Il tessuto imprenditoriale ternano continua a sfilacciarsi. Dal terzo trimestre del 2022 la provincia non riesce più a invertire la rotta: 18.436 imprese attive registrate al quarto trimestre 2024, con una contrazione dell'1,4% rispetto all'anno precedente. Il dato emerge dal Rapporto Statistico "Indicatori dell'economia ternana" dell'Osservatorio provinciale istituito in Prefettura, documento che fotografa una realtà economica ancora fragile ma con alcuni segnali di ripresa selettiva.
La morsa si stringe soprattutto attorno ai settori tradizionali dell'economia locale. Il commercio perde il 2,9% delle imprese attive, l'agricoltura il 2,3%, la manifattura addirittura il 3,9%. Tre comparti che da soli rappresentano oltre la metà del tessuto imprenditoriale provinciale e che continuano a pagare il prezzo di una crisi strutturale iniziata due anni fa.
"Durante il secondo semestre del 2024 l'attività economica ternana mostra segnali di debolezza", si legge nel rapporto curato da Istat, ARPAL Umbria, Camera di Commercio dell'Umbria, INPS e Ispettorato Territoriale del Lavoro Terni-Rieti, con il contributo della Banca d'Italia. Una diagnosi che trova conferma nell'aumento delle richieste di cassa integrazione: oltre 876 mila ore autorizzate nel secondo semestre, con un incremento del 19,9% rispetto al 2023.
Il quadro non è però uniformemente negativo. Le esportazioni hanno ripreso vigore, segnando un +12,7% nel secondo semestre 2024 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Un risultato che stride con il -0,8% nazionale e conferma la capacità delle aziende ternane di competere sui mercati internazionali quando riescono a superare le difficoltà strutturali.
I metalli di base e prodotti in metallo trainano la ripresa dell'export, rappresentando oltre il 60% degli scambi annuali con un incremento del 4,7%. Crescono anche i macchinari (+41,9%) e gli apparecchi elettrici (+91,4%), mentre arretrano agricoltura (-21,6%) e prodotti alimentari (-16,2%).
Nonostante la ripresa delle vendite all'estero, la bilancia commerciale della provincia chiude il 2024 con un saldo negativo del 4,5% ogni 100 euro di scambi, contro il +4,3% dell'Italia. Un dato che evidenzia come l'economia ternana dipenda ancora troppo dalle importazioni, soprattutto nei settori strategici.
L'unica vera nota di ottimismo arriva dal mercato del lavoro. Gli occupati crescono dell'1,1% nel 2024, raggiungendo 89.700 unità. Ma è soprattutto l'andamento dell'occupazione femminile a segnare una svolta: +9,5% contro il +6,4% di quella maschile. Un risultato che porta il tasso di occupazione provinciale al 65,1%, superiore alla media nazionale del 62,2%.
"Il numero degli occupati della provincia di Terni cresce, trainato soprattutto dalla componente femminile", sottolinea il rapporto. La crescita riguarda principalmente agricoltura (+50%) e servizi (+15,5%), mentre l'industria perde il 12,5% degli addetti. Significativo anche l'aumento dei lavoratori autonomi (+23,5%), segnale di una ricerca di indipendenza professionale in un contesto economico incerto.
Il tasso di disoccupazione scende al 5,1% dal 6,5% del 2023, con una riduzione particolarmente marcata per le donne: dal 8,4% al 5,9%. Dati che confermano come il mercato del lavoro ternano, pur in un contesto di difficoltà generale, stia trovando nuovi equilibri.
Il rapporto evidenzia anche il peso della crisi demografica: con un tasso di natalità al 5,1 per mille (contro il 6,4 nazionale) e un'età media di 49,3 anni, la provincia di Terni deve fare i conti con un progressivo invecchiamento che rischia di compromettere le prospettive di sviluppo futuro.
Nel settore creditizio, si registra una timida ripresa: i prestiti alle imprese medio-grandi crescono del 6,9%, mentre resta stabile il credito alle famiglie. Il turismo, infine, chiude il 2024 in positivo grazie agli stranieri (+5,6% di arrivi), con Terni e Orvieto che trainano i flussi provinciali.