12 Dec, 2025 - 14:40

Ternana, tutte le contraddizioni societarie degli ultimi tre mesi che richiedono chiarezza

Ternana, tutte le contraddizioni societarie degli ultimi tre mesi che richiedono chiarezza

Dal 15 settembre, data in cui la holding di partecipazioni Fla.Cla. che fa capo alla famiglia Rizzo ha acquisito il controllo della Ternana Calcio, alla giornata di ieri culminata con il cambio di governance nella società rossoverde, sono passati quasi tre mesi, segnati da un andamento altalenante delle vicende societarie e che si chiudono con una lunga lista di contraddizioni.

A colpire è, innanzitutto, la scelta comunicativa: il comunicato stampa ha uno stile suggestivo, narrativo e in alcuni casi allusivo, ma non riesce a fare chiarezza sulle due questioni centrali di questa vicenda.

I due rebus da chiarire: scadenze federali e futuro societario

La prima: la Ternana ha l’intenzione e i mezzi per fare fronte alle scadenze federali del prossimo 16 dicembre, che in caso di inadempienza metterebbero la squadra di fronte al baratro di una seconda penalizzazione? Il comunicato rimanda a una generica richiesta di “assunzione di responsabilità” da parte delle precedenti gestioni “nell’interesse del club e delle aspettative della città”. Auguri, verrebbe da dire, dopo le due ultime gestioni del club di via della Bardesca.
Ai giocatori rossoverdi sono stati trasferiti messaggi rassicuranti e la scadenza di martedì è alle porte, ma dalle vicende societarie alle ripercussioni sul gruppo-squadra la strada è breve. 

La seconda: la famiglia Rizzo ha realmente la volontà di continuare a gestire il club in questo campionato di serie C o si sta progressivamente smarcando dall’investimento effettuato in estate, cercando di gestire la propria exit strategy in maniera da avere le minori ripercussioni possibili e ridurre il rischio legato alle conseguenze di uno scenario liquidatorio?

Si tratta di domande che affollano la bacheca del profilo Facebook della Ternana, proprio sotto il post relativo al comunicato diffuso ieri sera. Reazioni, quelle dei tifosi rossoverdi (molti dei quali anche contrario a Bandecchi e politicamente avversi al sindaco), che spaziano dall’incredulità alla critica per le modalità gestionali e i controlli poco stringenti sull’andamento del club da parte degli azionisti. Il paradosso di questa vicenda sta proprio nelle due domande che da ieri sera sono diventate centrali in tutti i “bar dello Sport” veri e virtuali.

Già, perché i comunicati diffusi in questa seconda fase dell’esperienza della famiglia che controlla le cliniche del Gruppo Villa Claudianon chiariscono in maniera netta e incontrovertibile se si vada incontro allo scenario di una chiusura anticipata della liaison tra il gruppo capitolino e la società di via della Bardesca. O se, in ogni caso, ci sarà un pesante ridimensionamento dell’impegno dei Rizzo nella Ternana. La nomina di un commercialista di fiducia, Fabio Forti, alla guida del club è allo stesso tempo un segnale di voler prendere in mano le redini del club “in autonomia” (come dice il comunicato), ma anche una soluzione che apre a scenari più pessimistici. Soprattutto in assenza di un messaggio chiaro e definitivo della proprietà.

Le contraddizioni nella gestione e nella due diligence

Dalle note stampa emerge testualmente – altra contraddizione – un profilo degli azionisti della Ternana improntato a una gestione frettolosa (lo dice lo stesso comunicato dei legali e del club) della due diligence e del closing per l’acquisizione della società. Questa affermazione fa il paio con quella contenuta nel primo comunicato del 20 novembre scorso, in cui si sottolineava che “la società Ternana Calcio (è stata) già trovata, all’insaputa della Famiglia Rizzo, in condizioni di estrema criticità per effetto delle precedenti gestioni”.

