La chiamano “la protesta della paura”, ma non la paura di chi sciopera, bensì la paura di chi guarda al futuro e non lo vede. Venerdì 12 dicembre la Cgil di Terni incrocerà le braccia in uno sciopero generale che vuole essere un grido d’allarme per un territorio che si sente ai margini, stretto tra spopolamento, invecchiamento demografico e qualità del lavoro in picchiata. Uno sciopero che punta il dito contro le politiche nazionali, a partire dalla Legge di Bilancio, giudicata incapace di rispondere a bisogni reali. "Bisogna invertire in modo deciso l’indebolimento complessivo del tessuto economico, produttivo, lavorativo e sociale", ha dichiarato il segretario generale Claudio Cipolla durante la conferenza stampa convocata lunedì, spiegando le ragioni di una mobilitazione che coinvolgerà tutte le categorie.

I dati presentati dal sindacato hanno il tono di una relazione clinica su un paziente grave. Non c’è un solo indicatore che non lanci un segnale preoccupante, a cominciare dalla fotografia sociodemografica. L’Umbria, e Terni in particolare, svettano nelle classifiche dell’invecchiamento. Nella provincia, l’indice di invecchiamento che rapporta gli over 65 agli under 15 ha raggiunto la soglia del 290%, un valore spaventoso se paragonato alla media nazionale del 195%. "In provincia di Terni ogni 100 giovani under 15 abbiamo 290 over 65", ha spiegato Cipolla, tracciando il quadro di una comunità che sta lentamente perdendo il suo ricambio generazionale.
Accanto al tema demografico, a preoccupare è la tenuta stessa del mercato del lavoro. Su una provincia di 215mila abitanti, gli occupati sono circa 88mila, il 40% della popolazione. Un dato in lieve miglioramento, ma che nasconde insidie profonde.
"Si registra un aumento degli ammortizzatori sociali, delle cessazioni dei rapporti di lavoro e medie retributive più basse rispetto agli anni precedenti", ha sottolineato il segretario generale. La centralità del lavoro, per la Cgil, non è solo una questione di numeri, ma soprattutto di qualità: sicurezza, stabilità, dignità della paga. Un obiettivo sempre più lontano in un’area dove i livelli di reddito sono da anni sotto la media nazionale.
La fragilità economica si riverbera anche sul mondo dei pensionati, che nella provincia sono 66mila. Oltre al calo delle pensioni medie, circa 23mila persone percepiscono un assegno che non supera i mille euro al mese, una condizione che rischia di aggravare le già critiche dinamiche di impoverimento. Il settore produttivo, storico pilastro dell’economia ternana, non dà segnali di vitalità. "La crisi dell’automotive ha ripercussioni, non solo nella filiera del tubo, ma anche in aziende a essa collegate", ha confermato Cipolla, citando anche le difficoltà nel chimico, nell’agroalimentare e le forti preoccupazioni per l’edilizia, legate al termine dei fondi del Pnrr.

Partendo da questa analisi drammatica, la Cgil rilancia la necessità di un intervento strutturale su quattro ambiti fondamentali: lavoro, salute, sviluppo e welfare. Le richieste sono precise e puntano a un cambio di rotta nelle politiche nazionali. "Occorre rafforzare il potere d’acquisto di salari e pensioni attraverso adeguamenti e aumenti in busta paga, rinnovando i contratti nazionali e magari detassando gli stessi aumenti", ha affermato Cipolla. La proposta include una riforma fiscale più equa e progressiva, con una lotta serrata all’evasione fiscale, e la destinazione del maggior gettito Irpef, derivante dal “drenaggio fiscale” causato dall’inflazione a favore di lavoratori e pensionati.
Il sindacato lancia anche una netta opposizione alla crescita delle spese militari. "Non destinare risorse all’economia di guerra investendo in armi e finanziando la Difesa, ma destinare quei soldi agli investimenti in sviluppo, politiche industriali, ambiente e soprattutto lavoro di qualità, sicuro e stabile", ha chiesto il segretario. La piattaforma si chiude con un appello a politiche che fermino l’esodo dei giovani e rafforzino il welfare, investendo in sanità, servizi, istruzione e diritto alla casa. Dentro queste richieste generali si inserisce la mobilitazione specifica di Terni, che vedrà una partecipazione in massa anche alla manifestazione regionale prevista lo stesso giorno a Perugia. La posta in gioco, per il sindacato, non è solo contrattuale. È la sopravvivenza stessa di una comunità.