Si è chiuso il cerchio attorno al presunto assassino di Hekuran Cumani, il 23enne di Fabriano ucciso a Perugia nella notte del 18 ottobre 2025. Nella serata del 31 ottobre, la Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giovane di 21 anni, incensurato, accusato di omicidio pluriaggravato.
L’annuncio è stato dato questa mattina nel corso di una conferenza stampa in Questura alla presenza del procuratore Raffaele Cantone, del questore Dario Sallustio e della sostituto procuratrice Gemma Miliani. "Le indagini sono state particolarmente complesse», ha spiegato Cantone, "ma la ricostruzione della dinamica è ormai chiara grazie a un imponente lavoro della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica".
Il nome del 21enne era già comparso nell’avviso di fissazione dell’autopsia. L’accusa è di omicidio volontario aggravato dall’uso di un’arma da taglio e dai futili motivi. Secondo la Procura, la misura cautelare rappresenta «una svolta decisiva» nelle indagini condotte sotto la direzione del procuratore Cantone e coordinate dalla dottoressa Miliani.
La ricostruzione completa della notte del 18 ottobre è stata illustrata dagli inquirenti durante la conferenza stampa. Il delitto si è consumato nel parcheggio antistante il Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Perugia, in via Vanvitelli, al termine di una violenta rissa tra due gruppi di giovani.
La vittima, Hekuran Cumani, è stata colpita da un’unica coltellata al petto, risultata mortale, come confermato dall’autopsia disposta dalla Procura. Secondo la ricostruzione, Cumani, suo fratello Samuele e alcuni amici erano arrivati da Fabriano per trascorrere la serata in una discoteca della zona universitaria, il 110 Caffè.
All’interno del locale si sarebbero verificati i primi momenti di tensione, ripresi dalle telecamere di videosorveglianza, tra il gruppo dei fabrianesi e quello dei giovani perugini, alcuni italiani e altri di origine straniera.
La lite è poi degenerata all’esterno, trasformandosi in una rissa generalizzata nel grande parcheggio universitario. È lì che, secondo la Procura, Cumani è stato colpito a morte da un fendente al torace.
La Procura di Perugia ha confermato che la lite sfociata nell’omicidio è nata da uno screzio verbale legato a una partita di calcio. Il quadro è stato ricostruito nel dettaglio dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa.
Secondo la ricostruzione, al termine della serata in discoteca, alcuni ragazzi del gruppo dei perugini stavano parlando all’esterno del locale nel parcheggio retrostante il 110 Caffè di una partita di calcio giovanile. Uno degli amici della vittima avrebbe allora gridato un «Forza Marocco!», interpretato come uno sfottò dai giovani del capoluogo umbro.
A quel punto sarebbe partito un insulto di risposta, seguito da uno scontro fisico che in pochi minuti è degenerato in una rissa violenta, fino all’omicidio. I due gruppi coinvolti erano composti da tutti cittadini italiani, ma con famiglie di origine nordafricana, i perugini, e di origine albanese, i fabrianesi. Un dettaglio che, secondo la Procura, aiuta a comprendere il contesto sociale e relazionale nel quale è maturata la tragedia, ma che non ha alcun rilievo in chiave etnica o razziale.
Un 18enne, già arrestato nei giorni scorsi per violazione della misura dell’obbligo di dimora, avrebbe chiamato la fidanzata per farsi portare l’auto in cui custodiva un coltello. Lo avrebbe prima brandito in segno di minaccia, poi gettato a terra, aggredendo fisicamente i ragazzi fabrianesi.
Nel frattempo, in un’altra zona del parcheggio, avvenivano altre colluttazioni, durante le quali veniva ferito il fratello della vittima, Samuele Cumani. È in questa fase che, secondo quanto riferito dagli inquirenti, il 21enne arrestato avrebbe raccolto il coltello abbandonato dall’amico e, con un secondo coltello nella mano opposta, si sarebbe scagliato contro Hekuran Cumani, colpendolo con un solo fendente al torace.
Dopo l’aggressione, il giovane si sarebbe dato alla fuga con alcuni amici, facendo perdere le proprie tracce.
Durante la conferenza stampa, il questore Sallustio ha evidenziato «l’efficacia e la determinazione degli investigatori della Squadra Mobile», sottolineando che il giovane arrestato avrebbe tentato in più modi di nascondere le prove del delitto.
Secondo gli inquirenti, il 21enne si sarebbe disfatto del coltello utilizzato, avrebbe gettato alcuni indumenti indossati la notte dell’aggressione e consegnato un telefono diverso da quello usato quella sera. Nonostante questi tentativi di depistaggio, gli accertamenti tecnici irripetibili - tra cui l’esame autoptico, le analisi biologiche e genetiche sui reperti e sugli indumenti sequestrati, oltre all’analisi dei telefoni cellulari - hanno permesso di raccogliere gravi elementi di prova a suo carico.
La Procura di Perugia ha così chiesto e ottenuto dal gip l’applicazione della custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistenti le esigenze legate al pericolo di reiterazione del reato e all’inquinamento probatorio.
Secondo gli investigatori, nonostante la formale incensuratezza, il giovane era noto per girare abitualmente armato di coltello, elemento che ha aggravato il quadro complessivo a suo carico.
Nel corso della conferenza, la sostituto procuratrice Gemma Miliani ha sottolineato che l’inchiesta resta ancora aperta. "Stiamo lavorando per definire con precisione i ruoli di tutti i partecipanti alla rissa e comprendere la sequenza completa dei fatti", ha dichiarato.
La Procura di Perugia non esclude ulteriori sviluppi investigativi e la possibile iscrizione di nuovi nomi nel registro degli indagati, anche per la detenzione e l’uso delle armi impiegate nella notte del delitto.