Insomma, se una due diligence che si presume accurata sui numeri della società (bilanci, contratti, impegni, documentazione contabile, ecc.) si conclude, dopo oltre un mese di analisi, con la sottoscrizione di una serie di atti formali di fronte a un notaio, andrebbe esplicitato quali sono gli elementi che mettono a rischio l’investimento di un gruppo imprenditoriale tra i più noti in campo sanitario della Capitale e di una famiglia conosciuta per la propria serietà e competenza gestionale. Viceversa, ad alimentarsi è una narrazione parziale, che appare funzionale a distaccare il più possibile l’azionista dalle vicissitudini societarie del club, mettendo al riparo Fla.Cla. Srl da rischi derivanti dal potenziale precipitare degli eventi connessi con la gestione della società di via della Bardesca.

È il caso, ad esempio, della scoperta - solo in questo momento - degli alti costi gestionali della società, che secondo i Rizzo e i loro legali sarebbero improntati a criteri antieconomici.

La famiglia da un lato asserisce di essere arrivata al closing in maniera affrettata per le “ottemperare alle impellenti scadenze” (il 16 settembre occorreva pagare stipendi e contributi per un’altra scadenza Covisoc, ndr), ma dall’altro lascia intuire di considerare troppo onerosi questi esborsi. Anche in questo caso viene da chiedersi, la due diligence sui conti e sui contratti - che esula dalle questioni giudiziarie e amministrative arrivate successivamente sui conti del club e su Stadio-Clinica, non ha evidenziato un profilo gestionale così rischioso?

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Altra contraddizione che i comunicati non chiariscono. Tiziana Pucci, collaboratrice storica di Massimo Ferrero, era stata nominata amministratrice unica della società un'ora prima del closing dai precedenti azionisti, facenti capo alla famiglia D’Alessandro. Una indicazione concordata con i nuovi acquirenti, secondo quanto trapelato in quei giorni.

Successivamente la Ternana ha proceduto ad abbattere il capitale sociale e il nuovo azionista, la Fla.Cla. Srl dei Rizzo, di fronte al notaio romano Anderlini, ha sottoscritto la ricostituzione del capitale, divenendo proprietaria della Ternana Calcio e di Stadium e confermando la governance.

La consuetudine è che il nuovo azionista che eredita una situazione difficile, come prima azione della sua gestione, nomini una dirigenza di fedelissimi o comunque espressione della propria visione progettuale. Che la Ternana fosse sull’orlo del fallimento lo si sapeva da mesi, da quando il sindaco e presidente della Provincia Bandecchi lo disse a Palazzo Bazzani davanti ai cronisti, subito dopo lo spareggio di Pescara.

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La conferma di Pucci, invece, rappresenta una implicita conferma di una nomina arrivata dopo giorni di febbrili trattative e il riconoscimento, quanto meno, di una volontà di continuità gestionale.

È un sacrosanto diritto di ogni società, strada facendo, cambiare idea sui propri rappresentanti. Soprattutto quando l’incarico è fiduciario e di rappresentanza. Ma in questo caso si arriva alla frattura in modo traumatico, mettendo nero su bianco un cambio al vertice per “giusta causa legato al contratto, la cui consistente entità era da mesi voce di popolo, sottoscritto dall'amministratrice con Massimo FerreroIl quale, a sua volta, veniva presentato da Laura Melis, non più tardi del giorno della festa per i cento anni della Ternana a Palazzo Primavera del 2 ottobre scorso, come responsabile della gestione sportiva e come la scelta di uno dei migliori in Italia. E riguardo al progetto Stadio-Clinica, oggi al centro di una “verifica della fattibilità sia degli aspetti giuridici sia di quelli economico-finanziari”, la stessa Melis parlava di progetto globale che porterà tantissimo a Terni.

Ora, in aperta contraddizione con quel periodo idilliaco, emerge dal comunicato lo scenario di un conflitto sulle modalità gestionali tra la stessa famiglia Rizzo e il duo Pucci-Ferrero, che appare frutto di una modalità di controllo di gestione sui generis e con criticità evidenti. Così come si palesa un cambio di strategia su Stadio-Clinica, con un approccio cautelativo rispetto agli enti coinvolti nella querelle, Comune di Terni e Regione dell'Umbria

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Ancora, la più giovane presidente del calcio professionistico, Claudia Rizzo, in società riveste un ruolo del tutto onorifico, dato che una Srl con amministratore unico ha un sistema di governance semplificato, in cui ordinaria e straordinaria amministrazione sono in capo esclusivamente all’AU.

