Cinque proposte per rivitalizzare il centro storico di terni ed evitare il rischio "desertificazione" commerciale: a lanciarle è Confartigianato Terni. L'associazione datoriale sta partecipando in queste settimane al dibattito partecipativo sul Quadro strategico di valorizzazione del centro (QSV) del Comune. E alla gestazione del nuovo testo unico del commercio regionale. E proprio nell'ambito di questo lavoro che sta impegnando amministrazione comunale e categorie economiche della città, ha elaborato un piano che tierne conto di molte variabili.
Un piano ambizioso e di emergenza, quello proposto dall'associazione presieduta da Mauro Franceschini, che ha chiamato il Comune di Terni e la Regione Umbria a un tavolo comune. Obiettivo: contrastare le chiusure commerciali e artigianali e sostenere i livelli di vivibilità del centro città.
Il piano di Confartigianato, al quale ha partecipato anche Paolo Cianfoni (che era stato avversario, peraltro apprezzato, di Bandecchi in campagna elettorale con una civica laica), è mirato a consentire il mantenimento in vita della base minima delle attività commerciali, a partire da quelle storiche. Difesa, quindi, prima di partire all'attacco e costituire un ponte per le politiche in gestazione da parte della Regione Umbria e del Comune di Terni.
"Altrimenti quando queste politiche entreranno finalmente nella fase operativa - dice una lunga nota di Confartigianato - si troveranno ad agire in un centro storico desertificato. E rischieranno anch’esse per questi motivi di essere inefficaci ai fini dello sviluppo".
L'associazione di categoria di via Casale ha effettuato uno studio sulla disponibilità di incentivi al commercio in città paragonabili a Terni di altre regioni italiane. In particolare, sono stati presi in esame gli investimenti inferiori ai 50 mila euro nel periodo nel periodo che va dall'inizio 2020 a oggi.
"A Terni e in Umbria per le imprese commerciali sono stati disponibili incentivi molto limitati e puntati solo sull’internazionalizzazione e sulla digitalizzazione. Quindi - spiega Confartigianato - non è stato incentivato l’investimento nel rinnovo di arredi, macchinari, opere murarie, promozione delle tipicità enogastronomiche. L’analisi degli incentivi disponibili in altre città paragonabili evidenzia politiche di incentivo nel complesso non molto differenti. Ma anche l’operatività di strumenti dedicati espressamente al commercio e rivolti alle categorie di investimento più hardware. Che in Umbria e a Terni in particolare sono mancati".
Confartigianato cita i casi di alcune città benchmark, termini di paragone di quello che si potrebbe fare anche a Terni. Si tratta di Latina (bando per i prodotti a km zero), Salerno (contributi per la competitività) e Trento (ammodernamento delle attività).
"Va bene discutere di politiche per il futuro - afferma la nota della Confartigianato di Terni - ma è ora di agire. La città ha troppe medie e grandi superfici commerciali. Manca un polo universitario capace di attrazione esterna. I flussi turistici sono deboli nel centro città, in confronto alle aree periferiche. A ciò si aggiungono affitti dei locali commerciali particolarmente elevati. Difficoltà e oneri burocratici troppo elevati. Aliquote massime che gravabo su imprese e famiglie. Si tratta di elementi che rischiano di rendere irrisolvibile la crisi del centro se non si interviene subito con strumenti straordinari".