Un uomo di origini libanesi, classe 1992, è stato arrestato dalla Polizia di Stato di Foligno con le accuse di resistenza, violenza e minaccia aggravata a pubblico ufficiale. L'uomo avrebbe prima minacciato la moglie e, poi, aggredito le forze dell'ordine.
Attimi di tensione nella notte di lunedì 14 luglio a Foligno. Gli agenti della Polizia di Stato sono intervenuti in un’abitazione, ponendo in arresto un cittadino libanese, classe 1992, per i reati di resistenza, violenza e minaccia aggravata a Pubblico Ufficiale e non è l'unico caso degli ultimi giorni.
Il 33enne di origini libanesi, già con dei precedenti alle spalle, avrebbe minacciato l'ex moglie, dopo una lite per futili motivi legati alla gestione congiunta delle bambine.
La donna avrebbe, quindi, richiesto l’intervento della Polizia di Stato, allarmata dalle minacce di morte da parte dell'uomo che, intanto, si era barricato in casa con le figlie.
Gli agenti del commissariato di Foligno, diretti dal vice questore Adriano Felici, giunti sul posto, hanno tentato di accedere all’abitazione dell’uomo che, però, si è rifiutato di aprire la porta minacciando tentativi di togliersi la vita.
Dopo diversi tentativi di farlo rinsavire, il 33enne si è convinto ad aprire la porta e a fare uscire le figlie che sono state riaffidate alla madre, donna di 30anni di origini nordafricane.
L’uomo, in forte stato di agitazione, forse dovuto a un uso eccessivo di alcol, avrebbe iniziato ad inveire contro i poliziotti e a minacciarli, puntandogli contro un coltello da cucina. Gli agenti, nonostante alcune difficoltà, sono riusciti a disarmarlo e a contenerlo in sicurezza.
Il 33enne, perciò, è stato tratto in arresto per i reati sopraindicati ed è stato, quindi, trattenuto nelle camere di sicurezza del commissariato folignate, in attesa dell’udienza di convalida.
Episodio di aggressione alle forze dell'ordine non isolato. A Spoleto, poche settimane fa, infatti, una donna 33enne, che si trovava nella sua abitazione, aveva iniziato a manifestare un comportamento aggressivo non appena aveva intravisto i poliziotti.
In preda a un'esplosione di rabbia, la donna aveva iniziato a insultare gli agenti, mostrando una chiara intenzione di opporsi al loro intervento, nonostante i tentativi degli agenti di calmare la situazione.
La sua aggressività si trasformò rapidamente, passando dagli insulti ai calci. Gli agenti avevano cercato di contenere la situazione usando tecniche di de-escalation, ma la 33enne ha continuato a resistere. Di fronte all’ostinata resistenza della donna e alla minaccia concreta di ulteriori aggressioni, gli agenti non ebbero altra scelta che procedere con l'arresto. La donna fu immobilizzata e condotta presso gli uffici del commissariato.
L'Articolo 337 del Codice Penale italiano disciplina il reato di resistenza a pubblico ufficiale, stabilendo pene severe per chiunque opponga violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o a un incaricato di pubblico servizio mentre questi compie un atto del proprio ufficio o servizio.
Il testo dell'Articolo 337 del Codice Penale recita: "Chiunque usa violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale o a un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni".