Su riorganizzazione della sanità e nuovo ospedale di Terni, la Cgil boccia i prestiti e chiede solo fondi pubblici per non penalizzare la Usl.
La Camera del lavoro di Terni, con il suo segretario generale Claudio Cipolla, entra nel cuore della discussione che da settimane coinvolge istituzioni, amministratori e forze politiche locali sul futuro dell’assistenza sanitaria nel territorio. Un confronto che la Cgil definisce “importante” e che, a suo avviso, deve avere come unico obiettivo il miglioramento della qualità delle prestazioni, senza ricorrere a forme di finanziamento privato che rischierebbero di gravare sul bilancio della sanità pubblica.
Proprio ieri, giovedì 16 ottobre, si è tenuto un attivo della CGIL ha visto tutte le strutture dell’organizzazione sindacale fare il punto sulle questioni relative ai servizi socio-sanitari-assistenziali.
La posizione della Cgil è netta. “La costruzione del nuovo ospedale di Terni dovrà avvenire con fondi pubblici, evitando soluzioni di finanziamento privato che rappresenterebbero, comunque, un prestito che l’Azienda ospedaliera dovrà poi restituire negli anni successivi, rischiando di tagliare risorse alle prestazioni e ai servizi sanitari”, afferma Cipolla, sottolineando i rischi di un indebitamento che potrebbe ripercuotersi direttamente sulla qualità dei servizi ai cittadini.
Secondo il sindacato, la nuova struttura dovrà integrarsi con una parte dell’attuale nosocomio, attraverso un “progetto complessivo di rigenerazione urbana” capace di riqualificare non solo gli spazi ospedalieri, ma anche il quartiere che li ospita. Un disegno ambizioso, che la Cgil Terni inserisce nel solco del proprio documento programmatico “Nuovo modello di sviluppo”, presentato nel 2021 e orientato agli obiettivi europei dell’Agenda 2030-2050.
Per la Camera del lavoro, questo approccio permetterebbe di accedere a “ulteriori fondi e risorse europee”, ma soprattutto di fornire “una risposta generale al miglioramento complessivo della qualità della vita e del benessere delle cittadine e dei cittadini di questo territorio”.
Il messaggio è chiaro: il nuovo ospedale non deve essere un’isola amministrativa, ma un tassello di una strategia più ampia di modernizzazione urbana, sociale e sanitaria, che ponga al centro la salute pubblica come diritto e non come costo da compensare.
La Cgil, che ha riunito le proprie strutture territoriali per un’analisi complessiva del settore socio-sanitario e assistenziale, individua tre priorità: assunzioni, investimenti tecnologici e nuova organizzazione dei servizi.
“Il territorio ternano necessita di una qualificazione delle strutture sanitarie – spiega Cipolla – a partire dalla rete ospedaliera, certamente con interventi edilizi, ma soprattutto con la definizione di un adeguato piano di assunzione di personale e investimenti tecnologici”.
L’attenzione del sindacato si concentra non solo sull’ospedale di Terni, ma anche sull’intera rete. In particolare, la Cgil chiede la ridefinizione della mission dell’ospedale di Orvieto e l’accelerazione della costruzione del nuovo nosocomio di Narni-Amelia, strutture che dovranno lavorare in sinergia con l’Azienda ospedaliera ternana.
L’obiettivo è creare un sistema integrato e complementare, capace di distribuire in modo efficiente le competenze e ridurre le disuguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi.
Cipolla parla di “una nuova struttura rispondente agli attuali bisogni di cura della comunità ternana e capace di continuare a essere polo attrattivo per le regioni limitrofe, garantendone il profilo di alta specialità”.
Una visione che punta, da un lato, alla valorizzazione delle eccellenze sanitarie già presenti, e dall’altro, al rafforzamento del sistema territoriale, in un contesto in cui la carenza di personale e la difficoltà di reclutamento stanno diventando una vera emergenza anche in Umbria.
L’appello della Cgil si inserisce in una discussione che tocca questioni di grande rilevanza politica ed economica: la sostenibilità finanziaria della sanità regionale e il ruolo del pubblico nella pianificazione infrastrutturale.
Per il sindacato, ogni scelta deve partire da una premessa irrinunciabile: “Il dibattito in corso deve essere orientato esclusivamente all’obiettivo di rispondere realmente ai bisogni e alle necessità di prestazioni sanitarie, garantendo e raccogliendo la sfida della presa in carico dei bisogni di cittadine e cittadini insieme all’appropriatezza della cura e delle prestazioni”, conclude Cipolla.
Il segretario della Cgil ternana chiede un potenziamento complessivo della sanità territoriale, dalla prevenzione alla cura e post-cura, con un’attenzione specifica alla qualità e all’organizzazione dei servizi socio-sanitari e assistenziali.
L’idea è quella di un modello di welfare locale capace di conciliare sostenibilità economica e qualità delle prestazioni, nel solco di un piano di riorganizzazione sanitaria che guardi al futuro senza rinunciare ai principi fondanti del servizio sanitario pubblico.
La Cgil di Terni chiude così il suo intervento con un monito che è anche una proposta politica: il nuovo ospedale di Terni deve nascere su basi pubbliche e solide, in grado di garantire stabilità, equità e continuità del diritto alla salute per l’intera comunità umbra.