Un convento violato in pieno giorno, due frati indifesi costretti a cedere alle minacce di un coltello e di una forbice puntati contro di loro. A Foligno, la tranquillità di una domenica si è trasformata in paura e sgomento. È bastato il coraggio sfrontato di due malviventi per profanare le mura secolari di San Bartolomeo, portare via denaro destinato alla carità e lasciare dietro di sé una comunità ferita, che ora chiede giustizia e sicurezza. Un episodio che scuote non solo i religiosi, ma l’intera città, colpita laddove dovrebbe sentirsi più protetta: dentro un luogo di fede.
Domenica scorsa, due frati del convento di San Bartolomeo sono stati improvvisamente aggrediti e derubati da due malviventi, che per introdursi nel luogo di culto non hanno esitato a profanare le mura del convento, muovendosi come ombre decise a tutto. Pensavano di agire indisturbati, ma si sono imbattuti in due religiosi, presi di mira senza alcuno scrupolo: minacciati con un coltello e una forbice, i frati sono stati costretti a consegnare denaro, mille euro frutto di offerte destinate alle attività caritatevoli della comunità.
Un bottino magro rispetto al rischio, ma sufficiente a gettare sgomento nella comunità. I due aggressori, secondo quanto riportato da "Il Messaggero", si sono dati alla fuga subito dopo, sfruttando le vie secondarie che circondano l’antico convento. All’arrivo dei Carabinieri, allertati tempestivamente dalle vittime, non c’era più traccia dei ladri: si indaga su ogni dettaglio, dagli accessi secondari ai percorsi che dalla collina conducono alla Statale, possibili vie di fuga verso Nocera Umbra, Spello o Spoleto. Fortunatamente i frati non hanno riportato ferite, ma lo choc resta.
Gli inquirenti non escludono che si tratti di criminali improvvisati: la dinamica, l’arma rudimentale, la rapidità con cui hanno agito e abbandonato la scena lasciano pensare a un colpo poco pianificato. Si cerca di risalire all’identità dei due attraverso testimonianze e indizi raccolti sul posto. In queste ore sono stati sentiti residenti, passanti e chiunque possa aver notato movimenti sospetti. Non si esclude neppure l’aiuto di telecamere di sorveglianza private installate in zona.
Non è l’unico fatto di cronaca che in questi giorni riporta Foligno al centro delle pagine di cronaca. Proprio lo scorso 24 giugno, gli agenti della Polizia di Stato hanno arrestato un uomo di 52 anni, già noto alle forze dell’ordine, per maltrattamenti in famiglia. L’uomo, rintracciato nel centro storico di Foligno, è stato condotto in Commissariato e poi trasferito nel carcere di Spoleto per scontare una condanna definitiva a tre anni e quattro mesi di reclusione.
Un epilogo duro ma necessario, giunto al termine di indagini partite mesi fa grazie alle segnalazioni provenienti dal contesto familiare dell’uomo. Le accuse ricostruiscono un clima di violenza psicologica e fisica, reiterata nel tempo, ai danni dei conviventi. La sentenza di condanna conferma la gravità dei comportamenti e sottolinea l’impegno delle forze dell’ordine nel dare risposte concrete a chi, troppo spesso, subisce in silenzio.
Il convento di San Bartolomeo, oggi teatro di un furto tanto vigliacco quanto inquietante, rappresenta uno dei tesori spirituali e artistici di Foligno. Sorge su un colle poco fuori città, lungo la strada che porta all’antica abbazia di Sassovivo. La sua origine risale ai primi anni del Quattrocento: fu Ugolino Trinci a dare avvio alla costruzione nel 1408, proseguendo un disegno spirituale portato avanti dal figlio Nicolò e ispirato dal beato frate Paoluccio Trinci, promotore dell’osservanza francescana regolare.
La chiesa, dedicata a San Bartolomeo, custodisce ancora la suggestiva Fonte Marana, una sorgente che da secoli disseta uomini e storia. La facciata attuale, spesso attribuita erroneamente all’architetto folignate Piermarini, è in realtà opera di Angelo Giacobetti che la eresse tra il 1731 e il 1736, rendendola uno dei più eleganti esempi di architettura religiosa del Settecento locale. La struttura ha resistito a fulmini, restauri e ampliamenti: nel Seicento e Settecento furono aggiunti chiostro e nuovi ambienti conventuali, arricchendo un patrimonio già prezioso.
All’interno si ammirano opere come il Martirio di San Bartolomeo, l’ultima tavola di Niccolò Alunno completata dal figlio Lattanzio, e tele di artisti come Felice Damiani, Tommaso Nasini e Nicolò Circignani detto il Pomarancio. La cappella di destra riproduce, in scala ridotta, il Santo Sepolcro di Gerusalemme: un segno di fede e arte che richiama pellegrini e visitatori.
Tra coro ligneo, armadi intagliati, affreschi di frate Ippolito Lemmi da Coceto e cicli pittorici che raccontano le vite dei santi francescani, il convento è un luogo dove la storia si intreccia alla devozione. Un luogo che merita rispetto e protezione, soprattutto oggi che la cronaca ne racconta la profanazione. Foligno intera si stringe attorno ai frati di San Bartolomeo, in attesa che giustizia venga fatta.