20 Nov, 2025 - 15:00

Clan dei Casalesi, Carabinieri di Perugia arrestano due fratelli: pressioni su un collaboratore di giustizia nell’inchiesta sul traffico di droga

Clan dei Casalesi, Carabinieri di Perugia arrestano due fratelli: pressioni su un collaboratore di giustizia nell’inchiesta sul traffico di droga

Un’operazione coordinata dalla Procura di Napoli e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Perugia ha portato, questa mattina, all’arresto di due fratelli originari di Casal di Principe, accusati di aver esercitato forti pressioni su un collaboratore di giustizia coinvolto in un maxi procedimento legato al traffico internazionale di stupefacenti che tocca anche l’Umbria. Il provvedimento cautelare arriva al termine di un’indagine complessa, attraversata da intercettazioni, verifiche documentali e ricostruzioni dei rapporti interni a un presunto segmento del clan dei Casalesi.

L’indagine sul traffico internazionale di droga

L’inchiesta si inserisce nel filone investigativo avviato dopo un arresto avvenuto al confine con la Francia nel marzo 2023. In quell’occasione, i Carabinieri di Perugia avevano fermato un uomo trovato in possesso di 35 chilogrammi tra eroina e cocaina. Il sequestro aveva aperto uno scenario più ampio, collegato a un presunto sodalizio criminale impegnato nell’approvvigionamento di stupefacenti dall’estero e nel loro successivo smistamento sulle piazze di Perugia e di altre città italiane.

L’uomo arrestato al confine, una volta tratto in custodia, aveva scelto di collaborare con la giustizia, fornendo informazioni sulle dinamiche del gruppo e sui traffici gestiti anche attraverso contatti fuori regione. Nel corso delle verifiche era emerso il nome di uno dei due fratelli arrestati oggi, già colpito da una misura cautelare emessa dalla Procura di Perugia ed eseguita nell’aprile 2024. L’uomo, considerato un esponente apicale del clan, si trovava detenuto nel carcere di Voghera.

Le otto lettere indirizzate al collaboratore: il nuovo filone investigativo

È proprio da lì che, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, sarebbe partita una seconda linea d’indagine: tra maggio 2024 e giugno 2025, il detenuto avrebbe infatti inviato – tramite il fratello non sottoposto a misura – otto lettere, alcune dattiloscritte e altre scritte a mano, tutte dal contenuto ritenuto intimidatorio.

Le missive avevano un obiettivo specifico: convincere il collaboratore di giustizia a non rendere dichiarazioni, o a fornirne di false, nel procedimento in cui entrambi risultano coinvolti. Le pressioni, secondo quanto emerso, miravano a condizionare un testimone chiave per la ricostruzione dei traffici di stupefacenti destinati anche al territorio umbro.

Secondo la Procura, la posizione dell’indagato detenuto all’interno del clan sarebbe stata determinante nella gestione delle comunicazioni illecite, rese possibili grazie al coinvolgimento del fratello libero, ora destinatario della misura cautelare.

Le misure cautelari e il richiamo alla presunzione di innocenza

Questa mattina, nei territori di Casal di Principe e Voghera, i Carabinieri hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Napoli su richiesta della Procura. La decisione è stata adottata nell’ambito delle indagini preliminari, fase in cui – precisa l’autorità giudiziaria – gli indagati devono essere considerati innocenti fino all’eventuale sentenza definitiva.

La Procura ricorda inoltre che la misura cautelare è stata applicata con contraddittorio limitato alla fase investigativa e che in sede processuale potrà essere valutata l’eventuale assenza di responsabilità dei due fratelli.

Un’inchiesta che coinvolge più territori e che tocca anche l’Umbria

L’indagine, nata da un sequestro avvenuto al confine francese e sviluppata tra Perugia, Casal di Principe e Voghera, conferma l’attenzione delle autorità sull’espansione dei traffici di droga nazionali e internazionali che coinvolgono anche l’Umbria come area di transito e destinazione. Le prossime fasi processuali saranno decisive per chiarire l’esatta portata delle accuse e il ruolo dei due indagati all’interno delle dinamiche ricostruite dagli investigatori.

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Giorgia Sdei
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