18 Sep, 2025 - 15:30

Carta del docente anche ai precari: una supplente vince il ricorso al Tribunale di Perugia

Carta del docente anche ai precari: una supplente vince il ricorso al Tribunale di Perugia

Un’altra pronuncia che fa giurisprudenza e una conferma netta del principio di non discriminazione. A Perugia il giudice del lavoro ha dato ragione a una docente con contratto a tempo determinato, ordinando al Ministero dell’Istruzione di rilasciare la “Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente” per l’anno scolastico 2024/25 e di accreditare i 500 euro, con interessi e rivalutazione.

Il caso, patrocinato dall’avvocato Giuseppe Sabbatella, si inserisce in un filone ormai consolidato che equipara i supplenti ai docenti di ruolo quando svolgono le medesime funzioni.

La sentenza del Tribunale di Perugia, supplente vince il ricorso: sì alla carta docente per i precari

Il provvedimento non si limita al singolo ricorso. Il giudice, come riporta PerugiaToday, precisa che il beneficio spetta anche a chi è titolare di supplenze annuali o fino al termine delle attività didattiche, ribadendo che l’azione per ottenere il bonus è soggetta a un termine di prescrizione quinquennale. In altre parole, chi è rimasto escluso può ancora far valere le proprie ragioni entro cinque anni. Un passaggio che vale come bussola per centinaia di precari che in questi anni hanno sostenuto spese per formazione, manuali, dispositivi e corsi.

I richiami a Cassazione e Corte UE: il principio di non discriminazione

Nel motivare la decisione, il Tribunale del lavoro richiama sia la Corte di Cassazione sia la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il filo rosso è quello del divieto di trattamento deteriore del lavoratore a termine rispetto al dipendente stabile, quando entrambi sono impegnati nelle stesse attività.

Per la scuola significa che l’accesso agli strumenti di aggiornamento — la Carta del docente da 500 euro — non può essere riservato solo ai docenti di ruolo. Il principio, già affermato in più provvedimenti, viene qui tradotto in un ordine chiaro al Ministero: garantire la parità di trattamento sul fronte della formazione.

Il precedente amministrativo: il TAR e il commissario ad acta per sbloccare i pagamenti

La partita non è solo giudiziaria ma anche amministrativa. Già lo scorso 4 aprile, di fronte ai ritardi nell’erogazione del bonus, il TAR ha accolto il ricorso di cinque docenti precari e fissato un termine perentorio all’Amministrazione. In quell’occasione il Ministero aveva spiegato di aver attivato una procedura telematica per raccogliere le copie delle sentenze, necessaria a gestire migliaia di situazioni analoghe a quelle delle parti ricorrenti.

I giudici, però, hanno ritenuto sproporzionata l’ulteriore attesa, scrivendo che la pretesa a che il creditore attenda ulteriormente e senza avere certezza di tempi, prima di tutelarsi in giudizio, appare in concreto eccessiva ed esorbitante i doveri di correttezza e buona fede. Per questo è stato concesso un ulteriore termine di 60 giorni e nominato il prefetto come commissario ad acta, incaricato — in sostituzione del Ministero — di rilasciare la carta docente e l’accredito su di essa delle somme riconosciute in caso di ulteriore inerzia.

Cosa cambia per i supplenti: effetti concreti e prossimi passaggi

La nuova decisione di Perugia si aggiunge a un corpus di sentenze che ha un impatto immediato sulle scuole e sugli insegnanti non di ruolo. Per i precari significa poter contare su un sostegno economico finalizzato alla crescita professionale, soprattutto nelle fasi di inizio carriera o di mobilità tra istituti. Per l’Amministrazione, invece, comporta l’obbligo di dare esecuzione in tempi certi alle decisioni passate in giudicato, evitando che si creino disparità di trattamento fra chi è riuscito a ottenere il riconoscimento e chi ancora lo aspetta.

In prospettiva, la strada sembra tracciata: l’equiparazione sul fronte della formazione è il punto fermo richiamato tanto dai giudici civili quanto da quelli amministrativi. Resta da capire se il Ministero vorrà recepire questo indirizzo in via generale, superando definitivamente il doppio regime tra personale di ruolo e a termine. La Carta del docente da 500 euro non è un premio, ma uno strumento da garantire a chi ogni giorno fa lezione in classe al pari dei colleghi di ruolo.

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Giorgia Sdei
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