Prima c'era stato il ricorso al Tar e ora direttamente quello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Al centro la questione dei tagli alle autonomie scolastiche che in Umbria, per l'anno scolastico 2026/2027, sono scese dalle 134 iniziali alle 130 attuali, ma ne servirebbero almeno due in più. A spiegare nel dettaglio le motivazioni che hanno spinto ad intraprendere l'azione è l'assessore regionale all'Istruzione, Fabio Barcacioli.
"L'Umbria - ha affermato - non può essere l’unica Regione d’Italia penalizzata dal decreto ministeriale sul dimensionamento scolastico, che stabilisce il numero dei dirigenti e dei direttori amministrativi per le scuole. Il decreto ci assegna 130 autonomie, due in meno rispetto a quanto riteniamo corretto, perché il ministero ha calcolato i posti in base a stime previsionali anziché sul numero effettivo di studenti iscritti. Pretendiamo che la normativa venga applicata in modo corretto e coerente con la realtà delle scuole umbre".
La Regione, dal canto suo, chiede tramite il ricorso straordinario, che all'Umbria ne vengano assegnate 132, questo anche tenendo conto di alcune particolarità del territorio umbro.
"La Regione - prosegue Barcaioli - conta oltre 101 mila studenti e un territorio in gran parte montano, dove la scuola è spesso l’unico presidio pubblico. Nelle settimane scorse, in Assemblea legislativa, è stato presentato il piano formativo regionale, con cui sono stati già attuati sette accorpamenti scolastici su nove richiesti dal Ministero, sei in Provincia di Perugia e uno nella Provincia di Terni".
Meno dirigenze scolastiche sul territorio, significa penalizzare più studenti che sono costretti al pendolarismo con tutti i disagi che ne conseguono. Non solo, le scuole soprattutto nei piccoli centri, non sono semplicemente il luogo deputato all'istruzione, ma un vero e proprio spazio polifuzionale a servizio dell'intera comunità che con meno autonomie scolastiche, ne verrebbe privata.
L'Umbria, unica Regione italiana ad aver ottenuto il temuto taglio alle direzioni scolastiche, alza la voce e chiede un'inversione di rotta alla massima carica dello Stato dopo aver, infruttuosamente, tentato la carta del confronto con il Ministero preposto. Il decreto che ha portato al ricorso è quello interministeriale n. 124 del 30 giugno 2025, con cui il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia insieme hanno definito il contingente di dirigenti scolastici e Direttore dei Servizi Generali Amministrativi (Dsga) per l’anno scolastico 2026/2027.
"Abbiamo cercato il dialogo con il Ministero per mesi - ha ricordato Barcaioli - chiedendo di correggere un errore che appare evidente, ma non abbiamo mai ricevuto risposte. Il ricorso è stato necessario per tutelare le nostre scuole e le comunità che vivono nei territori più fragili".
L'Umbria nel panorama nazionale rappresenta un piccolo territorio. Con una popolazione che supera di poco le 850mila unità per 92 Comuni totali, soltanto i due capoluoghi contano più di 100mila abitanti, arrivando a circa 270mila tra Perugia e Terni. Il resto della popolazione vive in cittadine e piccoli o piccolissimi centri, spesso rurali, che con quelli maggiori non sempre risultanto collegati in modo efficiente. L'accesso all'istruzione è anche una questione geografica di notevole importanza.
"Due autonomie possono sembrare poche - precisa Barcaioli in proposito - ma significano due presidi didattici che restano aperti, due comunità che continuano ad avere un punto di riferimento. Il ministro Valditara - aggiunge l'assessore - ha scelto di trattare la scuola pubblica solo in forma di tagli e divieti calpestando le esigenze delle comunità che la sostengono ogni giorno. Con questo governo rischiamo di lasciare le generazioni future senza strumenti, senza conoscenze, incapaci di difendere il loro futuro. È una scelta politica precisa, chi governa oggi ha deciso che istruzione, cultura e territorio non contano, e noi non possiamo accettarlo".