09 Jul, 2025 - 15:40

Città di Castello, avvocato "infedele: i clienti chiedono un maxi risarcimento per truffa

Città di Castello, avvocato "infedele: i clienti chiedono un maxi risarcimento per truffa

Chiesti due milioni da parte degli ex clienti dell’avvocato “infedele” di Città di Castello. Il risarcimento è stato richiesto durante l'udienza preliminare tenutasi nella giornata dell'8 luglio.

L'uomo, a cui la Guardia di Finanza aveva sequestrato 2,6 milioni lo scorso dicembre, è accusato di aver trattenuto per sé gran parte degli indennizzi assicurativi, destinati invece ai suoi clienti.

Città di Castello, avvocato "infedele": la richiesta danni degli ex clienti

Nei confronti dell'avvocato "infedele" (che aveva conseguito l’abilitazione alla professione in Spagna), durante l'udienza preliminare dell'8 luglio al Tribunale di Perugia, gli ex clienti hanno richiesto risarcimenti per centinaia di migliaia di euro.

Secondo la Procura di Perugia, l'avvocato si sarebbe appropriato di “parte del risarcimento erogato da istituti assicurativi ai propri clienti” per una cifra di almeno 210.414 euro. Il raggiro, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto attraverso una serie di firme false sui documenti legali.

Nel corso dell'udienza preliminare sono state depositate, inoltre, da parte del pm Mario Formisano, anche nuove accuse in materia di evasione fiscale, che si aggiungono a quelle già note di dichiarazione infedele, appropriazione indebita e autoriciclaggio.

L'accusa di appropriazione indebita

L’uomo è stato accusato, quindi, di appropriazione indebita di una parte consistente dei risarcimenti danni, liquidati da compagnie assicurative, per conto dei propri assistiti, tra il 2017 e il 2022. 

Secondo la tesi accusatoria, l’avvocato si sarebbe occupato, su incarico dei clienti (oltre 10 le vittime del raggiro), anche della gestione del contenzioso stragiudiziale, fungendo da mediatore e referente con le assicurazioni al fine di ottenere la liquidazione transattiva dei danni. 

Una volta incassati gli indennizzi, però, avrebbe versato ai clienti solo una quota parte dell'importo risarcito, trattenendo la differenza sul proprio conto corrente senza l’autorizzazione del cliente

Contestato anche l'autoriciclaggio

Contestato al noto avvocato di Città di Castello anche il reato di autoriciclaggio: nel corso del 2019 avrebbe effettuato “trasferimenti di denaro in attività finanziarie attraverso la sottoscrizione di polizze assicurative intestate a se stesso, alimentate con versamenti diretti dai propri conti correnti per 150mila euro”. 

Le somme trattenute sarebbero poi state utilizzate per l’acquisto di polizze o trasferite alla moglie, anch’essa indagata per il reato di “impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Contestata anche l’evasione dell’Irpef per un importo di 178.483 euro, tramite una dichiarazione annuale di imposta di elementi attivi per appena 50mila euro, “per un ammontare inferiore a quello effettivo” che secondo la Guardia di finanza sarebbe stato di oltre 400mila euro. L’avvocato, infine, avrebbe anche omesso di dichiarare compensi professionali per 87mila euro.

Si tornerà in aula a settembre

L’avvocato tifernate, indagato lo scorso dicembre, si era visto anche sequestrare 2.642.880 di euro dalla Guardia di Finanza che aveva dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Perugia.

Gli ex clienti si erano costituiti parte civile, già lo scorso mese, tramite gli avvocati Andrea Galmacci, Lorenzo Pieracci, Sandro Radicati, Walter Guarini, Silvia Marinelli e Federica Ferri.

L’udienza, di allora, era stata rinviata per un vizio di notifica. Il sostituto procuratore titolare del fascicolo aveva annunciato, però, il deposito di un supplemento di indagine e ulteriori contestazioni all'avvocato che sono emerse nel corso della giornata di ieri. Si tornerà in aula il prossimo 9 settembre, per capire l'evoluzione di questa vicenda di cronaca.

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Emanuele Landi
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