Una mattinata dedicata alla legalità digitale ha coinvolto ieri gli studenti dell’Istituto Cassata Gattapone, protagonisti di una lezione intensa e partecipata con il personale specializzato del Centro Operativo di Sicurezza Cibernetica dell’Umbria. Un appuntamento pensato per offrire agli adolescenti strumenti concreti per orientarsi nel mondo del web, riconoscere i rischi, difendersi dal cyberbullismo e comprendere le dinamiche dell’adescamento online, fenomeni purtroppo in costante crescita.
L’iniziativa aveva riunito 260 alunni delle classi quinte e 22 docenti, guidati dalla professoressa Chiara Mancini, referente scolastica per il cyberbullismo. Un segnale forte: la scuola che non soltanto osserva, ma si mette in gioco per educare a una cittadinanza digitale consapevole.
Gli operatori della Polizia di Stato avevano incontrato ragazze e ragazzi in un clima di dialogo aperto, costruendo con loro una riflessione condivisa sulle strategie corrette per muoversi online. Un web sicuro, hanno spiegato, non è fatto solo di regole tecniche, ma soprattutto di responsabilità individuali.
«Ogni clic lascia un’impronta», avevano ricordato gli esperti, sottolineando come il comportamento sul web non sia mai “solo virtuale”: ciò che accade online ha effetti reali, profondi, spesso permanenti.
L’obiettivo dell’incontro non era spaventare gli studenti, bensì renderli più consapevoli delle dinamiche digitali che li circondano quotidianamente, tra social network, chat, videogiochi e piattaforme di condivisione.
Uno dei punti centrali della lezione era stato il cyberbullismo, fenomeno che può manifestarsi in molti modi: messaggi offensivi, diffusione di immagini senza consenso, creazione di gruppi ostili, esclusioni mirate, fino alle forme più gravi di persecuzione digitale.
Gli operatori avevano insistito su un concetto chiave: la prevenzione.
«La prima difesa è non sentirsi soli», avevano spiegato, «e chiedere subito aiuto a un adulto o a un insegnante quando qualcosa ci mette a disagio.»
I ragazzi avevano ascoltato con grande attenzione le testimonianze e gli esempi presentati, che mostravano come il confine tra scherzo e violenza possa essere molto sottile e come la rete amplifichi ogni gesto, talvolta in modo irreversibile.

Altrettanto approfondito era stato il tema dell’adescamento online, spesso sottovalutato dai più giovani e difficile da individuare nelle sue prime fasi.
Gli esperti della Polizia di Stato avevano illustrato i comportamenti tipici di chi cerca di manipolare un minore attraverso la rete: richieste di foto, insistenza nel creare un rapporto esclusivo, curiosità eccessiva su vita privata e spostamenti.
«Nessun adulto che agisce in buona fede chiede segreti», avevano ribadito gli operatori, invitando gli studenti a non fidarsi di sconosciuti digitali e a non condividere informazioni personali.
Un altro punto delicato affrontato durante l’incontro era stato quello della condivisione di immagini intime, sia proprie sia altrui.
Gli operatori avevano chiarito che inviare contenuti sensibili è sempre un rischio altissimo: una volta spedita, una foto può essere salvata, inoltrata, manipolata e diffusa senza alcun controllo.
«Quello che oggi sembra un gesto di fiducia, domani può diventare una ferita profonda», avevano detto, spingendo i ragazzi a riflettere sulle conseguenze legali e psicologiche delle scelte digitali.
Il fenomeno degli hate speech, i cosiddetti discorsi d’odio, aveva occupato una parte significativa del confronto. Gli studenti avevano scoperto come certi comportamenti, normalizzati dalla quotidianità online, siano in realtà forme di violenza: offese sistematiche, discriminazioni, incitamenti all’odio verso persone o gruppi.
Gli operatori della Polizia avevano messo in guardia i ragazzi: partecipare a un clima di ostilità, anche solo con un commento o un like, contribuisce ad alimentare dinamiche tossiche e potenzialmente illegali.
La partecipazione degli alunni è stata attiva, viva, intensa. Le domande hanno attraversato tutto il mondo digitale, dalle app di messaggistica ai videogiochi, dai social più noti alle piattaforme emergenti.
Molti studenti hanno condiviso esperienze personali e dubbi, mostrando quanto il tema fosse sentito e quanto fosse necessario parlarne con figure competenti.
Al termine dell’incontro, la Polizia di Stato ha distribuito materiali informativi che docenti e studenti possono utilizzare per tornare sugli argomenti affrontati.
Una scelta che sottolinea il valore educativo dell’appuntamento: non un evento isolato, ma un percorso che la scuola intendeva continuare.
La lezione al Cassata Gattapone ha dimostrato quanto sia importante accompagnare i giovani in un uso consapevole della rete.
Il web può essere un luogo di opportunità, crescita e incontro — ma solo se vissuto con responsabilità, rispetto e conoscenza.
Il messaggio lasciato agli studenti è stato chiaro: «La rete è uno strumento potente. Sta a voi decidere se usarla per costruire o per ferire.»