Emergono altri particolari e dettagli inquietanti sull'omicidio della giovane studentessa ternana Ilaria Sula. Sembra infatti che la madre di Mark Samson, Nors Mzlapan, non vedeva di buon occhio la fidanzata del figlio, tanto da non volerla a casa. Una vera e propria presa di posizione a quanto pare secondo quanto riportato dalle principali testate nazionali, una sorta di astio o di gelosia nei confronti di Ilaria.
“Non volevo che Mark portasse sempre a casa Ilaria. Temevo che lo distraesse troppo: mio figlio deve rimanere concentrato sullo studio” -si legge sul Corriere della Sera-. Questo il senso delle confidenze fatte dalla donna, madre di Mark Samson, per l’omicidio di Ilaria Sula, poi gettata in un dirupo nelle vallate di Capranica Prenestina dopo essere stata accoltellata a morte e rinchiusa in una valigia fra il 25 e il 26 marzo scorso, proprio nell’abitazione situata nel quartiere Africano.
Con il passare dei giorni la posizione della madre di Mark, reo confesso, ma fra infinite contraddizioni, sta diventando sempre più un caso e va aggravandosi: la donna rischia infatti di essere indagata assieme al marito Rik, per concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere. Resta quindi tantissimo scetticismo sulle versioni fornite dai genitori dell'omicida.
Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi ieri ha detto la sua sui femmincidi in un video sui social: “Siamo arrivati a un limite. Ogni due giorni, una donna viene uccisa da un uomo. Era bravo, non ha mai fatto male nessuno, fra 20 anni quando esce di galera, potrà continuare a vivere, forse la scienza gli consentirà di arrivare a 100 anni. Ma intanto ha ucciso una donna, e si pente. Noi siamo pronti a perdonarlo. E' inaccettabile. Allora chiedo, al Governo, come segretario di Alternativa Popolare di ripristinare purtroppo la pena di morte, dopo un dibattito parlamentare per il femminicidio e la pedofilia. Se il colpevole confessa o se ci sono prove certe ed indiscutibili – non il Dna ma un video, una foto, un testimone – dopo 10 anni di galera condannare l’uomo a morte. Meglio se la cella è piccola e stretta, con poche ore d’aria. Non si può togliere la vita perchè tu pensi che l’altra persona non abba diritto a vivere la sua”.
Tantissime persone, probabilmente un centinaio si sono radunate giovedì pomeriggio in Piazza della Repubblica a Terni per rendere omaggio a Ilaria. "Era intelligente, dolce e molto indipendente. Una vera guerriera". Lo ha detto Beatrice migliore amica di Ilaria, che ha poi aggiunto: "Sarai ricordata come una persona che ha lottato per la sua libertà, e non come una vittima”.
Ieri sera Francesco Gabbani in concerto al PalaTerni, ha aperto anche il suo cuore dedicando un pensiero alla giovane Ilaria Sula. Tremila luci accese per lei, in un momento veramente toccante che il pubblico e l’artista toscano hanno condiviso nel ricordo di una giovane strappata alla vita, troppo presto. "Le parole in alcuni casi sono superficiali, non servono" ha detto l'artista, "preferisco far parlare la nostra energia anche nella sofferenza perché si possa cambiare e non si possano più ripetere certe cose. Proviamo a illuminare il Pala Terni con la nostra luce e dedichiamola ad Ilaria".
"La comunità di Terni e l'intera regione è sconvolta per la tragica notizia della morte di Ilaria Sula, la ventiduenne scomparsa il 25 marzo scorso a Roma. Il terzo femminicidio in Umbria, un fenomeno questo della violenza di genere che sembra non fermarsi. Per la presidente della Regione Umbria che esprime profondo cordoglio insieme a tutta la Giunta regionale, non possiamo più permettere che ciò avvenga perché ormai la violenza sulle donne non conosce confini sociali e culturali e richiede azioni concrete. Il caso di Ilaria Sula è emblematico di come il femminicidio non sia solo un atto criminale, ma un dramma che affonda le radici in dinamiche sociali e culturali ben più profonde.
La violenza contro le donne, spesso alimentata da relazioni malsane e squilibrate, è un fenomeno che mette in discussione la nostra capacità di educare le nuove generazioni alla parità, al rispetto e alla dignità reciproca. La Presidente ribadisce quindi, l'importanza di intervenire tempestivamente intensificando le azioni nelle scuole e nelle università, partendo dai giovani, per promuovere una cultura di rispetto e di consapevolezza. Oltre alla formazione nelle scuole, dobbiamo rafforzare i servizi di supporto alle vittime di violenza perché è urgente che la cultura del silenzio venga spezzata, e che ogni segnale di abuso venga ascoltato e affrontato.La discriminazione di genere, l’oggettivazione delle donne e la cultura della violenza non devono più trovare spazio nella nostra quotidianità.
Solo un cambiamento profondo e un impegno costante delle istituzioni, dei cittadini e delle famiglie potranno contrastare efficacemente il femminicidio e garantire alle donne una vita libera da paura e violenza”.
L'assessorato regionale alle Pari opportunità evidenzia che in pochi mesi in Italia ci sono stati 15 femminicidi. Gli ultimi tre stretti in una manciata di giorni. Oggi piangiamo Ilaria, originaria di Terni e fatta a pezzi a Roma. Domani a chi di noi toccherà? La violenza contro le donne non può più essere considera un fenomeno lontano, è una realtà che riguarda tutti, ogni giorno, in ogni angolo del nostro Paese e della nostra regione.
E’il riflesso di una cultura che, purtroppo, ancora oggi giustifica il possesso dell’uomo sulla vita delle donne, la loro libertà, le loro scelte. L'assessorato regionale alle Pari opportunità lavorerà per rilanciare misure immediate per contrastare questa folle violenza, interventi essenziali per far sì che nessuna donna si senta più sola. Innanzitutto il potenziamento dei centri antiviolenza, spazi di ascolto, supporto legale e psicologico. Poi una formazione capillare su progetti scolastici e comunitari che insegnino il rispetto reciproco, l’uguaglianza di genere e la consapevolezza sulle forme di abuso: i giovani hanno bisogno di quell’educazione affettiva e relazionale che in Italia manca da sempre. Occorre poi rafforzare le misure di protezione per le vittime, chi trova il coraggio di denunciare va protetta e tutelata. Lavoriamo anche ad azioni concrete per permettere alle donne di avere quella sicurezza economica e lavorativa che spesso è una leva fondamentale per allontanarsi da relazioni con uomini violenti. Allo stesso tempo occorre intensificare i controlli sugli uomini che hanno già compiuto atti di violenza. Per fare questo servono leggi più incisive e deterrenti: siamo di fronte a un’emergenza sociale che le donne pagano con la loro vita e questo è inaccettabile.
La violenza si combatte con la cultura per l'Assessorato regionale all'Istruzione e si deve partire dalle scuole, parlare ai ragazzi, insegnare il rispetto, l’affettività, l’educazione sentimentale. Creare un programma che possa davvero fare la differenza. Perché un amore che uccide non è amore. Perché chi ama non possiede, non controlla, non annienta. Questo cambiamento deve partire anche dai banchi di scuola, deve essere responsabilità delle istituzioni e deve diventare un impegno collettivo".