Il quadro del debito delle famiglie umbre mostra una popolazione tra le più ricettive verso mutui e prestiti d’Italia: oltre il 60% dei residenti di Perugia e Terni ha almeno un contratto rateale attivo, un dato superiore alla media nazionale del 59,6%. Tuttavia, il valore economico del debito residuo è più contenuto che altrove, offrendo un barlume di sollievo in uno scenario di redditi complessivamente inferiori rispetto al resto del paese.
Nella classifica pubblicata da Il Sole 24 Ore (dati Crif giugno 2025), Perugia è al 31esimo posto e Terni al 49esimo per debito residuo medio—posizioni migliori della media nazionale. Qui il 63,5% dei perugini e il 61% dei ternani sono indebitati, a fronte di una media italiana del 59,6%. Questo riflette una maggiore diffusione dell’accesso al credito, spesso necessario per acquistare casa, sostenere consumi o coprire spese straordinarie, data la composizione socio-economica delle due province.
Debito medio residuo: a Perugia 29.029 euro, a Terni 27.272 euro (contro una media nazionale di 31.637 euro).
Rapporto mensilità/debito residuo: a livello italiano servono 17,4 stipendi per azzerare i debiti, a Perugia ne occorrono 18 e a Terni 16,9, cifra che equivale a un anno e mezzo di salario.
Rapporto debito/stipendio: Perugia sale all’87,7%, Terni si ferma al 79,5%, mentre il dato italiano medio è 79,8%.
Popolazione con crediti attivi: a Perugia il 63,5% della popolazione ha almeno un credito attivo, mentre a Terni il 61%.
Questi numeri sottolineano come in Umbria la più ampia diffusione del credito non sia collegata a oneri sproporzionati: la quota di popolazione indebitata è superiore, ma l’importo medio è tra i più bassi del Centro Italia. In Perugia, la combinazione di retribuzioni medie attorno ai 20.222 euro lordi annui (fonte Istat, Rapporto BesT 2024) e un debito residuale “sotto controllo” porta a un rapporto debito/reddito relativamente elevato, ma ancora gestibile.
A Terni, il quadro è ancor più favorevole: la dinamica industriale resta fondamentale e ha contribuito storicamente a un profilo debitorio più equilibrato e vicino alla sostenibilità, con un rapporto debito-salario simile alla media nazionale ma un importo medio esiguo rispetto alle province più indebitate d’Italia.
Le differenze emergono tra le due province anche in chiave settoriale e territoriale. Perugia, con la sua economia variegata (turismo, servizi, manifatturiero), registra livelli di indebitamento leggermente maggiori: secondo la Camera di Commercio (marzo 2025), il gap di reddito tra Perugia e il resto d’Italia si è ampliato tra il 2021 e il 2023, amplificando il carico relativo del debito rispetto ai salari. Qui, il credito resta strumento fondamentale per sostenere investimenti familiari e consumi.
Terni, più legata alla produzione industriale e alle costruzioni, sembra beneficiare di una generale solidità finanziaria delle famiglie: il rapporto debito/reddito sotto l’80% mitiga i rischi nel medio termine, anche in un contesto di incertezza industriale e tensioni produttive.
Pur in presenza di questi dati virtuosi, restano rischi e sfide: l’aumento dei tassi, la fragilità di alcuni comparti occupazionali e la situazione demografica possono condurre a nuovi equilibri. Fondamentale investire in educazione finanziaria, strumenti di tutela per le famiglie e monitoraggio continuo, affinché la buona reputazione dell’Umbria in questo ambito sia confermata anche negli anni a venire.
In sintesi, l’Umbria si conferma territorio ad alta propensione all’indebitamento, ma con una condizione generale di equilibrio, soprattutto a Terni e Perugia: si accede più spesso al credito, ma lo si restituisce in tempi contenuti e con sacrifici proporzionati al reddito familiare. Una fotografia che, secondo Il Sole 24 Ore e Crif, pone la regione tra le più resilienti d’Italia sotto il profilo dell’esposizione finanziaria familiare.