite, possono diventare un volano per la crescita, la formazione e l’occupazione di qualità, contribuendo al benessere della comunità umbra.
“I tempi stringono - conclude Carloni - e il rischio è di perdere un’occasione irripetibile per rendere l’Umbria più competitiva e pronta alle sfide del futuro”.