06 Apr, 2025 - 14:30

Dazi Usa sul vino, l’Umbria alza la voce: “Così si affossa il nostro futuro”. Lettera al ministro Lollobrigida

Dazi Usa sul vino, l’Umbria alza la voce: “Così si affossa il nostro futuro”. Lettera al ministro Lollobrigida

I produttori umbri scrivono al ministro Lollobrigida: in gioco 15 milioni di euro e anni di promozione del made in Italy. Dal Montefalco all’Orvieto, preoccupazione per l’impatto sui mercati e sull’enoturismo.

L’annuncio dell’amministrazione Trump di voler reintrodurre dazi sul vino europeo, tra cui quello italiano, ha acceso l’allarme tra i produttori umbri, che temono un colpo durissimo alla tenuta del comparto. Una voce, quella del vino umbro, piccola in termini assoluti ma centrale nella strategia di promozione internazionale del territorio.

Per questo motivo, i consorzi di tutela dei vini dell’Umbria hanno inviato una lettera urgente al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, chiedendo un intervento deciso del governo italiano e della Commissione Europea per escludere il vino dalla lista dei beni soggetti a dazi.

Mettere a rischio il nostro accesso al mercato statunitense vanificherebbe anni di politiche di sviluppo del made in Italy e di crescita”, si legge nella lettera, firmata congiuntamente da tutti i principali attori del mondo vitivinicolo umbro.

Una partita da 15 milioni di euro: quanto vale il vino umbro negli USA

Il valore in gioco non è simbolico: le vendite di vino umbro negli Stati Uniti valgono circa 15 milioni di euro all’anno. Una cifra che rappresenta una fetta significativa dell’export regionale nel settore agroalimentare, e che ha visto una crescita costante negli ultimi anni, anche grazie all’apertura di nuovi canali distributivi e all’attenzione crescente dei consumatori americani verso i vini di qualità.

Secondo i dati Aur, gli USA rappresentano oggi per l’Umbria uno dei mercati più dinamici e promettenti, con un aumento del 9,8% nel solo 2024. I vini umbri, apprezzati per la loro autenticità e il legame con il territorio, sono diventati simbolo di un'Italia rurale e identitaria, capace di competere con i grandi nomi internazionali.

Nella lettera al ministro Lollobrigida, i consorzi sottolineano come l’introduzione dei dazi sarebbe un errore strategico, non solo per l’Umbria ma per l’intero comparto nazionale.

“Riteniamo strategicamente errata l’introduzione di dazi di ritorsione sui vini e sui bourbon americani. Sarebbe una risposta miope, che aggraverebbe la crisi e penalizzerebbe l’intera filiera”, scrivono i firmatari.

A pesare è anche il rischio di effetti a catena sull’indotto, a partire dal turismo del vino, che negli ultimi anni ha rappresentato una delle leve principali per lo sviluppo del territorio umbro.

A delineare il quadro con più precisione è Massimo Sepiacci, presidente di Umbria Top Wines, la cooperativa che riunisce numerose cantine della regione.

“Diversificare le destinazioni e valorizzare ancora di più la qualità e l’unicità dei vini umbri è oggi fondamentale”, spiega Sepiacci. “L’effetto più immediato sarà una riduzione dei volumi importati, in particolare per i vini di media fascia ed entry level, che sono i più sensibili alle variazioni di prezzo”.

La strategia proposta dai produttori umbri prevede più investimenti nella digitalizzazione, apertura verso nuovi mercati emergenti e sinergie con altri comparti del made in Italy, come l’agroalimentare, l’artigianato e la moda.

“L’Umbria deve affrontare questa sfida con determinazione – aggiunge Sepiacci –. Abbiamo le carte in regola per farlo, ma serve un lavoro congiunto tra istituzioni, consorzi e aziende”.

Non solo vino: l’export agroalimentare umbro sotto pressione

L’impatto dei dazi non riguarda solo il vino. Secondo il report dell’Ufficio Studi della Cia-Agricoltori Italiani, una provincia su cinque potrebbe essere colpita nei propri settori agroalimentari chiave.

Nel dettaglio, le esportazioni agroalimentari verso gli Stati Uniti rappresentano il 7% del totale in provincia di Perugia (70,8 milioni di euro) e il 13% in quella di Terni (14,6 milioni). Un colpo che potrebbe compromettere la tenuta economica di molte piccole e medie imprese agricole.

Oltre all’export, a rischio c’è anche l’enoturismo, che negli ultimi anni è diventato un vero e proprio motore economico per la regione, in grado di attrarre migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Lo sottolinea con preoccupazione Giovanni Dubini, presidente del Movimento Turismo del Vino Umbria:

“L’enoturismo ha rappresentato una risorsa straordinaria, con un crescente interesse da parte di visitatori italiani e stranieri che scelgono l’Umbria per scoprire l’autenticità dei nostri vini e dei nostri territori”, ha affermato Dubini.

L’introduzione dei dazi rischia di interrompere questo flusso virtuoso, penalizzando anche le attività di accoglienza, ristorazione e artigianato legate al vino, e quindi moltiplicando l’impatto economico negativo.

L’Umbria vanta distretti vinicoli tra i più pregiati d’Italia, capaci di unire tradizione, qualità e innovazione. Tra i più noti:

  • Montefalco, patria del celebre Sagrantino, simbolo di potenza e territorialità;

  • Orvieto, con i suoi bianchi eleganti, tra i più apprezzati negli Stati Uniti;

  • Torgiano, culla di una viticoltura raffinata e museale;

  • Il Trasimeno, con le sue uve autoctone e la sperimentazione sostenibile.

Questi territori hanno investito enormemente negli ultimi vent’anni per posizionarsi sui mercati internazionali. Un danno all’export significherebbe cancellare anni di sforzi collettivi.

Nella lettera inviata al ministro Lollobrigida, i produttori chiedono un’azione diplomatica urgente da parte del governo italiano, affinché la Commissione Europea intervenga per escludere il vino dalla lista dei beni soggetti ai dazi.

“È una battaglia da combattere in sede europea – dicono i consorzi –. Non possiamo permettere che il vino italiano paghi il prezzo di tensioni politiche e commerciali estranee alla nostra filiera”.

L’Umbria difende il suo vino, patrimonio di identità e sviluppo

In un mondo sempre più interconnesso, il vino è molto più di una bevanda: è ambasciatore di cultura, storia, lavoro e paesaggio. Per l’Umbria, difendere il proprio export vitivinicolo significa proteggere un pezzo fondamentale della propria economia e della propria anima.

Il rischio dei dazi statunitensi apre una stagione difficile, ma anche una sfida che i produttori umbri vogliono affrontare con coraggio, unione e visione.

La speranza è che le istituzioni raccolgano l’appello, trasformandolo in azioni concrete e tempestive. Perché ogni bottiglia di vino esportata nel mondo racconta un territorio. E l’Umbria non può permettersi di perdere la sua voce.

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Mario Farneti
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