Dieci anni fa la PET entrava all’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni. Oggi, i numeri parlano il linguaggio scalabile dell’innovazione: 600 esami nel primo anno, 3.000 nel 2024 e un ruolo strategico nei percorsi clinici multidisciplinari. Il reparto festeggia l’anniversario sancendo non solo un upgrade tecnologico, ma un cambio di paradigma nella diagnostica regionale.
Era l’aprile 2014 quando partirono i lavori per l’installazione della Tomografia a Emissione di Positroni, un investimento reso possibile dal finanziamento della Fondazione CARIT. Non un semplice macchinario, ma un’infrastruttura scientifica attorno a cui la Medicina Nucleare ha costruito un nuovo modello di medicina clinica.
La traiettoria non è stata lineare: è stata esponenziale. Sotto la direzione del dottor Fabio Loreti, con il coordinamento tecnico del dottor Lucio Moscetti e quello infermieristico del dottor Sandro Bonifazi, il reparto ha trasformato un’unità operativa in un hub ad alta precisione diagnostica, in dialogo costante con oncologia, urologia, neurologia e chirurgia.
Accorciare i tempi di diagnosi, aumentare l’accuratezza, orientare le terapie: la PET ha cambiato non solo come si diagnostica, ma come si decide.
Il salto, però, non sta nel volume. Sta nell’impatto. “Quando abbiamo avviato l’attività della PET, ha spiegato il dottor Fabio Loreti, sapevamo di compiere un passo decisivo per la diagnostica oncologica e non solo. In questi dieci anni abbiamo visto crescere costantemente il numero degli esami: siamo passati dalle 600 PET del primo anno alle attuali 3.000. Ogni anno abbiamo ampliato la varietà delle metodiche disponibili e introdotto nuove applicazioni”.
L’innovazione più emblematica - e clinicamente disruptive - porta tre lettere: PSMA. L’arrivo della PET con tracciante PSMA ha ridisegnato la gestione del carcinoma prostatico, permettendo una capacità di rilevazione di recidive e metastasi che, fino a pochi anni fa, apparteneva più al dominio della speranza che dell’evidenza.
“Questo percorso non è stato soltanto tecnologico, ma anche culturale e organizzativo: la PET è diventata parte integrante dei percorsi clinici multidisciplinari”, ha aggiunto il dottor Loreti, ribadendo che il futuro non sarà un’evoluzione lineare, ma un’integrazione sempre più profonda tra diagnostica, decisioni cliniche e terapia personalizzata.
Se la PET è il motore, il team è l’architettura. Il nucleo medico della Medicina Nucleare è composto da Roberta Falchi, Christos Anagnostou, Sarah Conti, Luisa Loconte. Il coordinamento tecnico fa capo al dottor Lucio Moscetti, supportato dai tecnici Corinne Colagrande, Moira Costantini, Alessandro Di Giuli, Neda Grilli, Simona Mezzetti, Vanessa Pollini, Paola Sillani. L’area infermieristica, sotto la guida del dottor Sandro Bonifazi, include Fausto Brizi, Alessandra Ranaldi, Orietta Rosignoli, Giancarlo Ruffinelli, Daniele Sciaboletta. Il supporto amministrativo è affidato a Francesca Zeno.
Il messaggio di Loreti è un riconoscimento che suona come bussola: “Questo traguardo non sarebbe stato possibile senza il lavoro quotidiano e appassionato di tutti i collaboratori: medici, tecnici e infermieri che, con professionalità e dedizione, hanno reso la Medicina Nucleare un reparto di eccellenza. A loro va il mio più sincero ringraziamento”.
Il barometro dei prossimi anni punterà a tre direzioni: ulteriore potenziamento delle metodiche diagnostiche, nuovi traccianti, ampliamento dei percorsi integrati. Se la prima decade della PET ha costruito l’infrastruttura, la seconda punta a rifinire la personalizzazione diagnostica e terapeutica.
L’anniversario non è un punto d’arrivo, ma un bivio: da un lato celebrare l’impatto, dall’altro capitalizzarlo. E nel lessico clinico di Terni, la PET non è più un esame. È un asset strategico.
La vera notizia, a dieci anni dall’installazione? La tecnologia ha alzato l’asticella. Le persone l’hanno superata.