08 Sep, 2025 - 21:30

Copertura record in Umbria, ma l’Italia resta indietro sul vaccino

Copertura record in Umbria, ma l’Italia resta indietro sul vaccino

L’Italia continua a mostrare scarso entusiasmo verso il vaccino antinfluenzale, nonostante la scorsa stagione sia stata la più intensa degli ultimi anni con circa 16 milioni di casi di sindromi simil-influenzali. I dati appena diffusi dal Ministero della Salute indicano che, complessivamente, meno di un italiano su cinque si è vaccinato contro l’influenza lo scorso anno.

In particolare la copertura vaccinale nazionale nella popolazione generale si attesta solo al 19,6% (in lieve crescita rispetto al 18,9% dell’anno precedente). Tra gli anziani, la categoria più a rischio, quasi la metà degli over 65 (47,5%) non si è immunizzata – un livello ben al di sotto dell’obiettivo minimo del 75% fissato dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale. Di fronte a queste cifre, spicca il caso virtuoso dell’Umbria, che registra le coperture più alte d’Italia, pur restando anch’essa sotto il target di sicurezza.

Vaccino antinfluenzale, Italia indietro ma l’Umbria guida la classifica

Secondo i dati ministeriali relativi alla stagione influenzale 2024-2025, l’Umbria si conferma ai vertici nazionali per adesione al vaccino. Nella nostra regione il 22,6% della popolazione generale si è vaccinato (ex aequo con la Toscana), a fronte di una media italiana del 19,6%.

Il dato umbro risulta nettamente superiore anche per gli anziani: 64,1% degli over 65 ha ricevuto il vaccino antinfluenzale, il valore più alto in Italia e ben sopra la media nazionale ferma al 52,5%. Sebbene l’Umbria resti sotto al livello raccomandato del 75%, la sua performance indica una maggiore sensibilità locale verso la prevenzione rispetto ad altre aree del Paese.

Coperture in Umbria: il 64,1% degli anziani si è vaccinato

In termini assoluti, in Italia sono state somministrate poco più di 11,5 milioni di dosi di vaccino, un numero simile agli anni scorsi e insufficiente a garantire un’adeguata protezione, soprattutto tra gli anziani.

Il lieve incremento osservato nelle adesioni (specie tra adulti e bambini) non colma infatti il divario rispetto alla stagione pandemica 2020-2021, quando si raggiunsero coperture ben più alte (65,3% tra gli anziani e 23,7% nella popolazione generale).

Differenze tra Regioni: il divario tra Nord e Sud resta ampio

Il quadro nazionale evidenzia ampie disomogeneità territoriali nella copertura vaccinale antinfluenzale. Le Regioni del Centro-Nord tendono a vaccinare di più, mentre alcune realtà del Sud e province autonome restano indietro.

In Umbria e Toscana si registra la partecipazione più alta, con 22,6% di cittadini vaccinati, seguite da Puglia (22,0%) e Basilicata(21,3%). All’estremo opposto, le coperture più basse si rilevano in Calabria (13,7%), Sardegna (15,1%) e nella Provincia Autonoma di Bolzano (appena 11,1%).

Il divario si amplia considerando la fascia anziana: l’Umbria primeggia con 64,1% di over 65 vaccinati, seguita da Basilicata (59,3%), Emilia-Romagna (59,2%) e Toscana (57,7%); in coda restano Bolzano (33,4%), Sardegna (37,6%) e Calabria (44,3%). Questo gap di oltre 25 punti percentuali riflette sia differenti politiche vaccinali locali sia diverse capacità organizzative nelle campagne di vaccinazione.

Vaccinazioni nei bambini e negli adulti, i numeri in crescita e le criticità

Tra i dati del report ministeriale emerge anche un segnale incoraggiante sul fronte pediatrico. Alcune regioni hanno infatti investito nella vaccinazione dei più piccoli: in Puglia e Liguria quasi un bambino su tre sotto i 2 anni è stato vaccinato contro l’influenza (27,9% e 27,5% rispettivamente), percentuali che superano più del doppio la media nazionale per quella fascia d’età.

Si tratta di un risultato significativo, indice di campagne mirate ed efficaci, che contribuisce a proteggere indirettamente anche i nonni e i soggetti fragili conviventi. Al contrario, restano vulnerabili gli adulti tra 18 e 64 anni, dove le coperture rimangono molto basse (in genere tra il 4% e il 12% a seconda della regione): questa parte di popolazione, spesso non percepita a rischio, costituisce invece un veicolo importante di circolazione del virus e andrebbe maggiormente sensibilizzata.

Nuove ricerche sull’immunità: il ruolo della proteina ApoD

Mentre le campagne vaccinali si preparano per la nuova stagione influenzale, dalla ricerca scientifica arrivano segnali promettenti di possibili armi aggiuntive per proteggere soprattutto la popolazione anziana.

Uno studio coordinato dal laboratorio di riferimento per l’influenza aviaria presso la China Agricultural University di Pechino – pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (PNAS) – ha individuato un meccanismo molecolare che spiegherebbe la minore efficacia del sistema immunitario degli anziani contro il virus influenzale. In particolare, gli scienziati hanno scoperto che negli organismi in età avanzata si verifica una produzione eccessiva di una proteina, l’apolipoproteina D (ApoD), che interferisce con la normale risposta antivirale.

La buona notizia è che i test di laboratorio, condotti su modelli murini, mostrano come riducendo la presenza di questa proteina gli animali sviluppino forme di influenza più lievi e abbiano maggiori probabilità di sopravvivere all’infezione.

L’idea prospettata dai ricercatori è di replicare questo approccio nell’uomo tramite farmaci in grado di colpire selettivamente il bersaglio ApoD, riattivando così l’immunità antivirale degli anziani. Se confermata, questa strategia potrebbe rivelarsi efficace non solo contro il virus influenzale ma anche verso altri patogeni respiratori.

Covid in aumento in Italia, la situazione negli ospedali resta stabile

Sul fronte Covid-19, intanto, si registra nelle ultime settimane una nuova crescita dei casi in Italia, sebbene al momento senza impatti preoccupanti sugli ospedali. L’ultimo bollettino settimanale del Ministero della Salute ha rilevato 2.052 nuovi contagi in sette giorni, con un incremento del +47% rispetto alla settimana precedente.

I decessi correlati al virus sono stati 8. Nonostante l’aumento significativo dei positivi, non si osserva per ora una crescita proporzionale della pressione sanitaria: i ricoveri ospedalieri per Covid restano su numeri molto bassi, con un’occupazione dei posti letto in area medica attorno all’1,2% e stabile al 0,3% in terapia intensiva

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Francesca Secci
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