Questo elemento testimonia la scelta dell’azionista di affidarsi a soggetti esterni - prima Pucci e ora il commercialista ternano Fabio Forti - delegando a professionisti terzi la parte decisionale e di responsabilità societaria ed evitando un impegno diretto dei membri della famiglia. Legittimo, ma questa scelta richiederebbe un assiduo controllo della proprietà sulle azioni dei manager, proprio per non incorrere in situazioni come quelle denunciate nel comunicato di ieri.

Infine, un passaggio sulle richiamate, pregresse responsabilità delle gestioni societarie precedenti. Di nuovo, rispetto al clima idilliaco di settembre e ottobre, c’è il ricorso al Tar della Regione Umbria contro Stadio-Clinica (depositato il 30 ottobre) e l’indagine della procura di Roma sui finanziamenti erogati da Banca Progetto ad alcune società di calcio tra le quali la Ternana.

La rottura con Bandecchi e la ricerca di nuove sponde sui progetti strategici

I comunicati stampa che conclamano la frattura con Bandecchi e il Comune di Terni e richiamano una volontà di autonomia, sembrano suggerire – pur senza esplicitarlo apertamente – un nesso tra la figura del sindaco di Terni e le ultime gestioni della Ternana. Questa visione da parte del pool dei legali e da parte dell’azionista viene evocata con i riferimenti a un servizio giornalistico de le Iene e con l’attività svolta da Ferrero nell’ambito del gruppo Unicusano.

Si tratta di questioni che – ammette lo stesso comunicato – sono ampiamente conosciute in città e che non sono mai state nascoste (affrontate peraltro ben prima del closing anche da Report su Rai Tre). Inoltre, Fla.Cla. Srl risulta firmataria di almeno una tra le diffide contenenti ipotesi di richieste risarcitorie inviate alla Regione Umbria per il tramite dell’avvocato Silvestri dello studio Legalit. Una decisione assunta, quella di firmare la lettera indirizzata a Palazzo Donini, avvenuta dopo il ricorso al TAR della Regione e dopo la visita romana della presidente della Regione Proietti. Cosa è successo dopo quell'offensiva epistolare per far cambiare radicalmente idea alla famiglia?

Tra gli interrogativi alimentati dalle contraddizioni emerse in questi mesi, insomma, c’è anche quello relativo alla necessità di chiarire quali circostanze si sono modificate alla vigilia del pagamento delle scadenze del 16 dicembre prossimo (oltre agli emolumenti del secondo bimestre c’è in scadenza anche la restituzione dei circa 2 milioni di euro anticipati proprio da Bandecchi come canone della clinica previsto dal progetto, ndr).

Lo spauracchio dell'indagine della procura di Roma sui finanziamenti del passato

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Infine, la questione legata all’indagine della Procura di Roma su sponsor e finanziamenti nel calcio che coinvolge anche la Ternana. L’acquisizione di documentazione da parte degli inquirenti sui rapporti con alcune società e con Banca Progetto, al centro dei flussi di credito contestati, ha sicuramente ingenerato una reazione da parte degli attuali azionisti che, affidandosi a un penalista molto affermato e dal rilevante track record come l’avvocato Morcella, danno l’idea di volere schermarsi da eventuali rischi giudiziari.

Secondo gli inquirenti, infatti, sarebbero stati utilizzati fondi con garanzia pubblica destinati al cinema per sostenere club come Ternana e Ancona, con il ruolo chiave dell’ex DG rossoverde Giuseppe Scaramuzzino e dell’imprenditore Alessandro Di Paolo, vicino all’ex presidente Nicola Guida, e di veicoli societari collegati. In questo quadro, la famiglia Rizzo sembra muoversi sul binario di marcare una profonda distanza soprattutto rispetto alle ultime due gestioni.

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Federico Zacaglioni
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