17 Feb, 2025 - 12:55

Concorso Pnrr docenti: tutto da rifare per cinque regioni, lo ha stabilito il Tar di Ancona

Concorso Pnrr docenti: tutto da rifare per cinque regioni, lo ha stabilito il Tar di Ancona

Si rifarà tutto da capo il concorso ordinario Pnrr per docenti di laboratorio nelle scuole secondarie. A stabilirlo è stato il Tar di Ancona a cui si è rivolto un gruppo di concorrenti difesi dall'avvocato Gaetano Liperoti. Il concorso bandito a livello nazionale e strutturato poi a livello interregionale, per immettere in ruolo circa 20mila docenti si è tenuto nel 2024 in cinque regioni italiane: Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Puglia e Umbria.

Concorso docenti da rifare: cosa è accaduto

L'irregolarità che ha motivato il ricorso riguarda la violazione dell'anonimato nell'espletamento della prova pratica. Ai candidati era stato cioè richiesto di apporre il proprio nome e cognome sui fogli impiegati per la soluzione dei quesiti. Nel caso specifico, a commettere la violazione, è stato l'Ufficio scolastico regionale delle Marche, che ha nominato la commissione addetta alla valutazione dei candidati.

Secondo quanto riportato nella sentenza del Tribunale amministrativo marchigiano, la commissione durante lo svolgimento del concorso che è avvenuto nel mese di maggio scorso a Porto Sant'Elpidio, aveva scelto di far svolgere la prova pratica ad aclune centinaia di aspiranti docenti della classe B022 (Laboratori di tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali) in modalità scritta con l'apposizione della firma dei candidati. Un caso in cui per il Tar non vi era ragione per discostarsi dal rispetto del principio di anonimato.

Liperoti: "Occorre rispettare la regola dello svolgimento in forma anonima"

"Quando una prova pratica viene strutturata in forma scritta - ha spiegato l'avvocato Liperoti all'Ansa - occorre rispettare la regola generale del suo svolgimento in forma anonima, non essendoci alcun valido motivo per cui chi corregge la prova debba conoscere il nome del suo autore, così da mettere a rischio la credibilità e la trasparenza del concorso".

Il Tar ha motivato la sentenza rilevando che si trattava di una prova pratica da espletarsi nell'ambito di un tempo massimo di otto ore e consistente nella redazione di una dimostrazione tecnica rivolta a studenti di una classe di un istituto tecnico o professionale, "sicché non è ipotizzabile che l'espletamento della stessa nell'arco delle otto ore concesse potesse avvenire alla presenza della commissione".

Cosa succederà adesso

Ora tutte e cinque le regioni coinvolte dovranno riorganizzare le prove concorsuali con ulteriore dispendio di risorse pubbliche e dilatazione dei tempi previsti. Il Ministero dell'Istruzione e del Merito, a seguito della sentenza del Tar, dovrà far ripetere la prova orale e successivamente quella pratica, a tutti i candidati e approvare quindi una nuova graduatoria dei vincitori che diventerà operativa dal prossimo anno scolastico.

Il tortuoso percorso per l'insegnamento e gli stipendi sempre più bassi

In Italia i posti da insegnante nelle scuole pubbliche sono molto ambiti. Complice la crisi del mercato del lavoro, a ogni nuovo concorso bandito dal Ministero si presentano candidati che superano in media di almeno dieci volte il numero dei posti a concorso.

Diventare insegnanti di ruolo è però un percorso ad ostacoli che negli anni ha visto crescere in numero e qualità i requisiti di accesso a fronte, purtroppo, di stipendi che da sempre sono il fanalino di coda tra quelli europei. Una situazione paradossale se si considera il ruolo fondamentale dell'istruzione per costruire una società più equa e democratica.

In base agli ultimi dati Ocse infatti gli insegnanti italiani guadagnano sensibilmente meno dei loro colleghi europei e anche la prospettiva di un aumento appare ben lontana. Se nel resto d'Europa, seppur con le dovute differenze, le retribuzioni dei docenti vanno aumentando costantemente, nel Bel Paese c'è una stagnazione persistente che va avanti almeno dal 2019 con gli stipendi medi fermi a 31.950 lordi all'anno. Numeri sconfortanti soprattutto se confrontati con quelli dei Peasi nordici dove un insegnante nel corso dell'anno arriva a percepire anche cifre intorno ai 100mila euro. 

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Sara Costanzi
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