Una notte di paura nel cuore del centro storico di Foligno, in piazza del Grano, si è conclusa dopo settimane di indagini con un arresto. Un uomo di 53 anni, di origine tunisina e già noto alle forze dell’ordine, è finito in carcere con l’accusa di rapina aggravata e lesioni personali, dopo aver fatto irruzione in un’abitazione sfondando la porta e aggredendo con una spranga i due residenti.
I fatti risalgono a circa due mesi fa, quando l’uomo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe forzato l’ingresso dell’abitazione a notte fonda, colpendo violentemente le vittime e portando via un telefono cellulare. La denuncia è scattata immediatamente, e grazie alla prontezza dei residenti e alle testimonianze di alcuni vicini, le forze dell’ordine sono riuscite a dare un volto e un nome al presunto aggressore.
Le indagini sono state condotte dagli uomini del Commissariato di Foligno. Fondamentali, secondo quanto trapela, sarebbero stati i racconti dei vicini di casa, svegliati dai rumori e dalle urla provenienti dall’abitazione presa di mira.
Grazie al riconoscimento e ai riscontri raccolti sul posto, gli inquirenti hanno potuto risalire rapidamente all’identità del sospetto: un uomo di 53 anni, già noto per reati legati allo spaccio di droga e alla violenza. Elementi che, insieme alla brutalità dell’episodio, hanno portato la Procura di Spoleto a chiedere l’applicazione della misura cautelare più severa.
Secondo il giudice per le indagini preliminari, infatti, una misura meno restrittiva sarebbe stata insufficiente a contenere la pericolosità dell’uomo. Il gip ha così accolto la richiesta della Procura, disponendo il carcere preventivo. Nelle ultime ore gli agenti del Commissariato, dopo averlo rintracciato, hanno accompagnato il 53enne presso la casa circondariale di Spoleto, dove è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Va ricordato che, nonostante le accuse, l’uomo è da considerarsi presunto innocente fino a eventuale condanna definitiva, come previsto dal principio costituzionale di non colpevolezza.
La cronaca recente dimostra come Foligno, pur restando una città tranquilla, non sia immune da episodi di violenza o microcriminalità.
Poche settimane fa, infatti, tre ragazzi minorenni - rispettivamente di 13, 16 e 17 anni - sono stati ritenuti presunti responsabili di una tentata rapina ai danni di un dodicenne, avvenuta nei pressi del castello di Sant’Eraclio. I tre avrebbero cercato di sottrarre la bicicletta e il cellulare al coetaneo, circondandolo e minacciandolo. Il più grande del gruppo, già noto alle forze dell’ordine per furto e lesioni personali, avrebbe avuto un ruolo attivo nell’aggressione. Ma la vittima, intuendo la situazione, è riuscita a divincolarsi e a fuggire, rifugiandosi a casa. I genitori del ragazzo hanno immediatamente sporto denuncia, consentendo agli agenti di identificare in breve tempo i tre presunti autori. Tutti e tre sono stati denunciati a piede libero alla Procura per i Minorenni di Perugia con l’accusa di tentata rapina in concorso. Episodi che, nel loro insieme, mostrano una preoccupante crescita di comportamenti violenti anche tra i più giovani, spesso legati a dinamiche di gruppo o a tentativi di emulazione.
La legge italiana punisce severamente i reati di rapina aggravata e di lesioni personali, considerandoli tra i delitti più gravi contro la persona e il patrimonio. La rapina, disciplinata dall’articolo 628 del Codice Penale, si configura quando qualcuno, mediante violenza o minaccia, si impossessa di un bene mobile altrui con l’intento di trarne profitto. La pena base prevista è la reclusione da cinque a dieci anni e una multa da 1.000 a 2.500 euro. La legge prevede aggravanti specifiche che aumentano notevolmente la sanzione: se la rapina è commessa con l’uso di armi, da più persone riunite, o se la vittima subisce lesioni, la pena può salire fino a vent’anni di reclusione. In particolare, la rapina aggravata per lesioni personali, come nel caso di aggressioni con spranga o altri oggetti contundenti, rientra tra le ipotesi di maggiore gravità, perché oltre al danno economico si aggiunge quello fisico e psicologico.
Le lesioni personali, previste dall’articolo 582 del Codice Penale, puniscono chiunque cagioni ad altri una lesione che provochi una malattia nel corpo o nella mente. Se la malattia dura più di venti giorni o se ricorrono aggravanti - come l’uso di armi, la premeditazione o la crudeltà - la pena può arrivare fino a sette anni di reclusione. Quando le lesioni accompagnano una rapina, si configura il concorso di reati o, nei casi più gravi, un’unica fattispecie di rapina aggravata dalle lesioni, con pene cumulabili e più severe. La legge italiana tutela in modo rigoroso l’integrità fisica e la sicurezza dei cittadini, punendo duramente chi, per ottenere denaro o beni, ricorre alla violenza e mette in pericolo la vita altrui.