La polemica sul progetto Stadio-Clinica di Terni torna a infiammarsi e questa volta il terreno di battaglia è quello dei social. Il sindaco Stefano Bandecchi ha pubblicato su Instagram un documento del 2021, firmato dall’allora consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Thomas De Luca, oggi assessore regionale all’Ambiente, che impegnava la Regione Umbria a favorire la realizzazione congiunta del nuovo impianto sportivo e della clinica privata annessa.
Il testo, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale - con i voti anche degli attuali assessori Meloni e Bori (allora anche segretario regionale) del Partito Democratico - è diventato per Bandecchi la prova di quella che definisce “l’incoerenza e il voltafaccia” dell’attuale esponente pentastellato.
Nel video pubblicato sui social, il sindaco ha dichiarato: “Qui dietro c’è un documento dell’assessore De Luca, è un documento molto bello che va guardato. È del 2021, leggetelo tutto con attenzione, voi che abitate a Terni e fatevi un’idea di cosa vuol dire coerenza e intelligenza. Come si può passare dall’essere all’opposizione e avere un’idea, a quella che oggi si ha? Bellissima questa cosa. Cos’è cambiato? Niente. Però la politica di certe persone fa veramente schifo. Leggete questo documento, è interessante.”
La risposta di Thomas De Luca è arrivata poche ore dopo su Facebook, con un tono più ironico che polemico. “Gentile sindaco Bandecchi, lei mi accusa di essere incoerente, io invece la invito a rileggere ciò che ha postato. Il documento del 2021 è perfettamente lineare con ciò che accade oggi. Tra un epiteto e l’altro, è sempre importante trovare il tempo di rileggere. Le auguro una buonanotte e un buon fine settimana.”
Dietro la battuta, però, resta il nodo politico e amministrativo: De Luca sostiene che la mozione del 2021 non fosse un “via libera” incondizionato all’operazione, ma un impegno a rispettare le regole della programmazione sanitaria e le tre fasi necessarie - autorizzazione, accreditamento e accordo contrattuale - che oggi, secondo la Regione, non sarebbero ancora state completate mettendo così a rischio la tenuta finanziaria del progetto.
E così in mattinata è subito arrivata la controeplica di Stefano Bandecchi: "Tutto regolare... Gli specchi sono scivolosi", postato sui social.
Il confronto tra Comune di Terni e Regione Umbria si gioca tutto sull’interpretazione della prescrizione degli 80 posti letto previsti per la clinica privata annessa allo Stadio Libero Liberati.
Il Comune di Terni, infatti, non ha travalicato i suoi confini amministrativi accreditando una clinica privata o "ipotecando" il percorso di autorizzazione sanitaria regionale. Ha semplicemente rilasciato un permesso a costruire sulla base della delibera regionale 1399/2023 - che secondo l’ente dà seguito alla mozione presentata da De Luca e approvata da tutto il consiglio regionale.
Si tratta della decisione della giunta Tesei di rendere disponibili 80 posti convenzionati a livello provinciale. L’amministrazione ritiene che il rischio imprenditoriale di convenzionamento della fase delle tre A resti interamente a carico del privato, come avviene nei progetti in partenariato pubblico-privato (PPP).
La Regione Umbria, invece, guidata dalla presidente Stefania Proietti, ha un’interpretazione opposta. Nella deliberazione 1021/2025, la Giunta ha impugnato la determina tecnica del Comune, sostenendo che la DGR 1399/2023 non assegni in modo vincolante gli 80 posti letto, ma fotografi soltanto un “fabbisogno potenziale”.
La Regione richiama la necessità di rispettare la programmazione sanitaria regionale e di garantire equilibrio tra pubblico e privato: la clinica, sostengono gli uffici regionali, non è ancora costruita e quindi non può essere accreditata né convenzionata.
Il problema e il paradosso dell'atto regionale - secondo il Comune - è che, senza aver costruito prima la clinica e senza esserne proprietaria, la Ternana Calcio/Stadium Spa non può chiederne l’accreditamento. Quindi non consentirne la costruzione (a prescindere dal successivo percorso regionale) equivale a mettere la pietra tombale su un progetto che, a parole, tutti sostenevano unanimemente.
La diatriba, tuttavia, non è solo tecnica. Nel solco della frattura istituzionale tra Comune e Regione, che si trincera dietro la definizione di atto tecnico e non politico (perché a dare il via alla questione sarebbe stata una nota dell’Avvocatura regionale), c’è in realtà la contraddizione delle posizioni assunte dai partiti che sostengono l’attuale maggioranza regionale.
Nella loro nota di qualche giorno fa, infatti, non si limitano a sostenere la giunta Proietti sul piano tecnico-legale e di difesa delle prerogative della Regione. Ma vanno oltre, definendo un’operazione votata trasversalmente dal Consiglio regionale e da quello comunale di Terni come una “speculazione edilizia” che rischia di scaricare sulla collettività il costo di un intervento a vantaggio di privati.
Nel documento che è tutto politico e niente affatto tecnico del Patto Avanti si leggono accuse precise: la convenzione con Stadium Spa, si sostiene, “scarica sulla collettività il rischio di un’operazione speculativa”, rischiando di generare “uno stadio fatto a metà” e uno squilibrio tra sanità pubblica e privata.
Viene inoltre sottolineato il pericolo che la clinica privata possa essere costruita anche in assenza dello stadio, trasformando l’intero progetto in “socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti”. Si va contro la realizzazione del nuovo stadio, sostenendo "il ruolo identitario del Liberati" e si identifica il progetto come "dannoso per la salute dei cittadini".
Insomma, al di là delle legittime posizioni tattiche e dei ruoli recitati dalle parti in commedia nel teatrino della politica, si è di fronte a uno scontro che i giudici amministrativi dirimeranno solo per quanto riguarda le questioni interpretative delle norme. Ma che non potranno sanare dal punto di vista della divisione politica, perché dietro alla battaglia non ci sono solo le tecnicalità, ma lo scontro feroce tra la maggioranza regionale e il terzo incomodo Bandecchi.