16 Oct, 2025 - 17:50

Consulta, bocciata la Regione Umbria: “Illegittimo l’uso dei fondi sanitari per finanziare Arpa”

Consulta, bocciata la Regione Umbria: “Illegittimo l’uso dei fondi sanitari per finanziare Arpa”

La Consulta ha dichiarato illegittime le norme con cui la Regione Umbria aveva trasferito oltre 14 milioni di euro dal Fondo sanitario regionale all’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) nel bilancio 2023. Con la sentenza n. 150 del 2025, la Corte costituzionale ha accolto il ricorso della Corte dei conti, stabilendo che le risorse destinate alla sanità non possono finanziare funzioni estranee ai Livelli essenziali di assistenza (LEA).

Il pronunciamento, depositato il 16 ottobre, impone una revisione della gestione contabile della Regione e segna un punto fermo in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici, destinato a incidere anche su altre amministrazioni regionali.

La Corte costituzionale: “Violato il principio di perimetrazione delle spese sanitarie”

Secondo la Consulta, le disposizioni della legge di bilancio 2023 umbre avevano consentito di trasferire 14,2 milioni di euro ad Arpa “in via generale e indistinta”, attingendo dal Fondo sanitario regionale. Una modalità che ha violato il principio di perimetrazione contabile previsto dall’articolo 20 del decreto legislativo 118 del 2011, che impone alle Regioni di separare nettamente le entrate e le uscite del sistema sanitario da quelle destinate ad altre finalità.

Richiamando la precedente sentenza n. 1 del 2024, la Corte ha ribadito che solo le spese direttamente collegate ai LEA possono essere finanziate con fondi sanitari, mentre le altre – come quelle ambientali – devono trovare copertura in capitoli autonomi.

“Le disposizioni oggetto di censura hanno violato l’articolo 20 del decreto legislativo 118 del 2011 e, per suo tramite, la competenza legislativa esclusiva attribuita allo Stato dall’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione”, si legge nella motivazione.

Una sentenza che chiarisce una prassi diffusa anche in altre Regioni

La decisione, che riguarda le poste del bilancio 2023, non ha soltanto un effetto immediato sui conti della Regione Umbria, chiamata ora a riformulare la destinazione delle risorse assegnate all’Arpa, ma assume un valore interpretativo di rilievo nazionale.

Il metodo di riparto contestato – quello di finanziare in parte le agenzie ambientali con risorse del Fondo sanitario regionale – era stato utilizzato anche in altre Regioni italiane, dove la distinzione tra spese sanitarie e non sanitarie risultava spesso sfumata. La sentenza della Consulta diventa così un precedente chiarificatore, che mette fine a una prassi amministrativa consolidata ma non conforme alle regole contabili dello Stato.

D’ora in avanti, le Regioni dovranno garantire una separazione rigorosa dei capitoli di bilancio, assicurando che ogni euro proveniente dal Fondo sanitario sia utilizzato esclusivamente per finalità legate alla tutela della salute pubblica.

Pavanelli (M5S): “Una bocciatura pesante per la vecchia giunta, ora serve rigore”

Sulla vicenda è intervenuta la deputata del Movimento 5 Stelle, Emma Pavanelli, che ha definito la pronuncia della Corte “una pesante bocciatura delle politiche finanziarie della precedente amministrazione Tesei”.

Secondo Pavanelli, “nel 2023 la Regione aveva sottratto oltre 14 milioni dal Fondo sanitario per destinarli all’Arpa, in violazione dei principi di contabilità pubblica e della competenza esclusiva dello Stato in materia di finanza pubblica”.

La parlamentare ha aggiunto che la nuova giunta guidata dalla presidente Proietti avrebbe già avviato “un percorso di riallocazione corretta delle risorse e di distinzione tra spese sanitarie e non sanitarie, nel segno della trasparenza e della responsabilità finanziaria”.

Il comunicato della Regione: "in attesa della sentenza utilizzate altre risorse di bilancio"

La sentenza n. 150/2025 rappresenta dunque un passaggio decisivo per la chiarezza dei bilanci regionali e per la tutela del principio di legalità finanziaria. Oltre a imporre alla Regione Umbria una revisione della propria governance contabile, la Consulta riafferma un concetto centrale: la sanità pubblica non può diventare un contenitore di spesa indistinta.

In un comunicato stampa, infatti, Palazzo Donini chiarisce che "in attesa della sentenza della Corte Costituzionale, la Regione ha operato utilizzando altre risorse di bilancio per il finanziamento delle attività non riconducibili ai Lea (Livelli essenziali assistenza) dell’Arpa, in pratica sono stati individuati appositi finanziamenti diversi dal fondo sanitario per le attività dell’Arpa, che non hanno subito nessun depotenziamento".

In un contesto nazionale dove la distinzione tra spesa sanitaria e ambientale è stata a lungo ambigua, il verdetto della Consulta chiude ora una stagione di incertezze e apre un percorso più chiaro per tutte le Regioni italiane.

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Federico Zacaglioni
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