La battaglia per i binari umbri si combatte a colpi di lettere ufficiali e prese di posizione politiche. Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, ha alzato il tiro contro l'Autorità di regolazione dei trasporti e Ferrovie dello Stato, mentre il fronte regionale si spacca tra chi guarda a Roma e chi resta ancorato alla Toscana. Una partita che vale 175 milioni di euro di investimenti e il futuro della mobilità pendolare.
Il primo cittadino ternano non ha usato mezzi termini nella lettera inviata oggi alle Ferrovie dello Stato, rispondendo a una comunicazione del 28 luglio sui lavori della linea Terni-Roma. "Siamo dispiaciuti nell'apprendere che tutti i treni italiani arrivano in ritardo e che le situazioni di ritardo devono essere considerate strutturali al servizio", ha scritto Bandecchi, che poi ha affondato il colpo con una provocazione dal sapore internazionale: "In molti stati del Mondo meno civilizzati del nostro e dove non avevano ancora la carta igienica, quando noi l'avevamo ormai inventata da anni, i treni arrivano in orario e 3 minuti di ritardo creano una tragedia sulla quale si può fare un film".
Il sindaco aveva già raccolto il grido d'allarme dei pendolari, trasformandosi nel loro portavoce istituzionale. La richiesta centrale è una sola: "Riteniamo imprescindibile a tutela dell'interesse pubblico diffuso la Vostra attivazione al fine di richiedere la revisione della posizione dell'Autorità di regolazione dei trasporti".
Il nodo della questione si annida nella delibera ART che anticipa al 1° gennaio 2026 l'esclusione dei treni attuali dalla Direttissima Roma-Firenze, poiché raggiungono al massimo i 160 km/h contro i 200 richiesti. Daniele Melasecche, ex assessore regionale ai trasporti oggi all'opposizione in consiglio regionale, ha rivendicato il salvataggio dei 12 nuovi treni Alstom da 200 km/h acquisiti dalla Giunta Tesei: un investimento da 175 milioni che rischiava di andare in fumo.
"La Giunta Tesei, su mio impulso, ha acquisito 12 treni Alstom da 200 km/h, proprio nella strategia di poter transitare sempre sulla Direttissima e raggiungere Roma con la tariffa di un regionale, ma in tempi più rapidi e con maggiore puntualità e sicurezza", ha dichiarato Melasecche, che poi ha puntato il dito contro l'attuale amministrazione regionale guidata da Stefania Proietti.
Il leghista ha rivendicato il lavoro di mediazione: "Grazie a un intenso lavoro di interlocuzione ai massimi livelli con Trenitalia e RFI, nonché con il Ministro Salvini, ART ha comunicato la disponibilità a fare delle deroghe che permetteranno all'Umbria di non vanificare il lavoro fatto fino ad oggi". L'appello finale suona come un ultimatum alla nuova amministrazione regionale: "Auspico che la Proietti riveda la propria posizione, che oggi appare disponibile a piegarsi ai desiderata del compagno Giani".
Il riferimento è al presidente della Toscana Eugenio Giani, nel mirino per la questione della stazione dell'alta velocità che dovrebbe servire entrambe le regioni e che si è arenata in consiglio regionale toscano.
Mentre il dibattito sui treni infiamma Palazzo dei Priori, da Terni arriva una proposta che suona come una dichiarazione d'indipendenza geografica. Claudio Batini, consigliere comunale di Alternativa Popolare e sostenitore di Bandecchi, ha messo nero su bianco una visione alternativa per il territorio ternano: "Se l'orientamento della Regione Umbria, con il suo baricentro politico a Perugia, è quello di prostrarsi alla Toscana, allora è tempo che la bassa Umbria tracci una nuova rotta".
La ricetta di Batini è ambiziosa: "La bassa Umbria deve ambire a diventare l'indiscussa isola felice di Roma, un polo di attrazione autonomo e vitale, forte del suo patrimonio verde e naturalistico inestimabile". Una posizione che trasforma la geografia in strategia politica, spostando l'asse di gravitazione dalla tradizionale alleanza tosco-umbra verso un'integrazione con l'area metropolitana capitolina.
L'accordo sulla stazione dell'alta velocità per Umbria e Toscana, secondo Batini, rappresenta "l'amara ammissione di una sconfitta. Una resa siglata da una presidente regionale che, con ogni probabilità, fatica a portare la fascia che simboleggia la sua responsabilità verso i cittadini".
La partita ferroviaria umbra si gioca dunque su più tavoli: quello tecnico delle specifiche ART, quello finanziario degli investimenti regionali e quello politico degli equilibri territoriali. Con Bandecchi che fa da battistrada istituzionale, Melasecche che rivendica i risultati della precedente giunta e Batini che propone il grande salto verso Roma, l'Umbria ferroviaria cerca la sua strada tra binari e alleanze, mentre i pendolari aspettano treni che arrivino in orario.