Due vicende separate, ma intrecciate dallo stesso filo gelido che percorre le cronache umbre di questi giorni. Nell’ultima puntata di "Chi l’ha visto?", l’Umbria è finita due volte sullo schermo: Terni e Perugia, città diverse, stesse ombre. Da una parte una ragazza massacrata nella capitale, dall’altra un diciannovenne trovato morto in una stanza d’albergo. Giovani vite finite troppo presto, tra messaggi inquietanti, medicine che non dovrebbero circolare e segnali che nessuno ha saputo leggere in tempo.
L'omicidio di Ilaria Sula, 24 anni, originaria di Terni e iscritta all'università a Roma, ha rivelato dinamiche che vanno oltre l'apparenza. A ucciderla, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, è stato Mark Samson, ventenne italo-capoverdiano, arrestato nella capitale. Il giorno stesso del delitto, Samson si era già messo in contatto con un'altra ragazza, conosciuta tramite un post pubblicato su una pagina Instagram dedicata a chi cerca compagnia per studiare o uscire nella città. I due avevano appena cominciato a scambiarsi messaggi, ma l'uomo insisteva con tono pressante, proponendosi per una colazione, dichiarandosi disponibile a passare sotto casa e persino ad accompagnarla in macchina.
Nei giorni precedenti, Samson aveva iniziato a inviarle foto scattate nei pressi della zona dove lei abitava, mostrandosi presente nei dintorni a tutte le ore. L’insistenza è proseguita fino alla mattina in cui si sarebbe consumato l’omicidio. Poco dopo l’orario in cui, secondo l’inchiesta, avrebbe compiuto l’omicidio, ha continuato a scrivere alla nuova conoscenza con un messaggio dal tono ambiguo, allegando anche un’immagine di un cornetto.
Nonostante il rifiuto della studentessa, Samson ha continuato a cercare un contatto, presentandosi persino alla fermata della metropolitana con un caricabatterie, sperando di incontrarla. Questo dettaglio ha spinto la ragazza a prendere le distanze. Solo in un secondo momento ha scoperto, attraverso un amico, che quell’uomo insistente era lo stesso arrestato con l'accusa di aver tolto la vita a una coetanea.
Dopo il fermo, tramite il legale, l’imputato ha fatto sapere di voler inviare una lettera alla famiglia della vittima. Ma il comportamento avuto nei giorni successivi al fatto lascia aperti molti interrogativi sulla sua reale consapevolezza e sullo stato d’animo che lo ha accompagnato.
Nel capoluogo umbro, invece, si continua a cercare chiarezza su quanto accaduto ad Andrea Prospero, 19 anni, studente di informatica originario di Lanciano, il cui corpo è stato rinvenuto all’interno di una camera in un bed & breakfast della città. La pista ipotizzata dagli inquirenti parla di un gesto volontario, ma i familiari non accettano questa versione. Il giovane, immortalato in un video familiare nei giorni precedenti mentre scherzava con il fratellino durante un’attività casalinga, sembrava sereno.
Secondo quanto trapelato, Andrea avrebbe assunto ossicodone e benzodiazepine. Ma ciò che preoccupa maggiormente i genitori è il fatto che, stando ad alcune fonti, un coetaneo lo avrebbe istigato a togliersi la vita. La questione della facile reperibilità di sostanze ad alto rischio tra i giovanissimi emerge ancora una volta in tutta la sua urgenza.
Durante la trasmissione condotta da Federica Sciarelli, è emerso un nuovo elemento che apre un ulteriore fronte d’indagine. A distanza di un mese dalla morte di Andrea Prospero, un altro utente ha pubblicato online un messaggio inquietante in cui dichiarava apertamente di essere alla ricerca di gruppi digitali dove poter vendere dosi consistenti di ossicodone.
Dietro quel messaggio in inglese firmato da un tale "paperin" c’è una galassia di nomi fittizi e traffici digitali, dove si spaccia ossicodone 80 come fosse caramelle, e si promettono ricette false, software per truffare e addirittura guide su come fingersi escort per spillare soldi in rete. Secondo una segnalazione arrivata in redazione da una giovane telespettatrice, uno dei contatti più attivi si fa chiamare "assistente chef": già noto in altri gruppi legati allo spaccio e ai raggiri online, è lo stesso nickname che avrebbe venduto ad Andrea le istruzioni per ottenere ansiolitici.
Il gruppo su Telegram dove si muovevano Chef e Paperin pullula di contenuti al limite dell’assurdo: si offrono chiavette da inserire nei distributori automatici per svuotarli, tool per generare voci artificiali femminili, e perfino pacchetti per imitare finte conversazioni erotiche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Non mancano le offerte di abbonamenti a piattaforme di streaming a prezzi irrisori o falsi annunci di lavoro.
Eppure, oltre alla disinvoltura con cui vengono proposti questi "servizi", a impressionare è il tono normalizzato del linguaggio: come se vendere ossicodone da 80 mg fosse una scorciatoia come un’altra. Il 2 marzo Andrea non c’era più. Ma Paperin, lo stesso che in chat lo incitava a "mandarle giù tutte", continuava a pubblicare messaggi fotocopia: "Posso fornire grandi quantità. Cerco gruppi affidabili dove inserirlo". Il nickname e la foto profilo con Shinji Ikari, simbolo adolescenziale di disagio e silenzio interiore, completano un quadro che ha più il sapore di un culto sotterraneo che di un mercato.