Il quadro che emerge dalla relazione della Procura Generale della Repubblica di Perugia non è soltanto una fredda elencazione di statistiche, ma il riflesso di un territorio alle prese con mutamenti epocali nella mappa della criminalità.
In Umbria, lo scenario che emerge dalla relazione alla Procura Generale della Suprema Corte di Cassazione in vista della prossima inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2026, è quello di una regione da tempo considerata “zona franca” rispetto alle infiltrazioni mafiose più gravi, ma che oggi si trova a fare i conti con nuove minacce diffuse e trasversali, dalla devianza minorile agli episodi di criminalità urbana, dalla violenza di genere al traffico di stupefacenti.
Nel periodo analizzato, si sono registrati episodi di particolare gravità come quattro procedimenti per omicidio volontario nella zona spoletina, tra cui spicca il primo femminicidio dell’anno in Italia, avvenuto proprio nel territorio perugino.
Un dato preoccupante, che il Procuratore Generale Sergio Sottani non esita a definire “assolutamente anomalo ed in eccesso per la regione”. La risposta delle autorità è stata tempestiva e caratterizzata da alta professionalità investigativa, ma il messaggio che arriva ai cittadini è chiaro: la guardia va mantenuta alta, con investimenti e risorse sulle politiche di prevenzione, sull’ascolto degli individui fragili e sull’azione educativa diffusa.
Il fenomeno dei reati minorili non può più essere letto come episodico o marginale: “Il numero di procedimenti a carico di soggetti minorenni è cresciuto in modo significativo e impone l’avvio di monitoraggi coordinati con università, scuole e servizi sociali”, sottolinea la relazione. Nel solo distretto umbro, sono stati 37 i procedimenti avviati per traffico illecito di stupefacenti da parte di minori, e la quota delle rapine commesse da ragazzi è passata da 17 a ben 50 episodi nell’ultimo anno. Questi dati non solo allarmano per la loro crescita esponenziale, ma rappresentano il campanello d’allarme di un disagio sociale più profondo: “Devianza e disagio si intrecciano, e la risposta non può che essere multidisciplinare”.
Il rapporto della Procura evidenzia la necessità di potenziare le strutture destinate alle “fasce deboli”, come dimostra il gruppo specialistico attivato a Spoleto nel 2024, che ha registrato oltre 331 nuove iscrizioni per reati collegati a violenza domestica, maltrattamenti e abusi. Il focus sulle giovani generazioni è centrale, e la collaborazione tra tribunali, università e servizi territoriali prende sempre più piede come nuova frontiera della prevenzione.
Se la criminalità di matrice mafiosa non è ancora radicata in Umbria come nelle grandi regioni a rischio del Sud, la presenza di sodalizi stranieri e la contaminazione con soggetti italiani destinano il territorio umbro a una crescente esposizione. “L’arresto di un cittadino nigeriano per appartenenza a una mafia internazionale nel territorio ternano è sintomatico del rischio di innesti silenti nel tessuto locale”, osserva la relazione. Non meno inquietante è l’attività di narcotraffico, che vede “la presenza di circuiti criminali radicati, ben inseriti anche nella comunità locale, spesso con regolare lavoro”.
I furti in abitazione risultano triplicati nel ternano, i procedimenti contro ignoti per questo tipo di reato sono aumentati di oltre il 30%, e la percezione di insicurezza cresce soprattutto nei centri maggiori, dove la Procura ha richiesto il rafforzamento della vigilanza urbana. Nel periodo estivo, nella zona della stazione a Perugia è stato attivato un sistema di controllo speciale, segno che il tema sicurezza resta al centro del dibattito pubblico, con la ferma volontà di evitare rappresentazioni “urlate o demagogiche” che non risolvono i problemi reali dei cittadini.
Il controllo del territorio, il monitoraggio dei flussi, l’allontanamento dei soggetti irregolari e il contrasto agli episodi di violenza urbana sono le armi messe in campo da una giustizia che vuole essere vicina ai bisogni concreti della popolazione.
Il documento non si limita ai rischi visibili: accende i riflettori anche sui pericoli digitali. L’istigazione al suicidio via chat su Telegram, il fenomeno delle radicalizzazioni religiose sul web, gli episodi di revenge porn e l’adescamento di minori online registrano aumenti del 20% rispetto allo scorso anno. “Nessun territorio è davvero immune ai rischi dell’era digitale”, avverte la Procura, che per accelerare la risposta ha siglato un protocollo di collaborazione con altre procure e forze di polizia, raccogliendo dati e promuovendo interventi mirati.
Un altro segnale d’allarme arriva direttamente dagli istituti penitenziari umbri: sono oltre 200 i dispositivi mobili sequestrati nell’ultimo triennio all’interno delle carceri regionali, un numero in costante aumento e che rappresenta una minaccia concreta, “perché consente ai detenuti di mantenere contatti illeciti e continuare attività criminali anche dall’interno”.
L’Umbria si trova dunque a un bivio. Da una parte la volontà di non cedere a narrazioni eccessivamente allarmistiche, dall’altra la consapevolezza che il tessuto sociale regionale è attraversato da sfide nuove e complesse. La crescita dei reati minorili, l’abbattimento delle barriere fra criminalità locale e organizzata, la spinta della devianza digitale impongono riflessioni e azioni coordinate. Il Procuratore Generale Sergio Sottani lo ribadisce con chiarezza: “Serve un approccio integrato, con sinergia fra istituzioni, tecnici e territori, per garantire la sicurezza reale e la tutela delle generazioni future”.