Il presidente della Provincia di Terni Stefano Bandecchi ha scompaginato le carte durante le audizioni sulla transizione energetica e la legge regionale su aree idonee e tutela del patrimonio paesaggistico in Seconda commissione del Consiglio regionale dell'Umbria, presieduta da Letizia Michelini. Mentre tutti i rappresentanti istituzionali e di categoria convergevano sulla necessità di una normativa chiara per il disegno di legge che individua le aree dove è possibile installare impianti rinnovabili, Bandecchi ha lanciato la sua provocazione: "La Provincia di Terni non vuole né mega-impianti di pannelli solari, né eolici, ma una centrale nucleare".
Un colpo di scena che ha fatto deragliare il consenso apparente emerso dalle altre audizioni, richieste dai consiglieri Laura Pernazza (FI) e Nilo Arcudi (Tp-Uc). La proposta del sindaco-presidente ha squarciato il velo di unanimità che aveva caratterizzato gli interventi di Anci Umbria, della Provincia di Perugia e delle associazioni di categoria.
"Non credo che la salvezza dell'umanità possa passare attraverso i pannelli solari", ha dichiarato Bandecchi con la sua consueta schiettezza. Una posizione che ha trovato terreno fertile nelle preoccupazioni espresse dagli altri auditi sui "mega impianti speculativi" e sull'impatto paesaggistico delle rinnovabili tradizionali nei territori agricoli o turistici. Il presidente della Provincia di Terni ha rilanciato: "Una centrale nucleare media a Terni potrebbe garantire l'energia necessaria non solo all'Umbria ma anche alla Toscana e al Lazio, con costi spalmati in oltre trent'anni".
Dal canto suo, il presidente della Provincia di Perugia Massimiliano Presciutti ha mantenuto un profilo più istituzionale, sottolineando l'importanza di evitare "qualsiasi corto circuito normativo tra il decreto legislativo del Governo e la legge regionale". Una cautela che riflette l'attesa per il decreto statale che, secondo quanto comunicato da Laura Pernazza, dovrebbe arrivare "prima della pausa estiva" come assicurato dal ministro Pichetto Fratin.
Il presidente di Anci Umbria Federico Gori ha evidenziato la necessità di una legge "chiara e applicabile in maniera uniforme", mentre i rappresentanti delle categorie produttive hanno posto l'accento su questioni tecniche cruciali. Andrea Di Matteo di Confindustria Umbria ha sottolineato l'urgenza di una "mappatura del territorio" per definire le aree idonee e non idonee, mentre Livio Farina della Rete delle professioni tecniche ha richiamato l'attenzione sulla necessità di "linearità normativa" per evitare interpretazioni difformi.
Il nodo delle Comunità energetiche rinnovabili (CER) ha trovato consenso trasversale, con Pasquale Trottolini (CNA) che ha definito questi strumenti "un punto di riferimento importante per il modello di sviluppo basato sulla sostenibilità". Una visione condivisa da Federico Fiorucci di Confcommercio, che ha definito le Cer "una importante innovazione", pur auspicando integrazioni al testo per "salvaguardare il turismo".
Proprio le CER sono previste nel Documento unico di programmazione del Comune di Terni, che dunque non è contrario a prescindere alle rinnovabili ma all'uso estremo di suolo agricolo e nelle aree turistiche. A prescindere dalla tentazione nucleare.
Non a caso, Valentino Filippetti di Anci ha puntato il dito contro la "deregulation nazionale" che ha generato una "richiesta spropositata per la realizzazione di mega impianti". La sua richiesta di "strumenti di carattere urbanistico" per arginare le speculazioni ha trovato eco nelle preoccupazioni espresse da più parti sui rischi per l'immagine turistica dell'Umbria.
La commissione ha annunciato che le audizioni proseguiranno con i rappresentanti delle associazioni agricole, mentre resta aperto il confronto su una legge che dovrà conciliare obiettivi energetici, tutela paesaggistica e sviluppo economico in una regione chevuole coniugare la propria identità sull'altare e la transizione verde.